Adottare una tartaruga è una scelta importante e deve essere fatta con consapevolezza. Possiamo tenere una tartaruga di terra in casa? Di cosa ha veramente bisogno? Occorrono dei documenti? Va in letargo? Rispondiamo a tutte le vostre perplessità in maniera pratica con una guida che copre sia la cura che gli aspetti legali.
Le tartarughe non sono giocattoli: prima informiamoci
Adottare una tartaruga di terra può sembrare semplice, ma la realtà è diversa: si tratta di un animale selvatico, longevo e delicato. Non è un peluche né un accessorio per il terrazzo. Prima di portarne una a casa, dobbiamo fare i conti con regole precise, impegni quotidiani e responsabilità a lungo termine.
Molte specie sono protette dalla legge, quindi non si possono semplicemente acquistare o prelevare in natura. Serve la documentazione CITES, obbligatoria per tutelare animali a rischio estinzione. In più, è fondamentale sapere quale specie stiamo adottando, perché ogni tartaruga ha esigenze diverse in fatto di alimentazione, habitat e clima.
Adottare una tartaruga è una scelta importante e deve essere fatta con consapevolezza. E ricordate che esistono altre specie come la Tartaruga Caretta Caretta a rischio estinzione che non possono assolutamente essere prese, mentre si possono tenere le tartarughe acquatiche.
Tenere una tartaruga in casa: quando è davvero possibile
In teoria sì, possiamo ospitare una tartaruga di terra anche in casa. Ma, in pratica, bisogna rispettare una seriedi condizioni ambientali ben precise.
Niente scatole di cartone o vasi: serve un terrario ampio, ben ventilato e riscaldato, che simuli al meglio l’ambiente naturale.
Queste sono le condizioni minime da garantire alla nostra amica:
Temperatura costante, con zona calda e zona fresca
Illuminazione UVB, essenziale per il metabolismo del calcio
Substrato naturale, come terra, sabbia e fieno
Spazio per muoversi, scavare e nascondersi
Trasferimwento all’aperto durante la bella stagione, in un recinto sicuro e soleggiato. Lì potrà vivere in modo più simile alla natura e migliorare la qualità della sua vita
Cose da sapere per avere una tartaruga di terra in casa
Cosa mangiano le tartarughe di terra? Attenzione all’alimentazione
Ma cosa mangiano le tartarughe? L’alimentazione è un altro aspetto troppo spesso sottovalutato. Le tartarughe di terra sono erbivore e non devono mai mangiare carne, pane, latticini o cibi da umani.
Una dieta sbilanciata può causare malattie gravi, deformazioni del carapace e carenze nutrizionali. Ecco cosa possiamo offrire:
L’acqua deve essere sempre disponibile, in una ciotola bassa facilmente accessibile
Ibernazione, veterinario, documenti: tutto quello che spesso ignoriamo
Una delle cose più ignorate è il periodo di ibernazione: molte specie europee sono animali che vanno in letargo nei mesi freddi. Se le teniamo in casa a temperature troppo alte, rischiamo di alterare i loro cicli naturali.
Per l’ibernazione servono condizioni controllate, spesso difficili da garantire in casa senza attrezzature adeguate.
Un altro punto fondamentale: le tartarughe vanno portate regolarmente da un veterinario esperto in animali esotici. Non basta osservare se mangiano o si muovono: molte malattie si manifestano in modo subdolo.
Infine, è obbligatorio:
Registrarela tartaruga presso il CITES
Conservarei documenti originali d’acquisto o adozione
Comunicareogni trasferimento, nascita o decesso, in caso contrario, si rischiano sanzioni severe e la confisca dell’animale
Fino al 90% di sconto per chi acquista un nuovo apparecchio per raffrescare la casa purché sia di classe A+ e a pompa di calore. Questo prevedono tutti i Bonus condizionatore 2025, che possono arrivare dal 50% al 90% da detrarre in 10 anni, a seconda del tipo d’intervento fatto. Ecco la nostra guida su quali incentivi usare e come non sbagliare, per risparmiare e migliorare l’efficienza energetica!
Le detrazioni disponibili: 50%, 65% o 90%
Anche nel 2025 è possibile accedere a diverse detrazioni fiscali per l’acquisto e l’installazione di condizionatori a basso consumo energetico sia fissi che condizionatori portatili.
Le principali sono:
50%: per interventi di ristrutturazione edilizia o manutenzione straordinaria, con un tetto massimo di spesa di 96.000 euro. Questa detrazione è suddivisa in 10 rate annuali di pari importo
65% se sostituiamo un vecchio impianto con un nuovo sistema a pompa di calore ad alta efficienza, migliorando la classe energetica dell’edificio. Il limite di spesa detraibile è di 46.154 euro, sempre ripartito in 10 anni
90% nel caso in cui l’installazione del condizionatore sia parte di un intervento trainante del Superbonus, come l’isolamento termico o la sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale
Requisiti e condizioni per ottenere il bonus
Per usufruire delle detrazioni, è fondamentale rispettare alcune condizioni:
Classe energetica: il nuovo condizionatore deve avere una classe energetica A+ o superiore
Sostituzione: per l’ecobonus al 65%, è necessario sostituire un impianto esistente con uno più efficiente
Documentazione: bisogna conservare le fatture e i bonifici parlanti, che riportino la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario e la partita IVA del fornitore
Comunicazione ENEA: per alcune detrazioni, è obbligatorio inviare la comunicazione all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori
Bonus mobili: un’opportunità aggiuntiva
Se l’installazione del condizionatore avviene nell’ambito di una ristrutturazione, possiamo accedere anche al Bonus mobili, che prevede una detrazione del 50% su una spesa massima di 5.000 euro per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici.
Come procedere per richiedere il Bonus mobili
Ecco i passaggi da seguire:
Verificare i requisiti: assicuratevi che l’intervento rientri tra quelli agevolabili e che il condizionatore abbia le caratteristiche richieste
Effettuare i pagamenti: utilizzate metodi tracciabili, come il bonifico parlante, per saldare le spese
Conservare la documentazione: raccogliete tutte le fatture e i bonifici relativi all’acquisto e all’installazione
Comunicare all’ENEA: se previsto, inviate la comunicazione entro 90 giorni dalla fine dei lavori
Inserire la detrazione in dichiarazione: riportate l’importo nella dichiarazione dei redditi, suddividendo la detrazione in 10 rate annuali
Le detrazioni principali: come funzionano
Nel 2025 c’è la possibilità di risparmiare fino al 90% sull’acquisto di un nuovo condizionatore a risparmio energetico, grazie a una serie di bonus fiscali attivi in Italia. Ma non tutti funzionano allo stesso modo, ed è fondamentale sapere qual è quello giusto per ogni situazione.
Le principali detrazioni attivabili sono tre:
Bonus Ristrutturazioni al 50%: valido se si fanno lavori di ristrutturazione o manutenzione straordinaria
Ecobonus al 65%: attivo quando il condizionatore sostituisce un impianto esistente, migliorando l’efficienza energetica
Superbonus al 90%: disponibile solo se l’intervento è collegato a lavori trainanti come il cappotto termico o la sostituzione dell’impianto di riscaldamento
Attenzione: tutte le detrazioni vanno diluite in 10 anni con quote di pari importo. Non è previsto lo sconto diretto in fattura.
Chi può ottenerlo e cosa serve
Per accedere al bonus, servono requisiti tecnici precisi e una buona dose di burocrazia. Ma una volta capito il meccanismo, il risparmio è garantito.
Il condizionatore deve avere una classe energetica A+ o superiore
È necessario effettuare un bonifico parlante, specificando la causale, il codice fiscale e la partita IVA dell’installatore
Va inviata una comunicazione all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori per alcuni tipi di bonus, vedremo quali
È indispensabile conservare tutta la documentazione: fatture, ricevute e certificazioni
Chi non sostituisce un vecchio impianto non può accedere all’Ecobonus al 65%, ma può comunque beneficiare del 50% o del Bonus Mobili, che vedremo sotto.
Cosa c’entra il Bonus Mobili
In caso di ristrutturazione edilizia, il condizionatore rientra anche nel cosiddetto Bonus Mobili ed Elettrodomestici. In questo caso la detrazione è del 50% su una spesa massima di 5.000 euro, sempre da suddividere in 10 anni.
Attenzione però, non vale se compriamo il condizionatore senza ristrutturare. In quel caso rientriamo solo nel bonus al 50% o, se rispettiamo i requisiti, nel 65%.
Questo incentivo può essere un’ottima occasione per chi deve rifare casa: climatizzazione e arredi nuovi, con uno sconto fiscale garantito.
Come muoversi per evitare errori
Il consiglio è sempre lo stesso: non improvvisiamo. Prima di comprare, verifichiamo con attenzione che tipo di bonus ci spetta
In base al tipo di lavori che avete deciso di fare, ecco a quali condizioni:
se l’impianto attuale viene sostituito si accede al 65%
se il pagamento avviene in modo corretto, tramite bonifico fiscale, e quindi non valgono pagamenti con carte dic redito o contanti
se tutti i documenti sono in ordine, inclusa la comunicazione ENEA, dove e se prevista
Chi preferisce affidarsi a un tecnico abilitato o a un CAF può evitare errori formali che potrebbero compromettere la detrazione.
Altro sul condizionatore
Se vi interessa il condizionamento ed il raffrescamento ma anche il risparmio energetico della vostra casa, ecco alcuni articoli che vi possono interessare sull’argomento:
La spirale della morte delle formiche è uno di quei fenomeni naturali che ci lascia senza parole. Non si tratta di una leggenda metropolitana, ma di un vero comportamento collettivo che può avere conseguenze fatali.
Alcune formiche legionarie, quando si separano dalla colonia, iniziano a seguire l’una la scia dell’altra, formando un cerchio chiuso. Nessuna sa dove andare, ma tutte seguono l’odore lasciato da chi le precede.
Il risultato? Un vortice ininterrotto che può durare ore, perfino giorni, fino allo sfinimento totale. E non si tratta di pochi esemplari: in certi casi si contano migliaia di formiche che marciano in tondo senza mai fermarsi.
Una trappola dell’intelligenza collettiva
Per comprendere meglio il fenomeno, dobbiamo parlare di intelligenza collettiva. Le formiche non seguono un leader: prendono decisioni in base a segnali chimici e comportamenti degli altri membri del gruppo. Funziona bene… finché qualcosa non va storto.
Quando il meccanismo si inceppa – ad esempio, per la perdita del legame con la colonia – le formiche entrano in modalità automatica. Nessuna di loro “sa” di essere in errore, ma tutte finiscono per rafforzare la scia che le sta uccidendo.
Curioso ma tragico, questo comportamento mostra i limiti della cooperazione cieca. Senza un’interruzione esterna, le formiche non riescono a rompere la spirale e vanno incontro a un destino assurdo.
Un fenomeno raro, ma documentato
Anche se la spirale delle formiche è poco comune, è stata osservata e documentata più volte. La descrizione più celebre risale al 1921, quando lo zoologo William Beebe osservò un cerchio di formiche largo 370 metri: una scena ipnotica, ma anche inquietante. Oggi, grazie a video virali e documentari scientifici, il fenomeno è diventato più conosciuto e discusso.
Ecco perché è importante non disturbare mai un formicaio, nemmeno per gioco: alterare le tracce di feromoni può confondere gli insetti e innescare comportamenti anomali.
Una lezione che vale anche per noi
Anche se riguarda insetti, questa spirale ci tocca da vicino. È una metafora potente della società: quando smettiamo di pensare in modo critico e ci limitiamo a seguire la massa, rischiamo di perdere la direzione. Le formiche, con la loro organizzazione perfetta, ci ricordano che ogni sistema ha i suoi punti deboli.
Ecco alcuni spunti per riflettere:
L’eccesso di automatismi può portare al blocco.
L’assenza di leadership può diventare pericolosa in situazioni critiche.
Il comportamento collettivo, se privo di verifica, può diventare autodistruttivo.
Quando pensiamo al cioccolato di alta qualità, spesso ci vengono in mente la Svizzera o il Belgio. E invece, proprio in Piemonte, nasce una delle eccellenze italiane più raffinate, sostenibili ed economiche: il Gianduiotto. Non è solo una questione di gusto: parliamo di un prodotto storico, nato nel 1806, che ha saputo rinnovarsi puntando su ingredienti semplici e naturali, come cacao e nocciole.
La miscela è geniale nella sua semplicità: meno zucchero, più nocciole tonde gentili delle Langhe (IGP), poco burro di cacao. Il risultato? Un cioccolatino più leggero, ricco di grassi buoni e naturalmente senza glutine.
Perché il gianduiotto è più sano di molti altri cioccolati in commercio
Rispetto a tante barrette industriali piene di additivi e oli vegetali, il gianduiotto piemontese è una scelta molto più pulita dal punto di vista nutrizionale. Contiene meno zuccheri aggiunti e, grazie alla nocciola (ricchissima di vitamina E, acidi grassi monoinsaturi e polifenoli), è anche un alleato per il cuore.
Inoltre, non tutti sanno che molti produttori piemontesi artigianali hanno scelto di eliminare il latte, rendendolo adatto anche a chi segue un’alimentazione vegana.
Un’altra sorpresa? Il prezzo. Sì, perché rispetto ad altri cioccolati gourmet, il gianduiotto piemontese costa meno. Lo si trova nelle botteghe artigiane o online a cifre accessibili, soprattutto se acquistato in confezioni da 250 g o più.
Questo è possibile anche grazie a una filiera corta e radicata nel territorio, dove produttori locali coltivano nocciole e lavorano il cacao direttamente, senza passaggi intermedi inutili.
Sostenibilità e identità: il cioccolato che parla italiano
Scegliere il gianduiotto non è solo una coccola per il palato: è anche un gesto di consumo consapevole. Aiutiamo le realtà locali, preserviamo una tradizione che rischia di scomparire sotto la pressione dell’industria globale, e ci regaliamo un alimento sano e autentico.
Molti produttori, inoltre, usano confezioni plastic-free o riciclabili, e puntano su cacao equosolidale. Questo rende il cioccolato piemontese non solo buono da mangiare, ma anche da raccontare.
Le fragole sembrano solo un frutto dolce e leggero, ma in realtà sono un concentrato di benefici per il nostro corpo. Mangiarle regolarmente può aiutarci a ridurre il colesterolo, tenere stabile la glicemia e proteggere il cuore. Tutto questo senza rinunciare al gusto, anzi: sono tra i frutti più amati, anche da chi segue regimi alimentari controllati. La loro forza sta in un mix di vitamina C, antociani e fibre. Ingredienti semplici, ma potentissimi. Scopriamo cosa fanno al nostro corpo questi dolci e golosi frutti rossi.
Cosa fanno le fragole
Costituite al 90% d’acqua, sono frutti leggeri, diuretici e antiossidanti, ma anche disintossicanti grazie a potassio e fibre. Conosciamo meglio i loro effetti sul nostro corpo.
Colesterolo giù, cuore al sicuro
Uno dei superpoteri delle fragole è quello di abbassare il colesterolo LDL, quello “cattivo”. Questo è possibile grazie agli antiossidanti naturali e alle fibre solubili che limitano l’assorbimento dei grassi nell’intestino.
Consumandole con costanza, si possono ottenere effetti visibili sulla salute cardiovascolare, soprattutto se le abbiniamo a uno stile di vita equilibrato. Non servono quantità esagerate: 150 gr al giorno possono già fare la differenza.
Zuccheri sotto controllo (senza rinunciare al dolce)
Nonostante siano dolci al palato, le fragole hanno un indice glicemico molto basso. Non provocano quei picchi di zucchero tipici di altri snack, e sono quindi ottime anche per chi ha problemi di glicemia o vuole prevenire il diabete.
Il merito va alle fibre che rallentano l’assorbimento degli zuccheri e ai polifenoli, che migliorano la risposta dell’insulina. Se le abbiniamo a una manciata di noci o mandorle, il beneficio si amplifica: il picco glicemico si riduce e ci sentiamo sazi più a lungo.
Quando e come mangiarle per sfruttarle al massimo
Le fragole non sono solo buone, ma anche versatili. Possiamo mangiarle a colazione, come spuntino, o anche dentro una insalata estiva.
sotto forma di frullati di frutta con aggiunta di latte vegetale e fiocchi di avena
tagliate su una crema di ricotta leggera
al naturale, magari con un pizzico di limone
Meglio sceglierle biologiche, di stagione e italiane. Hanno un contenuto più alto di nutrienti e un sapore più intenso. Se le conserviamo in frigo, è bene consumarle entro 2 giorni.
Altro sulle fragole e frutti di bosco
Se vi interessa ecco altri articoli sulle fragole ed i frutti di bosco:
La salute oculare non si basa solo su visite regolari dall’oftalmologo: ciò che mangiamo incide direttamente su retina, cristallino e micro-circolo. Una dieta equilibrata, ricca di verdure a foglia verde, frutta colorata, pesce grasso e cibi integrali, è fondamentale per proteggere la vista e ridurre il rischio di malattie degenerative degli occhi. Inoltre, evitate cibi trasformati e ricchi di zuccheri per prevenire problemi metabolici che possono influire negativamente sulla salute oculare. Di seguito trovate un focus sui cibi che fanno bene alla vista, le loro molecole protettive e le quantità consigliate, con rimandi a studi clinici di riferimento.
Perché l’alimentazione influenza la vista
Retina e macula consumano molto ossigeno; per questo sono vulnerabili a ossidazione e infiammazione.
Antiossidanti (vitamine A, C, E), carotenoidi (luteina, zeaxantina) e omega-3 agiscono come filtri anti-radicali liberi e modulano la risposta infiammatoria, riducendo il rischio di degenerazione maculare senile, cataratta ed occhio secco.
Quali sono i cibi che fanno bene alla vista
Se volete seguire una dieta per la vista, gli alimenti che non devono mai mancare sulla tavola devono avere, dunque, proprietà antiossidanti come le vitamine A e C, essere ricchi di carotenoidi, cioè quelli colorati di rosso, giallo e arancione, e di antociani, ovvero quelli di colore blu e viola, e acidi grassi insaturi. come il pesce e i semi oleosi.
Verdure a foglia verde
Spinaci, cavolo riccio) bietole, lattuga romana, ma anche peperoni gialli e mais dolce, così come il tuorlo d’uovo, contengono tutti elevate quantità di luteina e zeaxantina.
Questi carotenoidi sono presenti nella retina e nella macula, e sono noti per proteggere gli occhi dai danni della luce blu e ridurre il rischio di degenerazione maculare legata all’età e di cataratta.
Frutta e verdura arancione
Tutti alimenti arancioni sono ricchi di beta-carotene, ovvero carote, patate dolci, zucca e albicocche, ma anche il fegato, che è una delle fonti più abbondanti di vitamina A, essenziale per la salute della retina e per prevenire la cecità notturna e la secchezza oculare.
Pesci grassi e semi oleosi
I pesci grassi come il salmone, lo sgombro, l’aringa, le sardine ed il tonno contengono omega-3 (EPA e DHA) sono fondamentali per la salute della retina e per ridurre l’infiammazione, proteggendo da retinopatie e sindrome dell’occhio secco.
Ma ricordate che noci, semi di lino e di chia sono ricchi di acido alfa-linolenico (ALA), un precursore degli Omega-3 .
Agrumi e frutti di bosco
Come noto, gli agrumi, come arance, limoni e pompelmi sono ricchi di vitamina C, un potente antiossidante che riduce il rischio di cataratta e aiuta a mantenere la salute del cristallino.
Ma anche frutta come i kiwi, i frutti di bosco e le fragole ne contengono molta.
Frutta secca, semi e olio
La frutta secca, come mandorle, nocciole, noci, ma anche i semi oleosi come i semi di girasole, i semi di zucca, e l’olio che se ne ricava, sono pieni di vitamina E, che protegge le cellule della retina dallo stress ossidativo e può rallentare la progressione della degenerazione maculare.
Carne magra, legumi e frutti di mare
Carne magra come i tagli magri di manzo ed il pollo, ma anche i legumi (ceci, lenticchie, fagioli) hanno alto tenore di zinco, essenziale per il metabolismo della retina e aiuta a prevenire la degenerazione maculare.
Considerate pure i frutti di mare come ostriche e granchi.
Frutta viola o blu
Gli antociani sono pigmenti naturali presenti nei frutti scuri, migliorano la circolazione sanguigna nella retina e proteggono dai danni ossidativi. Ne sono pieni tutti i frutti di tonalità viola, rosso scuro e blu come i mirtilli, le more, le ciliegie e l’uva nera.
Cereali integrali e noci del Brasile
Le noci del Brasile hanno il tenore più elevato di selenio, che aiuta a combattere lo stress ossidativo, proteggendo il cristallino e riducendo il rischio di cataratta. Ma vanno bene anche il tonno, le sardine ed i cereali integrali.
Vino rosso, cioccolato e té verde
I flavonoidi migliorano il micro-circolo oculare e proteggono i capillari della retina. Bevete litri di tè verde, ricco di catechine antiossidanti, e concedetevi qualche quadratino di cioccolato fondente al 70% di cacao.
Potete bere in modica quantità anche del buon vino rosso.
Angurie e cetrioli
Per aumentare l’idratazione che previene la secchezza, e mantenere il microfilm lacrimale, consumate molta acqua, infusi e alimenti ricchi d’acqua come cetrioli e angurie.
Tabella riassuntiva dei cibi che fanno bene alla vista
Riassumiamo in una tabella quali alimenti fanno bene alla salute degli occhi.
Alimento
Nutriente chiave
Beneficio per la vista
Studio di riferimento
Spinaci, cavolo riccio
Luteina e zeaxantina
Filtrano la luce blu e riducono la progressione di problemi maculari
AREDS2, NEI, Food Science and Biotechnology
Salmone, sgombro
Omega-3 (DHA/EPA)
Mantiene la funzione retinica, allevia occhio secco
NEI factsheet, Journal of Clinical Medicine
Carote, zucca
Beta-carotene (pro-vitamina A)
Previene secchezza corneale, cataratta
Studio su American Journal of Clinical Nutrition
Mirtilli, ribes nero
Antociani
Antiossidanti, migliorano micro-circolo oculare
Studio su Molecules
Agrumi, peperoni
Vitamina C
Rigenera vitamina E e contrasta la cataratta
NEI factsheet, Studio su AJCN
Noci, semi di girasole
Vitamina E e zinco
Protegge membrane cellulari della retina
AREDS2
Fonti scientifiche
Diversi studi hanno dimostrato che questi nutrienti sono utili per salvaguardare da alcune malattie degenerative della vista come la maculopatia.
In particolare gli studi clinici, chiamati Age-Related Eye Disease Studies (AREDS) su 3.600 pazienti) e AREDS 2 (su 1.940 pazienti) hanno notato come alcuni micronutrienti specifici in dosi esatte (15 mg di beta-carotene, 250 mg di vitamina C, 400 IU di vitamina E, (400 IU), 80 mg di zinco, e 2 mg di rame) potessero ridurre l’evoluzione di questa malattia de l 25%. Mentre l’integrazione con acidi grassi omega 3 non determinava maggiore efficacia:
Altri studi condotti dall’ente americano National Eye Institute hanno evidenziato come gli acidi grassi tipo omega-3 del pesce proteggano da patologie come la retinopatia e la sindrome dell’occhio secco e dal declino cognitivo del cervello:
Determinati cibi fanno bene alla salute degli occhi perché contengono sostanze ideali per proteggere la retina, l’attività di lacrimazione, le membrane cellulari ed il loro micro-circolo.
Luteina e zeaxantina: i filtri naturali della macula
Presenti in verdure a foglia verde e tuorlo d’uovo, concentrano il 90% della loro azione protettiva nella maculalutea.
Lo studio AREDS2 ha mostrato che 10 mg di luteina e 2 mg di zeaxantina al giorno riducono del 10% il rischio di progressione verso AMD avanzata.
Omega-3 (DHA/EPA): olio per la retina
Il DHA costituisce il 30% dei fosfolipidi fotorecettoriali. Un RCT 2023 su pazienti con dry eye disease ha registrato un calo del 30% dell’osmolarità lacrimale dopo 12 settimane di integrazione ad alto EPA.
Vitamina A e beta-carotene
Una carenza severa provoca xeroftalmia e cecità notturna, tutt’altro che debellate: 190 milioni di bambini nel mondo sono ancora a rischio. Lo dimostra una review di Harvard.
FAQ su cibi e salute della vista
Quante porzioni di verdure a foglia verde dovrei mangiare al giorno?
Almeno 2 porzioni (equivalenti a circa 150 gr) garantiscono circa 6–8 mg di luteina. Va bene anche integrare con un uovo, poiché copre esattamente il fabbisogno consigliato.
Gli integratori AREDS2 funzionano davvero?
Sì, in soggetti con diagnosi di AMD intermedia le capsule AREDS2 rallentano la progressione verso la forma avanzata di circa il 25 % in 5 anni.
Il pesce fa bene anche in caso di glaucoma
I dati sono preliminari: studi sperimentali indicano che il DHA riduce l’infiammazione retinica, ma mancano RCT specifici sul glaucoma.
Una dieta vegana copre tutti i nutrienti utili agli occhi?
Può farlo se è curata nei dettagli: spinaci, cavoli, agrumi e semi oleosi coprono carotenoidi e antiossidanti; per DHA conviene aggiungere alghe secche o in capsule.
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