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Cos’è l’apipuntura

Per alleviare il dolore alle articolazioni di spalla, gomito e ginocchio, in caso di tendiniti e artrosi, si può provare a farsi pungere dalle api. Questa terapia naturale è l’apipuntura, che parte dal presupposto che il veleno di questi insetti contiene delle tossine che sono un potente antidolorifico. Vediamo come funziona questa pratica e se è supportata dal mondo scientifico.

Cos’è l’apipuntura

Esiste un particolare impiego del veleno delle api per il trattamento dei dolori della spalla: questa è l’apipuntura.

In generale fa parte dell’apiterapia, l’insieme di pratiche che utilizzano i prodotti dell’alveare a scopo terapeutico o preventivo.

Queste pratiche si basano sull’uso di sostanze prodotte dalle api per migliorare la salute e trattare diverse condizioni. E sono impiegate sia nella medicina tradizionale che in alcune forme di medicina alternativa.

In cosa consiste l’apiterapia

In effetti, si possono eseguire vari trattamenti:

  • Trattamenti topici con unguenti o creme a base di cera d’api, miele, propoli 
  • Assunzione orale di pappa reale, miele, polline, propoli
  • Apipuntura: applicazione controllata di punture di api vive in punti precisi del corpo (pratica controversa e da svolgere solo sotto controllo medico)

A cosa serve l’apipuntura

L’apiterapia con punture di api è ideale per la spalla ed è un trattamento conosciuto anche come apipuntura, Il veleno delle api (apitossina) viene iniettato naturalmente attraverso la puntura diretta dell’insetto su punti specifici.

È utilizzata soprattutto per:

  • Dolori articolari e muscolari di spalla, gomito, ginocchio
  • Infiammazioni croniche
  • Artrite reumatoide o artrosi
  • Tendiniti e capsulite adesiva (la spalla congelata) di spalla, gomito, ginocchio
  • Dolore alla colonna (cervicalgia, lombalgia)
  • Sclerosi multipla (per migliorare mobilità e ridurre la spasticità)
  • Nevralgie (nevralgia del trigemino)
  • Stimolazione del sistema immunitario
  • Contratture muscolari croniche
  • Dolori miofasciali

Come funziona la terapia con veleno di api

Si esegue un’applicazione localizzata: si posano api vive sulla pelle della spalla, in zone dolorose o corrispondenti a punti dell’agopuntura.

L’ape punge e rilascia una dose controllata di veleno che contiene delle neuro-tossine che sono anche un potenti antinfiammatori naturali, come la melittina, e l’apamina, che modula l’attività neuronale, utile in alcune nevralgie.

Inoltre, stimola la produzione di cortisolo e altre sostanze antinfiammatorie endogene grazie ai peptidi ed ha un effetto vasodilatatorio che migliora la circolazione locale.

Quanto dura un ciclo

Il ciclo può includere da 1 a 3 punture per seduta, per 1–2 volte a settimana, per un totale di 4–6 settimane.

L’effetto atteso dalla terapia con le api:

  • Riduzione dell’infiammazione (grazie alla melittina, principio attivo antinfiammatorio)
  • Stimolazione della microcircolazione
  • Effetto analgesico naturale

Controindicazioni e rischi dell’apipuntura

In presenza di allergie gravi al veleno d’api (può causare shock anafilattico) è opportuno non eseguire questa terapia, così come in caso di problemi cardiaci, autoimmuni o assunzione di anticoagulanti.

Inoltre, è sempre bene evitare questa terapia senza supervisione medica esperta.

È scientificamente provato farsi trattare con il veleno delle api?

Alcuni studi preliminari mostrano benefici nella riduzione del dolore cronico e dell’infiammazione. Tuttavia, non è riconosciuta dalla medicina ufficiale come terapia standard: i risultati sono ancora limitati e controversi.

 

Terapie scientifiche

Le alternative più sicure e scientificamente supportate per trattare il dolore della spalla, del gomito e delle articolazioni sono:

Trattamento Livello di evidenza scientifica Note e applicazioni
Fisioterapia mirata Alta Prima scelta per dolori articolari e tendinei; include esercizi di rinforzo, stretching e mobilità.
Onde d’urto (ESWT) Alta Molto efficace in caso di tendinite calcifica e spalla dolorosa cronica.
Terapia manuale / Osteopatia Moderata Può alleviare rigidità e migliorare la mobilità; più efficace se combinata con esercizi.
Infiltrazioni di corticosteroidi Alta Utili nella fase acuta per ridurre infiammazione e dolore rapidamente.
Infiltrazioni di PRP (plasma ricco di piastrine) Moderata-alta Promuove rigenerazione tissutale; efficace in tendinopatie croniche.
Ultrasuoni / TENS Moderata Trattamenti complementari utili per ridurre il dolore e migliorare la circolazione.
Agopuntura certificata Moderata Può ridurre il dolore muscolo-tensivo; da usare solo con professionisti qualificati.

Raccomandazioni ufficiali

In generale, la comunità scientifica giudica il trattamento di apiterapia con veleno delle api come un metodo per modulare il dolore e l’infiammazione, da usate solo in alcuni casi, ma:

  • i risultati sono incostanti
  • non è raccomandata come prima linea di trattamento
  • è considerata non sicura senza supervisione medica specialistica

Le linee guida internazionali dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons non raccomandano l’apiterapia con veleno per trattare affezioni dolorose della spalla, tendiniti o forme d’artrosi.

E suggeriscono invece un approccio multimodale con esercizio, terapia fisica e solo in seconda battuta trattamenti invasivi.

Studi scientifici

Per scrivere questo articolo abbiamo consultato anche alcuni studi scientifici sulla validità del trattamento del veleno d’api come analgesico e per dolori alle articolazioni di spalle e gomito.

Le fonti:

Bee venom acupuncture for musculoskeletal pain conditions: an updated systematic review and meta-analysis, S Jang, DH University, SH Sung, G Lee, JK Park, Complementary Medicine and Therapies, 2025

Bee Venom Acupuncture for Shoulder Pain: A Systematic Review and Meta-analysis of Randomized Controlled Trials, L Shen, JH Lee, JC Joo, SJ Park, YS Song, Journal of Pharmacopuncture, 2019

Effectiveness of bee venom acupuncture in alleviating post-stroke shoulder pain: a systematic review and meta-analysis, SM Lim, SH Lee, Toxicology Reports, 2015

Altro sulle api

Se amate le api, scoprite questi articoli con varie notizie e curiosità su questi insetti incredibili:

Ultimo aggiornamento il 26 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Blatte in casa, perché schiacciarle è una pessima idea anche se istintivo

Blatte in casa

Per quanto ci facciano ribrezzo, le blatte sono parte integrante dell’ecosistema urbano. Non sono solo “insetti da eliminare”, ma organismi che svolgono un ruolo nel ciclo naturale: smaltiscono rifiuti organici, si nutrono di materia in decomposizione e sono prede di altri animali, come lucertole e uccelli.

Trattarle solo come un fastidio da sterminare, senza distinguere contesto e conseguenze, rischia di portarci verso azioni impulsive e inefficaci. Se vogliamo davvero gestire la loro presenza, dobbiamo capirne la funzione e agire con più consapevolezza.


Perché il nostro istinto ci inganna

Quando ci imbattiamo in una blatta in casa, la reazione istintiva è quasi sempre la stessa: schiacciarla. È una risposta automatica, veloce, quasi liberatoria. Ma in realtà, è un gesto che può peggiorare la situazione, sotto molti punti di vista.

Il problema non è solo etico o estetico. Le blatte, quando vengono schiacciate, rilasciano feromoni di allarme, segnali chimici che possono attirare altri esemplari nelle vicinanze. In pratica, mentre pensiamo di aver eliminato il problema, potremmo innescare una vera e propria chiamata a raccolta per altri insetti.

Inoltre, alcune specie possono rilasciare uova anche dopo la morte. Se l’esemplare schiacciato era una femmina gravida, il rischio è quello di spargere involontariamente le uova nell’ambiente domestico.


I rischi per la salute

Le blatte non sono solo sgradevoli da vedere: sono potenziali vettori di batteri, virus e allergeni. La loro presenza è spesso associata a condizioni igieniche critiche, ma non è raro trovarle anche in abitazioni pulite, specie in estate o in città densamente popolate.

Schiacciarle con forza significa spesso disperdere residui biologici: pezzi di esoscheletro, liquidi interni e cariche batteriche che, una volta nell’aria, possono contaminare superfici e alimenti. Questo rappresenta un rischio concreto, soprattutto per chi soffre di asma o allergie respiratorie.

In ambienti chiusi e poco ventilati, come bagni o cucine, questi microresidui possono restare sospesi per ore.


Cosa fare (e cosa evitare) se ne troviamo una

Schiacciarle è la scelta peggiore, ma anche ignorarle non è una soluzione. Serve agire in modo strategico e consapevole.

Ecco alcune alternative utili:

  • Usare trappole adesive, da posizionare lungo i battiscopa o sotto i mobili.

  • Sigillare le fessure, soprattutto in cucina e nei pressi degli scarichi.

  • Evitare spray tossici se ci sono bambini o animali domestici.

  • Prediligere repellenti naturali a base di alloro, aceto o oli essenziali come l’eucalipto.

L’ideale è intervenire in modo preventivo, riducendo le fonti di cibo (briciole, acqua stagnante, residui organici) e monitorando regolarmente le zone più sensibili della casa.

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Ultimo aggiornamento il 26 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Ciliegie sempre più care nel 2025, ma ne vale la pena? Ecco cosa sapere

Le ciliegie sono arrivate sui banchi di frutta, ma i loro prezzi quest’anno hanno lasciato tutti di stucco. In alcune città italiane si toccano punte di 15-20 euro al kg, anche nei mercati rionali.

Il motivo non è un mistero: la stagione 2025 è stata segnata da una serie di eventi climatici estremi. Piogge battenti, grandinate improvvise e sbalzi termici fuori norma hanno colpito in pieno i ciliegi in fiore, compromettendo la produzione proprio nella fase più delicata. Risultato? Pochi frutti, più richiesti, e quindi prezzi alle stelle.

A incidere ulteriormente ci sono i costi di manodopera e logistica in continua crescita, oltre a un’energia sempre più cara. Il risultato è un frutto stagionale che sta diventando, a conti fatti, quasi un bene di lusso.

Il cambiamento climatico colpisce la frutta… e il portafoglio

Il caso delle ciliegie ci mostra chiaramente come il cambiamento climatico non sia più solo una teoria scientifica, ma una realtà che colpisce anche la nostra spesa quotidiana. Sempre più spesso, gelate tardive o fenomeni meteorologici intensi mettono a rischio interi raccolti, soprattutto in coltivazioni delicate come quella delle ciliegie.

Non è un episodio isolato: anche fragole, albicocche e pesche hanno sofferto in primavera, con danni visibili nella qualità e quantità. E quando l’offerta cala bruscamente, il prezzo inevitabilmente sale.

Le aziende agricole fanno quello che possono, ma senza un sistema di tutele più solido, il clima continuerà a farla da padrone, con ricadute sia per chi produce che per chi acquista.

Ciliegie italiane o straniere? Una scelta consapevole

Con questi aumenti, molti distributori si sono rivolti alle ciliegie d’importazione, spesso provenienti da Spagna, Grecia o Turchia. Costano meno, sì, ma il rovescio della medaglia è una qualità variabile e un’impronta ambientale più pesante, vista la distanza percorsa.

Le ciliegie italiane, invece, anche se più care, sono spesso coltivate con metodi sostenibili, hanno tempi di raccolta più freschi e sostengono l’economia agricola locale.

Ciliegie sempre più care nel 2025, ma ne vale la pena?

Il consiglio? Valutare l’acquisto in cooperative agricole, mercati contadini o gruppi di acquisto solidale. Si trovano prodotti freschi, più equi nel prezzo e spesso coltivati con attenzione all’ambiente.

Piccole, rosse e benefiche: le ciliegie fanno bene

Oltre a essere deliziose, le ciliegie hanno anche proprietà davvero interessanti per la salute. Sono ricche di antiossidanti come le antocianine, utili nel contrastare l’invecchiamento cellulare e nel ridurre i processi infiammatori.

Contengono anche melatonina naturale, un ormone che può aiutare a regolare il sonno, e buone dosi di vitamina C, potassio e fibre, che favoriscono la digestione e il sistema immunitario.

E per chi sta attento alla linea? Una porzione da 100 grammi apporta solo circa 50 calorie, rendendole perfette anche come snack leggero, a patto di non esagerare.

Altro sulle ciliegie

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Ultimo aggiornamento il 27 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Patentino per cani in Lombardia, 27 razze sotto osservazione: come funziona e perché

Patentino per cani in Lombardia

In Lombardia arriva una novità destinata a far discutere: un patentino obbligatorio per i proprietari di 27 razze di cani. La mozione, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale il 23 Maggio 2025 , mira a migliorare la gestione responsabile di animali considerati impegnativi, non per la loro “pericolosità“, ma per la necessità di competenze maggiori nella conduzione.

American Pit Bull Terrier, Cane Corso, Rottweiler, ma anche razze meno note come il Rafeiro do Alentejo o il Cane da Serra da Estrela: il provvedimento non fa distinzioni di popolarità, ma guarda alla sostanza. Forza fisica, indole territoriale e reattività sono tra i criteri alla base della selezione.

Il messaggio è chiaro: non basta amare un cane, bisogna anche saperlo gestire.

Come funzionerà Il corso per il patentino per cani in Lombardia: teoria, pratica e test finale

Il nuovo patentino non sarà solo un pezzo di carta, ma un vero e proprio percorso formativo obbligatorio, pensato per chi desidera convivere in modo responsabile con un cane appartenente a una delle 27 razze indicate. Il programma è suddiviso in due fasi principali:

  • Corso teorico: almeno 10 ore dedicate alla conoscenza del comportamento canino, delle normative vigenti, dei principi di gestione responsabile e delle dinamiche di relazione uomo-animale.
  • Corso pratico: almeno 6 ore di esercitazioni guidate, in cui si imparano strategie concrete per affrontare situazioni critiche (come incontri con altri cani, gestione della paura, controllo in aree pubbliche).

Una volta terminata la formazione, è previsto un test CAE-1 (Controllo dell’Affidabilità e dell’Equilibrio), gestito in collaborazione con l’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana). Il test valuta sia il comportamento del cane che la competenza del proprietario.

Se il cane non supera la prova, o se il proprietario non dimostra adeguate capacità gestionali, l’Ats può disporre alcune misure restrittive:

  • Obbligo di guinzaglio e museruola fuori casa
  • Percorso terapeutico obbligatorio con un veterinario esperto in comportamento animale
  • Nei casi più gravi, sequestro del cane e affido temporaneo a strutture autorizzate

Sarà possibile ripetere il test CAE-1 fino a tre volte entro un periodo massimo di tre mesi.

Quali sono le 27 razze che richiedono il patentino per cani in Lombardia

L’elenco include razze di grandi dimensioni, molossoidi, cani da guardia o da pastore, ma anche incroci riconducibili a esse. Non si tratta di una lista di “cani cattivi”, ma di un invito a gestire con consapevolezza animali che richiedono maggiore esperienza.

Ecco l’elenco completo:

Razze soggette a patentino IN REGIONE LOMBARDIA
Dogo Argentino
Fila Brasileiro
Tosa giapponese
American Pit Bull Terrier
Pit Bull Terrier
Staffordshire Bull Terrier
American Staffordshire Terrier
Bullmastiff
Rottweiler
Cane Corso
Perro de Presa Canario
Perro de Presa Mallorquín
American Bulldog
Cane da Pastore di Charplanina
Cane da Pastore dell’Anatolia
Cane da Pastore dell’Asia Centrale
Cane da Pastore del Caucaso
Cane da Pastore Maremmano Abruzzese
Cane da Serra da Estrela
Rafeiro do Alentejo
Rhodesian Ridgeback
Tosa Inu
Bandog
Boerboel
Akita Inu
Cane Lupo Cecoslovacco
Cane Lupo di Saarloos
Cane Lupo Italiano
Patentino per cani regione lombardia: la Lista dei cani
la Lista dei cani

Un modello da seguire per altre regioni?

Nonostante alcune critiche — soprattutto da parte di chi teme una stigmatizzazione delle razze — il progetto lombardo ha un intento educativo e preventivo.

Potrebbe diventare un modello per altre regioni italiane, promuovendo una cultura cinofila più evoluta, in cui convivenza e sicurezza vadano di pari passo.

La responsabilità, alla fine, non è mai del cane. È sempre nostra.

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Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Stitichezza, gonfiore e intestino pigro? Ecco i 5 cibi che aiutano davvero l’intestino

5 cibi che aiutano davvero l’intestino

Ci sono dei cibi che aiutano davvero l’intestino in caso di stitichezza, gonfiore addominale e meteorismo, tutti sintomi di un intestino pigro. Scoprite i 5 cibi che aiutano a ritrovare regolarità e benessere senza farmaci.

Il problema della stitichezza: quando l’intestino si blocca

Stitichezza e gonfiore addominale sono disturbi comuni, spesso legati a cattive abitudini alimentari, sedentarietà o stress. In molti casi, però, è possibile intervenire semplicemente modificando la dieta.

Esistono infatti alimenti naturalmente ricchi di fibre e principi attivi in grado di stimolare il transito intestinale, riequilibrare la flora batterica e ridurre la sensazione di pesantezza.

Ecco i migliori 5 cibi che possiamo integrare con facilità nella nostra alimentazione quotidiana.

1. Prugne: le regine dell’intestino

Non è un mito: le prugne, soprattutto nella versione secca, sono un rimedio naturale efficace contro la stitichezza.

  • Contengono sorbitolo, uno zucchero che richiama acqua nell’intestino
  • Sono ricche di fibre insolubili, che aumentano il volume delle feci
  • Favoriscono un’azione lassativa delicata, adatta anche ai bambini

Una manciata al giorno, meglio se reidratate in acqua tiepida, può aiutare a regolarizzare l’intestino senza ricorrere a farmaci.

2. Kiwi: un alleato verde, fresco e potente

Un frutto spesso sottovalutato: il kiwi, soprattutto quello verde, ha una potente azione stimolante sull’intestino.

  • favorisce la digestione, grazie ad un enzima naturale, l’actinidina
  • Agisce in modo delicato ma efficace grazie alle fibre solubili ed è ricco di vitamina C
  • Favorisce il movimento intestinale già al mattino, se consumato a stomaco vuoto

Due kiwi al giorno sono il dosaggio consigliato per osservare risultati in pochi giorni.

3. Semi di lino: piccoli ma potentissimi

I semi di lino sono un concentrato di benessere intestinale. Quando vengono messi a mollo, rilasciano una sostanza gelatinosa ricca di mucillagine che:

  • Protegge e lubrifica le pareti intestinali
  • Aiuta a regolare la motilità dell’intestino
  • Contribuisce all’idratazione delle feci

Per un effetto ottimale, lasciamoli in acqua per almeno 8 ore e consumiamoli al mattino insieme all’acqua stessa.

4. Verdure a foglia verde: la base della regolarità

Spinaci, bietole, cicoria, catalogna: le verdure a foglia verde sono fondamentali per mantenere un buon equilibrio intestinale.

  • Sono una fonte naturale di fibre, sia solubili che insolubili
  • Contengono magnesio, che rilassa la muscolatura dell’intestino
  • Favoriscono l’eliminazione delle tossine accumulate
  • Consumiamole cotte al vapore o saltate in padella con un filo d’olio extravergine per mantenerne intatte le proprietà

5. Yogurt e alimenti fermentati: la forza dei probiotici

Spesso trascuriamo il ruolo del microbiota intestinale. Yogurt naturale, kefir e altri fermentati aiutano a riequilibrare la flora intestinale grazie ai probiotici vivi.

  • Migliorano la digestione e l’assorbimento dei nutrienti
  • Contrastano lo sviluppo di batteri patogeni
  • Favoriscono una peristalsi più regolare
  • Preferiamo prodotti senza zuccheri aggiunti e, se possibile, biologici e italiani

Altro sui cibi e la salute

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Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Il fiore che sboccia una sola volta in 50 anni: la meraviglia del Silversword delle Hawaii

Silversword

C’è una pianta che cresce sulle pendici vulcaniche di Maui, nelle Hawaii, e che sembra uscita da una leggenda. Si chiama Silversword di Haleakalā, ma è conosciuto anche come “Fiore della Pazienza”. Il motivo? Può vivere fino a 50 anni senza mai fiorire.

Poi, un giorno, senza avviso, accade il miracolo: la pianta esplode in una fioritura spettacolare, ricoprendosi di decine di fiori violacei. Un’esplosione di bellezza tanto intensa quanto breve.


Silversword: una fioritura unica, un destino irreversibile

C’è però un dettaglio che rende il Silversword ancora più speciale: dopo aver fiorito, muore. La pianta ha una sola occasione nella vita per mostrare tutto il suo splendore, e poi scompare per sempre.

È come se tutta la sua esistenza fosse dedicata a prepararsi per quell’unico momento perfetto. Una sorta di spettacolo irripetibile, dove ogni individuo recita il suo ruolo una volta sola, e poi lascia il palco.

Curiosità: lo sapete che anche l’agave fiorisce una sola volta nella vita e poi muore?


Una lezione dalla natura

Il Silversword non è solo un fenomeno botanico rarissimo, ma anche un potente simbolo. Vive oltre i 2.000 metri di altitudine, in condizioni ambientali estreme, dove poche altre forme di vita riescono a resistere. Eppure, attende con pazienza, anno dopo anno, la sua unica possibilità di fiorire.

Un esempio perfetto di resilienza e bellezza effimera, che ci ricorda quanto spesso le cose più straordinarie richiedano tempo, silenzio e attesa.


Perché ci affascina così tanto?

Forse perché, nel Silversword, rivediamo anche un po’ di noi. Quell’idea di aspettare il proprio momento, di affrontare la fatica, il tempo e l’incertezza, per poi esprimere tutto in un attimo di pienezza. Un promemoria che la natura ci regala, e che vale la pena ascoltare.

Altri fiori che fioriscono una sola volta nella vita

Il Silversword non è l’unico a sorprenderci con la sua fioritura unica e irripetibile. Esistono infatti altre piante che seguono un ciclo simile, fatto di attese lunghissime e una sola, spettacolare esplosione di vita.

Una delle più note come vi anticipavo è l’Agave americana, spesso chiamata “pianta del secolo”, che può impiegare dai 10 ai 30 anni per fiorire: quando accade, produce un gigantesco stelo floreale alto anche sei metri, e poi muore.

Un altro esempio straordinario è il Talipot palm (Corypha umbraculifera), una palma originaria dello Sri Lanka e dell’India meridionale che fiorisce una sola volta in 40-60 anni prima di collassare su sé stessa.

Infine, il bambù: alcune varietà fioriscono contemporaneamente in tutto il mondo dopo decenni o addirittura un secolo, per poi morire tutte insieme.

Queste piante ci mostrano che la natura ha i suoi tempi, e spesso sono ben diversi dai nostri. Ma proprio per questo, quando decidono di fiorire, sanno lasciarci senza fiato.

Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Ecco i migliori cibi antinfiammatori naturali

L’infiammazione cronica è alla base di molte patologie moderne, ma la buona notizia è che possiamo combatterla a tavola. Scopriamo insieme quali sono i cibi antinfiammatori naturali che possono aiutarci a mantenere il nostro organismo in salute.

Cos’è l’infiammazione e perché è importante controllarla

Si tratta di una risposta naturale e complessa del nostro sistema immunitario. È progettata per proteggere l’organismo da infezioni, lesioni e agenti irritanti.

Quando rileva una minaccia, come un’infezione batterica, un virus o un trauma fisico, ecco che attiva un meccanismo di difesa che coinvolge cellule immunitarie, proteine e altre molecole chimiche. Questo processo è essenziale per la guarigione, ma se non viene regolato correttamente, può trasformarsi in una condizione dannosa.

Se l’infiammazione è acuta la reazione del corpo è rapida e temporanea e si manifesta con sintomi comuni come rossore, gonfiore, calore e dolore nella zona interessata, come la febbre durante un’influenza. Questo tipo di infiammazione è benefico e necessario. Senza, il corpo non sarebbe in grado di guarire o difendersi da agenti esterni.

Quando l’infiammazione, però, persiste per settimane, mesi o anni, anche in assenza di una minaccia evidente, ecco che diventa una infiammazione cronica. E può danneggiare i tessuti sani e contribuire allo sviluppo di molte malattie croniche, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, artrite reumatoide e malattie neurodegenarative e perfino il cancro.

Perché è importante controllare l’infiammazione

Mentre l’infiammazione acuta è una risposta salvavita, quella cronica è come un fuoco lento e costante che consuma l’organismo dall’interno. Bisogna controllarla, per prevenire malattie croniche e migliorare la qualità della vita.

La buona notizia è che molte abitudini quotidiane possono aiutare a ridurre l’infiammazione cronica e che seguire una dieta antinfiammatoria è forse uno dei modi più efficaci.

Accanto ad un’alimentazione sana, è importante anche mantenersi attivi con dell’esercizio fisico regolare, imparare a gestire lo stress con tecniche come meditazione, yoga o respirazione profonda , dormire a sufficienza, ed evitare sostanze dannose come fumo, alcool e caffé. 

Quali sono le cause dell’infiammazione cronica

Le cause dell’infiammazione cronica possono includere:

  • Dieta non equilibrata: consumo eccessivo di zuccheri, grassi saturi e alimenti ultra-processati
  • Stile di vita sedentario: inattività fisica che contribuisce all’accumulo di grasso viscerale, che rilascia molecole infiammatorie
  • Stress cronico: stress prolungato che stimola il rilascio di cortisolo e altre sostanze che possono aggravare l’infiammazione
  • Esposizione a tossine: fumo, inquinamento e alcune sostanze chimiche che possono innescare una risposta infiammatoria costante

I principali cibi antinfiammatori

Ora è chiaro che curare in modo attento la propria dieta è uno dei modi migliori per prevenire l’insorgere di patologie a vari livelli, come diabete, malattie cardiache, artrite e persino depressione, che numerosi studi hanno chiarito siano causate anche dall’infiammazione.

In particolare, gli alimenti contro l’infiammazione agiscono come veri e propri “pompiere naturali” per il nostro organismo, cioè hanno la capacità di stimolare il nostro corpo a regolare in modo naturale i processi anti-infiammatori.

Frutta e verdura ricche di antiossidanti

Ormai dimostrato da molteplici studi il ruolo della frutta e verdura come gli alimenti più benefici per il nostro organismo.

Frutta e verdura sono i campioni degli antiossidanti ed il fulcro di una dieta anti-infiammatoria grazie all’elevato contenuto di antiossidanti, che neutralizzano i radicali liberi responsabili dello stress ossidativo e dei danni cellulari.

  • Frutti di bosco (mirtilli, lamponi, more, fragole): ricchi di antociani, potenti antiossidanti che combattono l’infiammazione e supportano la salute del cuore
  • Agrumi (arance, limoni, pompelmi): fonte di vitamina C, che rafforza il sistema immunitario e riduce l’infiammazione
  • Verdure a foglia verde (spinaci, cavolo riccio, bietole): contengono vitamina E e polifenoli che proteggono le cellule dai danni
  • Peperoni e pomodori: ricchi di licopene e vitamina C, riducono l’infiammazione sistemica
  • Broccoli: contengono sulforafano, un composto che riduce le citochine infiammatorie

Grassi sani: olio d’oliva e pesce azzurro

I grassi non sono il nemico, almeno non tutti. I grassi sani svolgono un ruolo cruciale nel ridurre l’infiammazione e promuovere la salute generale.

  • Olio extravergine di oliva: una delle pietre miliari della dieta mediterranea, è ricco di polifenoli e acido oleico, che contrastano l’infiammazione cronica
  • Pesce azzurro (salmone, sgombro, sardine, acciughe): ricco di omega-3 (EPA e DHA), grassi essenziali che regolano la risposta infiammatoria e proteggono il cuore
  • Avocado: oltre ai grassi monoinsaturi, contiene carotenoidi e tocoferolo, composti con effetti anti-infiammatori

Spezie e erbe aromatiche

Sono piccoli concentrati di salute. Non solo aggiungono sapore ai piatti, ma sono potenti alleati contro l’infiammazione.

  • Curcuma: contiene curcumina, un composto con effetti anti-infiammatori simili a quelli di alcuni farmaci
  • Zenzero: riduce i marcatori infiammatori e aiuta nella gestione del dolore articolare
  • Cannella: ricca di antiossidanti, aiuta a regolare la glicemia e a ridurre l’infiammazione
  • Rosmarino e timo: contengono acido rosmarinico, che ha effetti antinfiammatori e antimicrobici
  • Aglio: i suoi composti solforati riducono le citochine infiammatorie

Insomma, ottime ragioni per mangiarne in quantità e diminuire (o addirittura eliminare) il consumo di carne!

I cibi che causano infiammazione

Cercate di evitare o limitare il più possibile questi alimenti:

  • carboidrati raffinati, come pane bianco e dolci
  • patatine fritte e altri cibi fritti
  • bevande zuccherate
  • carni rosse come hamburger, bistecche e carni lavorate come hot dog e salsicce e piatti pronti a base di carne
  • grassi di origine animale come margarina e burro

Consigli pratici per una dieta antinfiammatoria​

Ecco un esempio di menù settimanale equilibrato che comprende alimenti contro l’infiammazione.

Lunedì

  • Colazione: porridge di avena + mirtilli freschi + semi di lino + spolverata di cannella
  • Pranzo: insalata di spinaci + avocado + pomodorini + salmone grigliato + filo di olio extravergine di oliva
  • Cena: zuppa di lenticchie + curcuma + carote + rosmarino

Martedì

  • Colazione: yogurt naturale + fragole + noci + miele
  • Pranzo: riso integrale + broccoli al vapore + sgombro con succo di limone
  • Cena: pollo al curry + curcuma e zenzero + insalata di verdure a foglia verde

Mercoledì

  • Colazione: smoothie con arancia + spinaci + zenzero fresco + semi di chia
  • Pranzo: insalata di quinoa + ceci + peperoni + prezzemolo e olio d’oliva
  • Cena: filetto di sardine al forno + erbe aromatiche + zucca al vapore

Giovedì

  • Colazione: pane integrale + avocado + spolverata pepe nero
  • Pranzo: pasta integrale + melanzane + pomodorini + aglio
  • Cena: minestrone di verdure e curcuma + cavolo riccio + farro

Venerdì

  • Colazione: tè verde + 1 fetta di pane integrale + burro di mandorle
  • Pranzo: insalata di farro + salmone affumicato + rucola + semi di zucca
  • Cena: pollo al forno + limone e timo + patate dolci al forno + spinaci

Sabato

  • Colazione: frullato di latte di mandorla + banana + zenzero + curcuma
  • Pranzo: insalata di lenticchie + pomodorini + cipolla rossa + olio d’oliva
  • Cena: fetta di tonno al forno + verdure grigliate

Domenica

  • Colazione: porridge d’avena + lamponi + semi di lino + pizzico di cannella
  • Pranzo: risotto integrale + zucchine + curcuma + rosmarino
  • Cena: zuppa di zucca + zenzero + pane integrale tostato

Ecco i migliori cibi antinfiammatori naturali

Quali sono i 15 migliori cibi antinfiammatori naturali

Ecco i più comuni ed efficaci alimenti che contrastano l’infiammazione:

Fonti scientifiche

Per scrivere questo articolo abbiamo consultato alcuni articoli e studi scientifici sull’argomento della dieta antinfiammatoria.

Altro sui cibi e la salute

Se la nostra guida ai cibi antinfiammatori naturali vi è interessata, ecco altri articoli da leggere per curarvi in maniera naturale:

Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Il concime più insospettabile? Il caffè, e le piante ringraziano

Fondi di caffè concime

I fondi di caffè sono spesso considerati un semplice scarto domestico, ma in realtà rappresentano una risorsa preziosa per il nostro giardino. Ricchi di azoto, potassio, fosforo e magnesio, questi residui possono migliorare la struttura del terreno e fornire nutrienti essenziali alle piante. Inoltre, la loro consistenza contribuisce a rendere il suolo più soffice e capace di trattenere l’umidità senza diventare compatto.


Quali sono le piante che apprezzano i fondi di caffè come concime

Non tutte le piante reagiscono allo stesso modo all’aggiunta di fondi di caffè, ma alcune ne traggono particolare beneficio. Ecco un elenco di piante che “adorano” questo concime naturale:

  • Ortensie: amano i terreni leggermente acidi, e i fondi di caffè possono intensificare il loro colore blu.

  • Azalee e camelie: queste acidofile traggono beneficio da un terreno più ricco e ben drenato.

  • Rododendri: migliorano nella fioritura e nella resistenza se concimati con moderazione.

  • Rose: si crede che il caffè aumenti la produzione di boccioli, oltre a tenere lontani alcuni insetti.

  • Pomodori: attenzione alla quantità, ma con il giusto bilanciamento possono crescere più vigorosi.

  • Carote e ravanelli: un terreno più friabile grazie al caffè li aiuta a svilupparsi meglio in profondità.

Anche alcune piante da appartamento, come le felci, possono beneficiarne, purché si usi con moderazione e si tenga sotto controllo l’umidità.


Come utilizzare i fondi di caffè

Per sfruttare al meglio i fondi di caffè nel giardinaggio, è importante seguire alcune semplici indicazioni:

  • Asciugare completamente i fondi prima di conservarli, per evitare la formazione di muffe

  • Mescolarli con il terriccio prima di piantare, per migliorare la struttura del suolo

  • Spargerli a piccole dosi intorno alla base delle piante, evitando il contatto diretto con i fusti

  • Aggiungerli al compost, dove si integrano perfettamente con altri scarti organici

  • Utilizzarli ogni due o tre settimane, non più spesso, per evitare un’eccessiva acidificazione del terreno

Un errore comune è usarli come fossero terriccio puro: meglio considerarli come un integratore. Inoltre, non tutti i tipi di caffè sono uguali. Quello in capsule, ad esempio, spesso contiene additivi o residui di plastica: meglio puntare su fondi naturali, provenienti da moka o caffettiere a filtro.


Precauzioni e consigli utili

Sebbene i fondi di caffè siano benefici per molte piante, è importante non esagerare. Un uso eccessivo può portare a un’eccessiva acidificazione del terreno o alla formazione di una crosta superficiale che impedisce l’assorbimento dell’acqua. Inoltre, alcune piante, come le orchidee, potrebbero non tollerare bene l’aggiunta di caffè al terreno.

Non perdetevi anche gli altri utilizzi possibili dei fondi di caffè

Ultimo aggiornamento il 22 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Le piante possono dormire? Scopri i loro ritmi segreti

Le piante dormono

Di notte chiudono le foglie, rallentano la fotosintesi e sembrano “riposare”. Ma è davvero sonno? Le piante seguono ritmi precisi, scanditi dalla luce, dal buio e persino dalla Luna. Un viaggio affascinante nella cronobiologia vegetale, la scienza che studia il tempo delle piante.


Le piante dormono? La risposta è più complessa di quanto sembri

Non hanno occhi per vedere né cervello per pensare, eppure le piante percepiscono il passare del tempo e rispondono con precisione a cicli quotidiani, lunari e stagionali. È quello che studia la cronobiologia vegetale, una disciplina che rivela comportamenti sorprendenti del mondo verde.


Movimenti notturni: quando le foglie si piegano per dormire

Avete mai notato che alcune foglie si chiudono o si abbassano al calar del sole? Questo comportamento si chiama nictinastia. È un movimento “programmato” per proteggere le foglie, conservare energia e ottimizzare la fotosintesi. Non è sonno come lo intendiamo noi, ma una forma di riposo attivo.

ritmi segreti delle piante
Scoprite i ritmi segreti delle piante

L’orologio interno delle piante: come funziona

Le piante possiedono un orologio circadiano, un meccanismo biologico interno che regola le funzioni quotidiane: apertura degli stomi, produzione di zuccheri, fioritura.

Questo orologio è sincronizzato con la luce del giorno, ma funziona anche al buio. È la prova che le piante sentono lo scorrere del tempo.


Ritmi lunari e stagionali: le piante seguono anche la Luna

Alcune piante mostrano comportamenti legati ai cicli lunari, come la germinazione o la produzione di resine. Anche i ritmi stagionali sono codificati geneticamente: sanno quando è il momento di perdere le foglie, fiorire o rallentare il metabolismo.

Tutto senza un cervello, ma con una precisione straordinaria.


Cosa ci insegna la cronobiologia vegetale

Capire i ritmi delle piante ci aiuta a coltivarle meglio, a proteggerle e a rispettare i loro tempi naturali, soprattutto in agricoltura e nei giardini urbani. Ma ci ricorda anche una cosa fondamentale: nella natura tutto è ritmo, e ogni forma di vita segue il proprio tempo.


Condividi il battito nascosto del mondo verde

Le piante non dormono come noi, ma seguono un ritmo preciso, silenzioso e meraviglioso. Condividi questo articolo per far scoprire anche ad altri il segreto del loro “sonno vegetale”.

Altre curiosità dal mondo della natura

Tante domande che vi sarete fatti e a cui cercheremo di rispondere:

Ultimo aggiornamento il 21 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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Quali sono i cibi che fanno bene ai capelli: la guida completa per una chioma sana e splendente

Capelli spenti, fragili o che cadono più del solito? La soluzione potrebbe trovarsi a tavola. Spesso ci concentriamo su shampoo miracolosi o trattamenti costosi, dimenticando che la vera bellezza dei capelli parte dall’interno, con ciò che mangiamo ogni giorno.

Alcuni cibi sono veri e propri alleati della nostra chioma: ricchi di proteine, vitamine e minerali essenziali, favoriscono la crescita, prevengono la caduta e migliorano la struttura del capello. In questo articolo scopriamo quali sono i cibi che fanno bene ai capelli e come integrarli facilmente nella dieta quotidiana.

Quali sono i cibi che fanno bene ai capelli

I capelli riflettono il nostro stato di salute generale, e l’alimentazione gioca un ruolo cruciale nel mantenerli forti, lucenti e in salute. Una dieta equilibrata, ricca di nutrienti essenziali, può prevenire la caduta, favorire la crescita e migliorare la qualità della chioma.​

I nutrienti chiave per capelli forti e sani

Proteine

I capelli sono costituiti dal 90% da cheratina, una proteina fibrosa che costituisce anche peli ed unghie ed è prodotta naturalmente dal nostro organismo. Ma può essere compromessa da fattori esterni o da fattori interni al corpo.

E come ogni materiale da costruzione, anche la cheratina ha bisogno di materie prime per essere sintetizzata: le proteine alimentari.

Una dieta povera di proteine, anche se ricca di altri nutrienti, può compromettere la forza e la crescita dei capelli, rendendoli fragili, opachi e soggetti alla caduta. Per questo, chi vuole prendersi cura della propria chioma non può permettersi di trascurarle.

Le migliori fonti proteiche da includere ogni giorno:

  • Uova: ricche di aminoacidi essenziali e biotina, alleata della crescita
  • Legumi: lenticchie, fagioli e ceci sono ottime alternative vegetali, perfette anche per chi segue una dieta vegetariana
  • Pesce azzurro e salmone: combinano proteine nobili e acidi grassi omega-3, preziosi per il cuoio capelluto
  • Carni magre: pollo e tacchino forniscono proteine ad alto valore biologico senza appesantire
  • Tofu e tempeh: opzioni versatili per integrare le proteine in chiave vegetale

Vitamine

Sono tra i nutrienti più preziosi per chi sogna capelli sani, forti e luminosi. Agiscono a livello cellulare, nutrendo i follicoli, proteggendo dalle aggressioni esterne e sostenendo la produzione di cheratina, la proteina che costituisce la fibra del capello.

Quando l’organismo è carente di una o più vitamine essenziali, i capelli sono spesso i primi a ‘lanciare l’allarme’. Così diventano opachi, più fragili, e tendono a cadere più facilmente.

Una dieta varia e ricca di micronutrienti è fondamentale per la salute della nostra chioma.

  • Vitamina A: favorisce la produzione di sebo, mantenendo il cuoio capelluto idratato. Si trova nelle carote, nella zucca, nelle patate dolci e negli spinaci
  • Vitamina C: antiossidante che aiuta nella produzione di collagene, è essenziale per la struttura dei capelli e lo trovate negli agrumi, nei kiwi, nelle fragole, e nei peperoni
  • Vitamina E: migliora la circolazione del cuoio capelluto, aiutando a nutrire i follicoli e la trovate in avocado, mandorle, nocciole, semi di girasole
  • Vitamina D: può aiutare nella creazione di nuovi follicoli piliferi. Prediligete pesce grasso, funghi, e se possibile, una ben protetta esposizione al sole
  • Vitamine del gruppo B ed in particolare la biotina: sono essenziali per la crescita dei capelli e le trovate nei cereali integrali, nelle uova e nell’avocado, nel lievito di birra

Minerali

  • Ferro: aiuta i globuli rossi a trasportare ossigeno ai follicoli piliferi. Fonti: carne rossa, spinaci, legumi
  • Zinco: contribuisce alla crescita e riparazione dei tessuti capillari. Fonti: ostriche, semi di zucca, lenticchie
  • Selenio: protegge i follicoli dai danni ossidativi. Fonti: noci del Brasile, pesce, cereali integrali.
  • Acidi grassi come omega-3, che nutrono il cuocio capelluto e supportano la crecita della chioma, e che trovate nel pesce e nei semi oleosi come semi di lino e noci

Gli omega-3 nutrono i capelli e supportano la salute del cuoio capelluto. Fonti: salmone, semi di lino, noci.​

Tabella degli alimenti e loro benefici per i capelli

In b reve ecco per ogni alimento i nutrienti principali ed i benefici che hanno sui capelli.

Alimento Nutrienti principali Benefici per i capelli
Salmone Proteine, omega-3 Nutre i follicoli, migliora la lucentezza
Uova Biotina, proteine Rafforza la struttura del capello
Spinaci Ferro, vitamina C Previene la caduta, stimola la crescita
Noci Selenio, zinco Protegge dai danni ossidativi
Lenticchie Proteine, ferro Supporta la crescita e la forza
Avocado Vitamina E, azcidi grassi Idrata e migliora l’elasticità
Carote Vitamina A Mantiene il cuoio capelluto sano

La dieta ideale per capelli sani

Una dieta per capelli sani e luminosi, è rappresentare da una piramide alimentare tipo la piramide mediterranea, in cui so o presenti i vari gruppi alimentari e i nutrienti-chiave per la salute dei capelli.

Menù per integrare questi cibi nella dieta quotidiana

Aggiungete sempre al vostro menù settimanale alcuni cibi che siano fonte di proteine e vitamine A, C,D e B7, ed omega-3 come in questo  esempio di schema di menù giornaliero:

Colazione: 1 yogurt greco + frutta fresca a pezzi + 1 manciata di semi di lino
Pranzo: insalata di spinaci con filetto di salmone alla griglia + 1 avocado
Spuntino: 1 manciata di noci o mandorle
Cena: zuppa di lenticchie + carote al forno + pane integrale.

Fonti scientifiche

Per scrivere questo articolo ci siamo consultati con i seguenti articoli scientifici che sostenessero alcune indicazioni date:

Altri cibi importanti per la salute

Scorpi altri cibi importanti per la tua salute e la bellezza naturale:

 

Ultimo aggiornamento il 21 Maggio 2025 da Rossella Vignoli

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