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Noti anche come Butterly Dog, Continental Toy Spaniel ed Épagneul nano continentale, i cani Papillon sono piccoli cani vispi, eleganti e vivaci. Molto amati dagli esponenti della nobiltà europea durante il Rinascimento, sono cagnolini molto intelligenti e perfetti come cani da compagnia. La loro caratteristica inconfondibile sono le grandi orecchie pelose che ricordano le ali di una farfalla.
Molto intelligenti, sono cani facili da educare. Ottimi compagni di vita, sanno essere anche molto affettuosi.
Origini dei cani Papillon
Con ogni probabilità, i cani Papillon hanno origini piuttosto remote nel tempo che si collocano in ambito europeo. Difatti, in molti dipinti di epoca rinascimentale, sono rappresentati i Toy Spaniel, molto simili ai Papillon. In genere, in questo tipo di rappresentazioni, questi cagnolini venivano raffigurati in contesti di famiglie nobili europee, spesso accanto ai bambini. Si pensa quindi che i Papillon siano nati da una mutazione casuale degli Spaniel da caccia in Belgio e in Francia.
In seguito, questi cagnolini cominciarono a diventare molto popolari anche presso la nobiltà inglese.
Dopo la Rivoluzione Francese, la razza, all’epoca considerata “di lusso”, ha subito una drastica riduzione di esemplari. Poi, verso la fine del XIX secolo, alcuni appassionati decisero di dare a questa razza la giusta attenzione. Ed è così che nel 1905 venne fissato il primo standard.
Le due tipologie di cani papillon
Questa razza di cane prevede 2 varianti, la cui differenza principale sta nelle loro orecchie.
Phalene: hanno orecchie pendenti e mobili che ricordano le ali di una farfalla (da cui il nome, appunto). Inserite molto in alto, sono ricoperto da un lungo e folto pelo morbido
Papillon: presentano orecchie portate erette, con il padiglione auricolare ben aperto e girato verso i lati. Anche in questo caso, sono sempre ricoperte da lunghe frange di morbido pelo
Come sono i cani papillon
A parte la sostanziale differenza delle orecchie, i cani Papillon sono cagnolini piccoli, dall’aspetto grazioso e vivace. La corporatura è armoniosa ed elegante, più sviluppata in lunghezza che in altezza. Si muovono con passo sciolto e portamento fiero ed elegante al tempo stesso.
Esaminiamo più nel dettaglio tutte le caratteristiche fisiche.
Struttura muscolare ben sviluppata
Arti: rettilinei e paralleli, sono fini e leggeri, coi garretti leggermente arcuati
Piedi: lunghi e con unghie forti e resistenti. Possono essere scure o più chiare nei soggetti bianchi o marroni
Testa: piccola, leggera e ben proporzionata col resto del corpo
Tartufo: piccolo, nero e tondeggiante. Leggermente piatto nella parte superiore
Muso: appuntito e sottile
Occhi: a forma di mandorla, sono grandi e scuri, fra loro ben distanziati, e dall’espressione dolce e vivace
Labbra: strette e fini
Dentatura: robusta e solida
Orecchie: grandi, erette o pendenti a seconda della variante della razza
Coda: inserita in alto, è piuttosto lunga e viene portata alta. Ben frangiata
Mantello: lungo e abbondante, è morbido e setoso
Sottopelo: assente
Colore mantello: tricolore (bianco, nero e con presenza di focature)
Dimensioni
Come il suo stesso nome suggerisce, è un cane di taglia molto piccola. Ecco le sue dimensioni.
Altezza misurata al garrese: da 20 a 28 cm
Peso: compreso tra 3 e 5 kg
Carattere dei cani papillon
I Papillon sono piccoli cani energici e affettuosi. Ottimi animali da compagnia, si adattano perfettamente alla vita in appartamento anche se hanno comunque bisogno di fare attività fisica quotidiana. Intelligenti e facili da educare, sono vispi e allegri.
Perfetti compagni di gioco per i bambini, con le persone che non conoscono risultano schivi e sospettosi, anche se mai aggressivi.
Energico e giocoso, ogni giorno ha bisogno di fare lunghe passeggiate ed essere coinvolto in attività fisiche all’aperto. È comunque molto affettuoso: ama infatti ricevere coccolato e attenzioni da parte della sua famiglia adottiva.
Nonostante la piccola mole, i Papillon sono eccellenti cani guardiano, che abbaino per avvisare in caso di movimenti o rumori strani.
Sono cani curiosi ed anche coraggiosi. Amano infatti essere messi alla prova sia fisicamente che mentalmente.
Un difetto? Sono cani che tendono ad abbaiare molto. Tuttavia, con il giusto metodo e un po’ di pazienza possono essere educati a non abbaiare troppo.
Salute e patologie dei cani papillon
Come acca de a gran parte dei cani di piccola taglia, anche i cani Papillon sono soggetti a problemi di tipo ortopedico, come la lussazione della rotula. Inoltre, questa razza è anche predisposta ad altre patologie, come:
atrofia progressiva della retina
disallineamento dei denti
allergie
problemi della pelle
infezioni all’orecchio
atassia ereditaria progressiva
displasia follicolare dei peli neri
Cura dei cani papillon
Sono cani piuttosto facili nella cura e nella gestione. Il loro lungo e folto mantello va spazzolato spesso. Trattamento molto apprezzato dal cane.
In generale, è importante aver cura dell’igiene orale del proprio amico peloso, spazzolandogli i denticon prodotti specifici per cani per prevenire la formazione di tartaro, prima causa di infezioni orali e alito cattivo. Anche le unghie del cane vanno controllate periodicamente e, se necessario, accorciate con apposite forbici.
Nel caso specifico dei papillon, è fondamentale controllare regolarmente anche le loro grandi orecchie, che possono essere attaccata dai parassiti, tipo acari, che provocano infiammazioni.
Detto dell’importanza della toelettatura, va ricordato che i Papillon soffrono molto il freddo perché non sono provvisti di sottopelo. Durante le uscite invernali, questi cagnolini vanno quindi coperti bene e, al rientro, è bene controllargli il pelo su zampe e piedi per togliere eventuali rimasugli di ghiaccio o neve.
Toelettatura
Per mantenere bello lucente e setoso il suo lungo ed abbondante mantello, i cani Papillon vanno spazzolati spesso, almeno 2-3 volte alla settimana, soprattutto per evitare la formazione di nodi e grovigli.
Alimentazione
La dieta adeguata è a base di alimenti di alta qualità, ricchi di proteine. Essendo cani di piccola taglia, hanno uno stomaco piuttosto piccolo ed anche un metabolismo piuttosto veloce. Ne consegue che devono mangiare spesso piccole porzioni.
In genere, per i cani piccoli è meglio preferire il cibo umido, rispetto alle crocchette, per garantire il giusto apporto di liquidi.
Attività fisica
Cani estremamente energici, i Papillon hanno bisogno di fare attività fisica ogni giorno (minimo 30 minuti).
Oltre alle classiche passeggiate, sono cani predisposti per attività come l’agility, il gioco del riporto di oggetti e la dog dance. Inoltre, apprezzano di gran lunga anche i giochi di stimolo ed attivazione mentale, utili per mantenere attivo il loro livello cognitivo.
Nonostante la forte predisposizione per l’attività fisica, è comunque sempre bene tener conto delle sue piccole dimensioni per scegliere il tipo di attività in cui coinvolgere l’animale. Per intenderci, i Papillon non vanno coinvolti in lunghe escursioni di trekking!
Addestramento
Fra i cani di piccola taglia, i Papillon sono considerati fra i più intelligenti e facili da addestrare. L’ideale è occuparsi della sua educazione fin da quando è cucciolo.
Sveglio e sensibile, questo cane risponde bene all’addestramento basato sul rinforzo positivo.
Poiché, in passato, i Papillon venivano utilizzato come cacciatori di ratti e roditori, questi cani hanno un istinto predatorio. Anche per questa sua indole, è fondamentale iniziare un percorso di addestramento già da quando è un cucciolo.
Essendo cani molto socievoli, è possibile prendere in considerazione corsi che prevedono l’educazione a piccoli gruppi, in modo che il cane possa relazionarsi anche con altri simili ed altre persone.
Quanti anni vivono i cani papillon
Si tratta di un cane abbastanza longevo: può infatti vivere fino 15 anni e anche oltre
Quanto costa un cane di razza papillon
Non è un cane particolarmente economico. Un cucciolo di questa razza costa, mediamente, 1.200-1.500 euro.
Non temono il caldo e nemmeno il freddo, resistono agli sbalzi di temperatura e possono essere coltivate sia in vaso che in giardino. Parliamo delle piante più resistenti da esterno, in grado di tollerare condizioni climatiche di ogni genere, poco esigenti in termini di cure, ideali per chi non ha molto tempo da dedicare al giardinaggio ma non intende rinunciare a un tocco green in giardino o in terrazzo.
Le piante più resistenti da esterno
Dal falso gelsomino, arbusto rampicante che produce bellissimi fiori bianchi, all’Edera, forte e resistente, passando per l’arbusto sempreverde Abelia e il cespuglioso Aster, ecco la nostra top ten dellepiante più resistenti da balcone e da giardino.
Falso gelsomino
Il falso gelsomino o Rincospermo è un arbusto rampicante sempreverde della famiglia delle Apocynaceae che produce bellissimi fiori bianchi. Non teme il caldo né il freddo, ma è meglio collocarlo in luoghi soleggiati se si vogliono ottenere abbondanti fioriture.
Il terriccio ideale dev’essere fertile, compatto e ben drenato.
Le annaffiature devono essere regolari e abbondanti durante la fioritura, scarse in aprile e settembre, molto scarse in inverno.
La concimazione va praticata una volta a settimana da marzo a settembre.
Edera
Tra le piante più resistenti da esterno si annovera anche l’Edera comune, sempreverde rampicante che può essere coltivato sia in vaso che in giardino, molto forte e resistente. Grazie alle sue radici aggrappanti si sviluppa in modo rapido e compatto, motivo per cui viene spesso scelta per rivestire pareti, ringhiere, muretti. Tollera bene il freddo, un po’ meno il caldo eccessivo.
L’Edera comune va posizionata in un luogo ombreggiatoo luminoso, evitando sempre il sole diretto.
Le annaffiature in estate devono essere regolari (una o due volte a settimana) in modo da mantenere il terriccio umido, soprattutto se è in vaso.
La concimazione va praticata nel periodo vegetativo, che va da aprile a settembre, ogni 15 giorni circa.
Abelia
L’Abelia è un arbusto sempreverde della famiglia delle Linneaceae caratterizzato da fusti rossastri piuttosto lunghi e poco ramificati. Produce fiori bianchi variegati di rosa e ha foglie piccole e ovali. Perfetta per creare siepi, abbellire terrazzi o balconi, e facile da coltivare sia in vaso che in giardino.
L’Abelia va collocata in una zona in pieno sole ma al riparo dai venti.
Resiste a condizioni climatiche varie ma attenzione agli inverni eccessivamente rigidi, durante i quali è meglio tenerla al riparo o proteggerla effettuando una pacciamatura basale con foglie miste a torba.
Per quanto riguarda il terriccio, l’ideale è un miscuglio di terreno, materiale organico e sabbia grossolana.
Aster
Pianta rustica a portamento cespuglioso, l‘Aster appartiene alla famiglia delle Asteraceae, e ne esistono diverse centinaia di specie. Produce bellissimi fiori e tollera bene le temperature più rigide, sopravvivendo fino ai -20 gradi.
Il terriccio ideale è leggero e ben drenato con pH neutro o leggermente alcalino.
L’Aster va posizionato in luoghi soleggiati.
Le annaffiature devono essere regolari in primavera e in estate in modo che il terriccio sia sempre umido, soprattutto se coltivata in vaso.
La concimazione va effettuata ogni 20 giorni in primavera e in estate.
Echinacea
Pianta erbacea perenne, l‘Echinacea è una delle piante più resistenti da esterno. Produce bellissimi fiori a margherita di colore violaceo o purpureo. Resiste al caldo ma anche alle temperature inferiori allo zero.
Il terreno ideale dev’essere ben drenato e fertile, anche se riesce a prosperare in tutti i tipi di terreni.
La pianta va posizionata in pieno sole, sia che venga coltivata in vaso che in piena terra.
L’Echinacea non richiede troppe annaffiature per sopravvivere dato che resiste bene alla siccità, ma sicuramente bagnarla spesso favorisce abbondanti fioriture. Attenzione però ai ristagni idrici!
Tra le piante più resistenti da esterno non può mancare l‘Oleandro: è una delle piante più resistenti da esterno, ha lunghe foglie di un bel verde scuro dalla forma affusolata, e le sue fioriture estive sono particolarmente ricche e colorate. La pianta è rustica e resistente ma al di sotto dei 2° tende a soffrire un po’ perché predilige climi caldi e temperati. Quindi in inverno cercate di proteggerla con una pacciamatura a base di foglie secche e ricopritela con un telo traspirante.
L’oleandro va piantato in pieno sole, ma al riparo dal vento.
Il terreno ideale è ricco di humus e ben drenato.
Le annaffiature devono essere frequenti e regolari soprattutto nei primi 2 anni.
Weigela
La Weigela o Veigelia è una pianta arbustiva caratterizzata da foglie decidue, di cui esistono numerose varietà, tra cui la Weigela Brystol Ryby dai fiori rosso rubino, la Weigela Florida, dai fiori rosa, la Weigela Alexandra, dai fiori rosso porpora. Fiorisce tra maggio e giugno e in modo meno abbondante in estate, ed è perfetta per decorare terrazze e balconi, creare aiuole e bordure. Resiste bene sia al caldo che al freddo.
La Weigelia va piantata in un luogo esposto al sole.
Non occorre un terriccio specifico per coltivarla perché tollera tutti i tipi di terreno, anche quelli più aridi.
Basta annaffiarla con moderazione aumentando un po’ la frequenza nei periodi più caldi.
Sedum
Il Sedum resiste più al caldo che al freddo, ma potete coltivarlo anche all’esterno prestando attenzione al tipo di terreno, che dev’essere ben drenato. In questo modo resisterà anche alle temperature rigide. In alternativa è possibile piantarlo in vaso ritirandolo solo durante la stagione fredda. Ecco alcuni suggerimenti per coltivarlo.
Il Sedum va piantato in un luogo soleggiato.
Il terriccio ideale è quello universale mescolato a un po’ di sabbia.
Le annaffiature devono essere regolari in estate e meno frequenti nelle altre stagioni.
La concimazione va effettuata con cadenza regolare dalla primavera all’autunno.
Carex
Il Carex è una pianta rustica poco esigente appartenente alla famiglia delle Cyperaceae. Tollera bene il caldo e resiste anche al freddo, purché le temperature non scendano al di sotto degli 8 gradi.
Il Carex dev’essere piantato in un luogo soleggiato.
Le annaffiature devono essere regolari in primavera e in estate.
Il terreno ideale è acido, ben drenato e ricco di materia organica, ma la pianta si adatta anche a terreni molto più poveri.
La concimazione tramite fertilizzante liquido ricco di potassio e fosforo va effettuata in primavera.
Astilbe
Bella da vedere grazie ai suoi inconfondibili fiori a pennacchio, facile da coltivare e poco esigente. Parliamo della Astilbe, sempreverde dal portamento cespuglioso che può essere coltivata sia in vaso che in giardino a scopo ornamentale. Può raggiungere i 30-40 cm di altezza ma esistono anche specie nane di dimensioni inferiori e altre che possono raggiungere i 100-120 cm. Non teme assolutamente il gelo ma soffre un po’ il caldo e quindi, per evitare che in estate deperisca, va posizionata in un luogo ombreggiato.
L’Astilbe va piantata al riparo dai raggi diretti del sole perché il caldo torrido può farla soffrire. Nessun problema invece per il freddo.
Può essere piantata in qualunque tipo di terreno ma quelli soffici, ben drenati e ricchi di materia organica sono ideali.
Le annaffiature devono essere regolari soprattutto nei periodi più caldi, mentre in inverno potete evitare di bagnarla.
La concimazione va effettuata circa ogni 10 giorni a partire dalla primavera.
Altri approfondimenti utili
Sempre sul tema del giardinaggio e delle piante da coltivare in vaso ed in giardino, eccoti alcuni approfondimenti interessanti:
Piante rampicanti: le più facili e le più adatte a ogni tipo di giardino e balcone
Le piogge acide sono un grave problema ambientale in quanto provocano conseguenze molto negative sull’ambiente e gli ecosistemi, minacciando la biodiversità. In maniera indiretta, si ripercuotono negativamente anche sulla salute di noi uomini.
In questo articolo andremo a spiegare in cosa consiste questo fenomeno e perché è così nocivo e dannoso.
Cosa sono le piogge acide
Sono la ricaduta sul suolo di particelle acide diffuse nell’atmosfera, che vengono catturate e poi deposte a terra sotto forma di precipitazioni come piogge, grandine, neve, rugiada e nebbia.
Sono costituite principalmente da:
70% di acido solforico
30% di ossidi di azoto
Ph acido
Come il nome stesso suggerisce, tali piogge sono acide, ovvero hanno un pH acido.
Il valore di pH normale per le piogge dovrebbe essere compreso fra 5 e 7. Se il valore scende al di sotto di 5, si parla di piogge acide. L’acidità è segno di una pioggia inquinata, contaminata quindi da varie sostanze che non dovrebbero essere presenti.
Più il pH è basso (vicino a 4) e più il livello di acidità delle piogge è alto, con conseguenti effetti sempre più dannosi per l’ambiente, gli ecosistemi naturali e, in maniera indiretta, anche per gli essere umani.
Come si formano le piogge acide
La pioggia acida è il risultato di trasformazioni chimico-fisiche degli inquinanti diffusi nell’atmosfera.
Le cause della loro formazione sono infatti da ricondurre alla presenza di gas serra e sostanze inquinanti varie sospese nell’atmosfera.
La presenza di tali sostanze è dovuta sia a cause naturali, come incendi ed eruzioni vulcaniche, così come anche e soprattutto, dal consumo di combustibili fossili, e quindi, funzionamento di autoveicoli e impianti industriali.
Tali gas ( l’anidride carbonica (CO2), anidride solforosa (SO2), monossido e biossido di azoto (NO, NO2) e anidride solforica (SO3), a contatto con l’acqua piovana, innescano reazioni chimiche che li trasformano in acidi. L’acqua che cadrà sulla terra – sotto forma di pioggia, nebbia, grandine o neve – sarà per forza acida.
Quali sono i danni che provocano le piogge acide
Le piogge acide hanno vari effetti negativi, in particolar modo sull’ambiente. Ma come meglio spiegheremo più avanti, l’azione negativa delle piogge acide si riverbera e ripercuote anche sulla salute umana e sui monumenti.
Ecco qui di seguito quali sono le conseguenze negative delle piogge acide.
Forte riduzione della diversificazione della fauna acquatica per via dell’acidificazione delle acque
Inibizione della capacità riproduttiva delle piante per via dell’acidificazione del suolo che comporta una drastica disponibilità dei nutrienti presenti nel terreno
Diffusione di malattie nelle coltivazioni e sulla vegetazione spontanea per l’impoverimento del suolo
Corrosione e decadimento di alcuni materiali, come marmo e acciaio, con conseguente effetto di decadimento su statue, monumenti ed edifici
Sulla salute dell’uomo, possono manifestarsi problemi respiratori, patologie circolatorie e neoplasie come il tumore ai polmoni
Le piogge acide influiscono in maniera nociva sulla salute umana anche in maniera indiretta, attraverso l’alimentazione con prodotti provenienti da terreni o acque colpiti dal fenomeno
In che modo le piogge acide danneggiano l’acqua e il terreno
A livello naturalistico, gli ambienti acquatici sono quelli maggiormente colpiti dai danni provocati dalle piogge acide. Ricadendo nelle acqua di mari, oceani, laghi e fiumi, tali acque ne abbassano il pH, rendendo tali bacini acidi, con valori di pH insostenibili per gran parte dei pesci. L’effetto però non si limita alla moria dei pesci in sé, ma è un effetto a catena.
I pesci fanno parte infatti della catena alimentare. La comparsa di alcune specie acquatiche va quindi a danneggiare anche gli animali che se ne nutrono, fra cui anche l’uomo.
Per quanto poi riguarda boschi, foreste e coltivazioni, le piogge acide agiscono in maniera:
diretta
indiretta
Per azione diretta si intende la caduta delle piogge direttamente sulle foglie, provocando danni sulle strutture che proteggono le foglie stesse.
L’aggressione indiretta, invece, consiste nell’acidificazione del suolo. Tali piogge rendono quindi sterili e poveri di nutrienti i terreni, in quanto dissolvono sostanze in essi presenti come magnesio e calcio. Ne consegue pertanto che le piante e le coltivazioni non riescono più ad assorbire il necessario nutrimento dal suolo per poter crescere sane e rigogliose.
I danni sui monumenti
Sui materiali, le piogge acide possono agire tramite 2 tipi di azione:
corrosiva
di dilavamento
Gli edifici e le strutture in marmo o calcare, o che contengono grandi quantità di carbonato di calcio, vengono danneggiati dal contatto con queste piogge a causa della reazione che si va ad innescare fra gli acidi portati dalle precipitazioni e i composti delle strutture stesse che contengono calcio.
Le piogge acide, inoltre, aumentano anche il tasso di ossidazione dei metalli, soprattutto di bronzo e rame.
Quali sono gli effetti delle piogge acide sull’uomo
A contatto con l’uomo, le piogge acide non hanno effetto corrosivo. Nonostante ciò, però, tali piogge sono chiaro sintomo di inquinamento atmosferico. Pertanto, noi uomini possiamo risentirne con problemi respiratori.
Inoltre, queste piogge influiscono negativamente sulla salute umana per effetti secondari. Provocando notevoli danni alle piante e agli ecosistemi, infatti, gli uomini ne risentono per via della scarsità dei raccolti, dell’impoverimento del suolo e della scarsità di pesci a disposizione.
Perché l’Italia è meno colpita dalle piogge acide
Analizzando la diffusione del problema, quello delle piogge acide è un problema molto grave in Canada, dove ricadono le piogge acide statunitensi. A livello europeo, sono le nazioni scandinave ad essere maggiormente colpite, tanto che l’abbassamento del pH in numerosi laghi ha provocato la scomparsa di svariate specie sia animali che vegetali.
Al momento, il nostro Paese risulta essere parzialmente “al riparo” dal fenomeno per via della particolare costituzione geologica del terreno. In Italia, le piogge acide sono un fenomeno limitato all’area della Pianura Padana.
Come diminuire e contrastare il fenomeno delle piogge acide
Per poter ridurre la frequenza e l’intensità di questo fenomeno dannoso, occorre agire sulle cause scatenanti. Sulle cause naturali, come incendi ed eruzioni vulcaniche, non è possibile fare nulla. L’unica soluzione in cui si può intervenire in maniera attiva, è quella di ridurre le emissioni di gas serra provocate dall’uomo. Ovviamente, al fine di poter ottenere risultati tangibili, l’azione deve essere condivisa a livello globale.
A tal fine, alcuni interventi da poter mettere in pratica sono, ad esempio:
Utilizzare le fonti rinnovabili, così da eliminare tutti i processi di combustione provocati dalle fonti di energia fossile
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