La dematerializzazione di documenti e denaro è ormai una solida realtà, con una forte ripercussione sulla organizzazione e gestione della vita privata e degli acquisti – ormai prevalentemente online – ma anche sull’ambiente che ci circonda: si pensi che solo per produrre una tonnellata di carta servono 15 alberi, mentre la plastica, quella delle carte…
Reso molto popolare dalla sua grande capacità imitativa, il merlo indiano è un animale curioso e socievole. In natura vive all’interno delle foreste soprattutto nelle aree tropicali asiatiche.
Il merlo indiano (nome scientifico Gracula religiosa Linnaeus) è un uccello caratterizzato da un manto lucido e nero e dal carattere socievole.
Conosciuto anche come maina o gracula, appartiene alla famiglia degli Sturnidi a sua volta parte dell’ordine dei Passeriformi. Originariamente proviene da aree tropicali asiatiche, come lo Sri Lanka, le Filippine, il Pakistan, l’Indonesia, l’India e la Malesia. Le varie specie possono migrare in cerca del caldo evitando le zone più deserti.
Gli esemplari di questa specie, infatti, amano le zone verdeggianti. In natura questi merli vivono in stormi e si mantengono in contatto per mezzo di fischi più acuti o bassi.
Tra le 32 diverse specie se ne riconoscono alcune stanziali e altre migratorie. Queste ultime tendono a spostarsi verso i tropici solo durante i periodi invernali. Prima dell’eventuale adozione di uno di questi esemplari è importante conoscerne pregi e difetti e sincerarsi della capacità di gestione.
Merlo indiano aspetto
Questo volatile presenta un piumaggio di colore nero brillante e un capo di grosse dimensioni. La coda è corta mentre il becco è robusto. Ai lati del capo si trovano due piccole escrescenze carnose, le canuncole, che sono protese all’indietro.
Spesso il colore giallo delle caruncole e del becco contribuisce a ravvivare il nero uniforme del piumaggio di questi volatili. Questo uccello è onnivoro ma tende a preferire soprattutto i frutti carnosi. Talvolta può nutrirsi anche di semi e di insetti.
Merlo indiano: è un volatile in grado di riprodurre suoni, tra cui anche la voce umana.
Merlo indiano carattere
La gracula è un animale intelligente, molto curioso socievole. Nonostante il suo aspetto e il colore nero del piumaggio, tende ad essere vivace e anche divertente grazie alle sue capacità imitative. Gli esemplari cresciuti in cattività tendono a presentare un’ottima capacità di imitare suoni e voci. Alcuni sono in grado di riprodurre perfettamente la voce umana.
Dedicando tempo e pazienza all’esercizio, questi animali sono rapidamente in grado di apprendere e replicare i suoni. Per quanto divertente, questo uccello rischia di arrecare disturbo per i suoi fischi molto acuti.
Come per i pappagalli, è opportuno scegliere questo animale domestico solo se gli si può garantire un buon numero di ore in compagnia. Inoltre, è bene assicurarsi che non sia motivo di fastidio per i vicini.
Merlo indiano sistemazione
Dato lo stato di cattività a cui viene costretto, è fondamentale garantire al merlo le migliori condizioni di vita possibili. Bisogna infatti considerare che in natura questi volatili abitano le foreste e hanno a disposizioni grandi spazi e libertà. Nel rispetto delle loro esigenze etologiche, è necessario optare per una gabbia molto ampia e confortevole.
All’interno della voliera è preferibile inserire rami o piccoli alberi che riproducano alcune caratteristiche dell’habitat originario. Sul fondo vanno collocati giornali o altri supporti da sostituire quotidianamente per garantirne la pulizia.
Per la gracula è preferibile garantire una buona esposizione alla luce solare e la presenza di acqua fresca. La posizione della gabbia all’interno della casa è un aspetto altrettanto significativo per il benessere di questo volatile.
Poiché ama la compagnia, è bene sistemarlo in una zona abbastanza frequentata in cui possa godere della presenza dei suoi compagni umani.
Merlo indiano: noto come gracula o maina, è un animale socievole e molto intelligente.
Merlo indiano quanto vive
Gli esemplari domestici hanno una buona aspettativa di vita. Questi compagni longevi possono, infatti, vivere fino a 15-20 anni se cresciuti in buone condizioni. In alcuni rari casi può sfiorare i 30 anni di età. In natura, invece, solitamente non superano i 10 anni. Per garantire una lunga vita a questi volatili, è importante assicurare una dieta correttamente bilanciata.
Evitare di isolare l’animale e fornirgli spazi adeguati alle sue esigenze etologiche è necessario per favorirne il pieno benessere.
Merlo indiano prezzo
Chi vuole adottare questi volatili spesso deve rivolgersi direttamente agli allevatori. In alternativa, possono essere venduti da importatori in grado di certificare la vendita degli uccelli secondo le normative previste dalla legge. Solitamente l’acquisto di questo volatile può costare intorno ai 1000 euro.
Nel caso di un prezzo inferiore è bene sospettare che possano essere state trasgredite delle norme. Pertanto è sempre preferibile rivolgersi a soggetti affidabili e certificati. Se si è in dubbio, meglio chiedere consiglio ad un veterinario.
D’altra parte è bene tener conto di come questo volatile in natura sia estremamente indipendente e abituato ad ambienti molto vasti e selvaggi. La riduzione in cattività rappresenta, quindi, pur sempre una privazione drastica della sua libertà e del suo benessere.
Ultimamente si parla tanto di rigenerazione urbana ma siete sicuri di sapere di che si tratta? Tutte le azioni focalizzate alla riqualificazione di uno spazio, magari in disuso o molto degradato, non necessariamente solo a in senso fisico, ma anche a livello sociale ed ambientale, all’interno della città. La riqualificazione pone anche una particolare attenzione alla sostenibilità ed alla bioedilizia. Vediamo meglio di che si tratta e alcuni esempi concreti in cui è stata applicata con successo.
Cosa si intende con rigenerazione urbana
Si tratta di un processo di riqualificazione di aree urbane già costruite, degradate o in stato di semi-abbandono, caratterizzate da bassi valori immobiliari. In inglese è noto come urban renewal ed il suo obiettivo è creare una zona con nuove infrastrutture ed edifici di qualità per renderla più abitabile e piacevole, fornire alloggi a basso costo ad una fascia di popolazione a basso reddito e promuovere la coesione sociale e la sicurezza del quartiere.
Si porta avanti con diverse azioni, dalle politiche urbanistiche indirizzate al recupero ed alla riqualificazione di questi spazi cittadini, al finanziamento del progetto, fino alla sua costruzione. Ed è vista in diversi programmi di riqualificazione del territorio come un ottimo rimedio al degrado urbano e sociale di determinate aree urbane.
In genere, le operazioni di rinnovamento urbano hanno luogo in luoghi che urbanisti e governi locali considerano ‘baraccopoli’ o con infrastrutture di bassa qualità o senza, e che stanno vivendo una fase di degrado urbano. Lo sviluppo può assumere la forma di nuove attività commerciali, residenze o servizi.
Aspetti negativi della riqualificazione urbana
Il rinnovamento di zone degradate in città ad alta densità abitativa spesso si trasforma un una strategia speculativa per rendere più proficue aree con bassi valori immobiliari e aumentare le entrate fiscali.
Questi programmi di rinnovamento sono molto controversi perché spesso hanno come risultato quello di allontanare le fasce di abitanti a basso reddito e le minoranze nelle aree interessate dalla riqualificazione. Le nuove costruzioni che avrebbero dovuto fornire case a prezzi accessibili sono state invece edifici commerciali di lusso e parchi, accessibili grazie ad una nuova rete di mezzi pubblici. Inoltre, c’è la sensazione che alcune zone ad alto potenziale, ma degradate da anni, siano state delimitate negli anni per impedire investimenti.
Qual è il significato della rigenerazione urbana
Questi interventi comprendono attività di recupero delle infrastrutture e dei servizi, ampliano situazioni in cui è presente una limitazione alla fruizione del territorio e danno maggior tutela alla sostenibilità ambientale.
Rigenerare un quartiere o un’area cittadina permette alla comunità di riappropriarsi e di rinnovare gli spazi, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica ed ambientale.
L’obiettivo è di contribuire a rendere le città più sostenibili e più a misura d’uomo, contrastando il frenetico ed indiscriminato ricorso al consumo di suolo edificabile, una tendenza sempre più forte, che ha ricadute pesanti sull’equilibrio geo-morfologico e rende più vulnerabili le aree davanti a rischi di dissesto idro-geologico.
Cosa si può fare con la rigenerazione urbana
Le iniziative di rigenerazione in concreto seguono varie linee, attraverso progetti specifici ed investimenti mirati e dedicati. Si parte dal:
creare nodi di trasporto pubblico
creare nuove aree verdi e parchi pubblici
recuperare zone edificabili in disuso
migliorare l’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente
trasformare quartieri degradati ed obsoleti in aree economicamente produttive per la comunità
promuovere housing sociale e co-housingper fare fronte a situazioni di disagio abitativo
riqualificare fisicamente edifici pubblici e privati sempre tenendo conto del patrimonio culturale
che rappresentano
dedicare incentivi economici per incoraggiare le attività imprenditoriali
Come si fa rigenerazione urbana
Questo processo non ha regole universali e predefinite e deve adattarsi ad ogni specifica situazione.
Avviene, infatti, attraverso il recupero creativo e moderno delle zone edificate che sono in disuso e poco sfruttate,. Queste zone sono riqualificate nel rispetto della sostenibilità ambientale, incentivando l’uso di materiali eco-compatibili e di risorse energetiche rinnovabili.
Gli attori coinvolti non sono solo esperti e lavoratori esperti in campo edilizio, bensì tutte le componenti sociali e realtà associative. Pensiamo, ad esempio, alle cooperative attive in un contesto locale, ed a gruppi di volontariato o associazioni locali.
Questa rigenerazione può essere anche veicolo di:
promozione di politiche di inclusione sociale, e propulsore dell’occupazione e del coinvolgimento dell’imprenditoria locale
occasione per dare alle città un aspetto nuovo, rilanciandone quindi l’immagine sul territorio
motivo di rivalutazione culturale, economico e sociale con attenzione agli aspetti ambientali
Quando nasce la rigenerazione urbana
In realtà, questo concetto visto come moderno, ha radici antiche. Nasce in Inghilterra in età vittoriana, come tentativo di risolvere e migliorare le pessime condizioni di vita nelle città diventate insalubri ed invivibili a causa dall’industrializzazione sfrenata e senza regole, legata ad un liberismo economico ancora poco normato.
Un fenomeno simile, ma nato da esigenze diverse, si verificò nel 1853 in Francia, quando Napoleone III assunse il Barone Haussmann per la riqualificazione estetica di Parigi, processo che ebbe un enorme impatto sulla storia della città e sul suo aspetto, oltre che sulla sua impostazione urbanistica.
Tutt’oggi, la rigenerazione urbana di aree cittadine è una tecnica molto diffusa ed utilizzata tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Viene spesso attuata in occasione di eventi di rilevanza mondiale che hanno sede in queste nazioni per dare nuova vita ad interi quartieri. Pensiamo all’Expo di Milano o alle Colombiadi di Barcellona.
Qual è la normativa per la rigenerazione urbana
La legislazione nazionale e regionale sta lasciando largo spazio alla rigenerazione urbana. A livello centrale, il DL 18 aprile 2019, n.32, meglio noto come decreto ‘Sblocca cantieri’, comporta ‘disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici’.
Eco-distretto di Hammarby, Stoccolma
Il decreto è uno strumento del Governo per opporsi al consumo di suolo, ed è a favore della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente incentivandone la razionalizzazione, promuovendo e agevolando la riqualificazione di aree urbane degradate.
Più recentemente, la nuova Legge di Bilancio 2020 ha previsto, per gli anni dal 2021 al 2034, l’assegnazione ai comuni di 8,5 miliardi di euro destinati a progetti volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, ed al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale.
Qual è la differenza tra riqualificazione e rigenerazione urbana
Il recupero delle zone edificate in disuso o fatiscenti per dare loro nuova vita può essere fatto attraverso il rinnovamento edilizio, prestando attenzione alla sostenibilità ambientale e utilizzando materiali eco-compatibili, con l’obiettivo ultimo di limitare il consumo di territorio.
La rigenerazione è un concetto a 360° che non tiene solo conto della riqualificazione. L’idea è dil dare nuova vita alle comunità, affinché possano riappropriarsi di questi spazi rigenerati, raggiungendo una migliore qualità di vita, sia a livello sociale che economico.
Alcuni esempi di rigenerazione urbana
Gli esempi di questo tipo si trovano già in varie città europee e in alcuni Paesi extra-europei, e sono in particolare opere di costituzione di eco-distretti all’interno di grandi aree metropolitane.
Questi interventi di rigenerazione urbana possono essere riassunti in tre elementi principali:
il modello della città dei 15 minuti, che prevede il ripensamento della mobilità e della gestione degli spazi urbani secondo il quale, tutti i punti nevralgici della città devono essere raggiungibili in 15 minuti massimo
il concetto di economia circolare, per la rilevanza assunta dal riuso e della gestione intelligente dei rifiuti
il ruolo dei distretti energetici positivi (PED) in cui assumono sempre più importanza le fonti energetiche rinnovabili.
Il tutto orientato alla smart city ossia il luogo dove digitalizzazione, intelligenza e sostenibilità ambientale devono andare di pari passo.
Eccone alcuni esempi.
Confluence, Lyon. Il più grande progetto di rinnovamento urbano post-industriale in Europa, in un quartiere fino al 2009 occupato principalmente dalla stazione del mercato di Perrache e da terreni incolti. L’idea principale del piano era quella di raddoppiare le dimensioni del centro di Lione tra i fiumi Rodano e Saône. Il quartiere si estende su 150 ettari, e presenta un’imponente architettura moderna e concetti innovativi di riprogettazione, tra cui appartamenti di lusso, spazi lavorativi e parchi, tutti costruiti con vista sul fiume. Uno degli edifici, La Sucrière, ospita eventi sociali e mostre d’arte contemporanea. Nell’area si trovano un centro commerciale e piccoli negozi, oltre a bar e bistrot. Il progetto è guidato da una società pubblica di riqualificazione locale, la Maison de La Confluence.
Mercato di Santa Caterina, Barcellona. Questo progetto ha trasformato completamente il vecchio mercato rionale ottocentesco di Barcellona diventando, dall’anno della sua inaugurazione, il 2005, uno dei luoghi più amati dai cittadini. Oggi il mercato di Santa Caterina stupisce per l’irregolarità della copertura e per l’effetto pixelato del tetto realizzato con l’utilizzo di piastrelle colorate in ceramica, che attira l’attenzione per i diversi colori che sono stati utilizzati, con il chiaro intento di omaggiare Gaudì.
Vauban, Friburgo. L’eco-quartiere residenziale di Vauban, a Friburgo, nel sud della Germania, è uno dei migliori esempi al mondo di vita urbana sostenibile. Creato a metà degli anni ’90 attraverso un processo decisionale cooperativo, è stato inaugurato nel 2000, diventando un modello di pianificazione ambientale olistica ed ecologica. Si è infatti sviluppato a partire da una comunità occupata abusivamente che non voleva essere rimossa. Progettato intorno al trasporto ecologico, considerato fonte del maggior impatto ecologico e difficile da ridurre, limita l’accesso delle auto e impone solo al bici ai residenti che possono parcheggiare in un lotto comunitario ai margini del quartiere. Si basa su una rete capillare d’infrastrutture pubbliche come piste ciclabili, trasporto efficiente e altamente connesso, scuole, uffici, centri commerciali, tutti raggiungibili a piedi.
Borneo-Sporenburg, Amsterdam. A 15 minuti di bicicletta dal centro di Amsterdam sorge un quartiere residenziale nel quale, due grandi bacini portuali che ospitano diverse abitazioni, sono collegati tra loro tramite due ponti che ricordano la schiena di un drago. Tutte le abitazioni si sviluppano su 3 piani e affacciano sui canali, mentre intorno ci sono spazi verdi e piccoli caffè in cui incontrarsi.
Eco-distretto di Hammarby, Stoccolma. Qui, la produzione di energia proviene da un mix di rinnovabili, prevalentemente fotovoltaico, e biogas derivato dal trattamento dei rifiuti. Il fabbisogno energetico medio degli edifici è di 72 kWh/m 2 e circa il 47% di tale fabbisogno deriva dai rifiuti domestici. Il risultato ottenuto sono bassi consumi di energia e una riduzione delle emissioni di CO 2 del 65%. In aggiunta, il trasporto pubblico è super efficiente e in molti casi gratuito, fattore che scoraggia l’uso di auto da parte dei cittadini.
Nuovo quartiere della Confluence, Lione
Rigenerazione urbana 2023
I programmi proponibili nel 2023 dovranno rientrare nelle tre macro-aree sotto indicate:
Sicuro, verde e sociale: programma per la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica, per complessivi attivo per il periodo 2021-2026.
Piani urbani integrati, attivo per gli anni dal 2021 al 2024.
Risanamento urbano, attivo nel periodo 2021-2024
Possono essere proposti per il 2023 e devono essere finalizzati all’incremento dell’offerta di nuovi alloggi grazie al recupero di immobili degradati, dismessi o confiscati o attraverso l’acquisto sul mercato di edifici residenziali già disponibili.
Questo è possibile riqualificando gli spazi pubblici di pertinenza, con particolare riferimento alla valorizzazione delle aree verdi ed all’ecosostenibilità ed all’autosufficienza energetica o comunque con un forte orientamento alle fonti rinnovabili.
La rigenerazione urbana e il PNRR
Ben 3300 milioni derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono stati destinati dal ministero ai circa 300 comuni sopra i 15 mila abitanti che non sono capoluoghi di provincia né città metropolitane.
Questi fondi dovranno essere utilizzati per progetti che riguardano la rigenerazione urbana e l’housing sociale per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale e a migliorare la qualità del decoro urbano.
L’investimento può riguardare diverse tipologie di azione:
manutenzione per il riutilizzo e la rifunzionalizzazione di aree pubbliche e strutture pubbliche.
demolizione di opere abusive eseguite da privati
miglioramento del decoro urbano, del tessuto sociale e ambientale
sviluppo di servizi sociali e culturali, educativi e didattici
promozione di attività culturali e sportive
interventi per la mobilità sostenibile
I progetti di rigenerazione urbana in Italia
Su tutto il territorio italiano stanno nascendo progetti di rigenerazione urbana, vista ormai come motore di crescita socio-economica del paese.
Cosenza: progetto ‘Rigeneration City’: prevede la riqualificazione dell’area del quartiere Casali nel centro storico di Cosenza attraverso l’integrazione fra interventi di diversa natura che riguardano: il Palazzetto dello sport, il Vallone di Rovito, con il monumento dedicato ai fratelli Bandiera, il Museo dei Brettii e degli Enotri, e l’immobile attualmente occupato dal Comando dei Vigili urbani, in via Bendicenti.
Padova: il ‘Castello da carcere’ verrà riconvertito a centro culturale. La struttura venne adibita a carcere da Napoleone nel lontano 1805, per poi essere trasformata in Casa di pena dagli austriaci e poi inserita, da oltre 150 anni, nel sistema carcerario prima della Monarchia Sabauda, poi della Repubblica italiana. Oggi, gli interventi di valorizzazione e restauro lo trasformeranno in un grande centro culturale. In esso troveranno spazio molti pezzi della Collezione Bortolussi, una delle più grandi raccolte europee di design, un grande spazio espositivo per il design e l’arte contemporanea ed una specifica sezione museale dedicata al Trecento padovano.
Lecce: il Complesso degli Agostiniani scalzi così come l’attigua chiesa barocca conosciuta anche come ‘Santa Maria di Ognibene’ prenderanno nuova vita grazie ad un restauro che vedrà coinvolte anche le aree recintate del giardino nel quale ci sono le strutture di vecchi ambienti di servizio nel tempo adibite a depositi e sartoria militare. Questo complesso monumentale, anche in coerenza con un programma di rilancio della cultura della Regione Puglia, diventerà un Polo Culturale della lettura e della storia della Città, a servizio della comunità, destinato alla socializzazione e all’inclusione, alla coesione sociale, all’apprendimento continuo, all’innovazione, al tempo libero, alla sensibilizzazione ambientale ed alla partecipazione cittadina.
Novara: la caserma Passalacqua verrà trasformata nello ‘Spazio Nova’, un centro di aggregazione giovanile dal respiro più ampio con l’idea di diventare un vero e proprio hub sociale, un luogo di partecipazione responsabile dotato di uno spazio fisico accogliente ed evoluto, con infrastrutture digitali e servizi gratuiti a disposizione dei cittadini e soprattutto dei giovani, ma anche un crocevia di esperienze, di idee, progetti e professionalità.
Pesaro: ‘Decumano carbon-free’ ossia la proposta di azioni integrate per la rigenerazione della porzione nord del centro storico di Pesaro che, al di fuori dei suoi assi urbani principali (cardo e decumano di antica memoria romana da cui prende il nome il progetto), è caratterizzato da fenomeni di abbandono e deperimento del patrimonio edilizio storico. La riqualificazione del centro storico prevederà interventi abitativi di tipo popolare e calmierato sia di edilizia residenziale per artisti, studenti e professionisti per creare un ecosistema favorevole allo sviluppo economico e culturale della città ed una quota di posti letto per favorire il turismo.
Volterra: il ‘Teatro stabile nel carcere di Volterra’ già nel 2001 fu costituito nella Casa di Reclusione di Volterra. Sulla scia di tale esperienza pilota, l’obiettivo di rigenerazione mira ora all’istituzione un teatro stabile all’interno del carcere di Volterra aperto al pubblico esterno, per dare immediato lavoro ai detenuti formati dai corsi già attivati nel carcere e a numerosi giovani del territorio, per ospitare spettacoli e iniziative culturali.
Livorno: il Complesso delle Terme del Corallo, con l’annesso lussuoso Hotel Corallo, è un raffinato esempio di architettura e stile liberty, realizzato nell’area dove venne scoperta una polla d’acqua minerale con benefici effetti salutari. Il primo intervento ha riguardato il recupero del parco, con nuova destinazione a giardino pubblico e successivamente si sta mettendo in atto una ristrutturazione degli interni per salvaguardarne i decori e le strutture artistiche per poi riconvertire le varie sezioni in a spazio polifunzionale per mostre e convegni.
Bari: San Paolo 2030 è il piano di rigenerazione urbana fisica e immateriale attraverso l’arte pubblica che interesserà il quartiere San Paolo. L’obiettivo di tale ambizioso progetto è quello di migliorare la qualità di vita per gli abitanti attraverso una maggiore sensibilizzazione verso i temi dell’integrazione sociale, della consapevolezza ambientale e soprattutto della cultura espressa attraverso forme di arte pubblica o arte urbana.
La rigenerazione urbana nella regione Lombardia
Il primato per i progetti di rigenerazione urbana in Lombardia spetta a Milano.
Darsena. In occasione dell’Expo 2015 si è rinnovato e riaperto vari luoghi simbolo. Questo intervento ha compreso la trasformazione di Piazza XXIV Maggio in una grande area pedonale, la creazione di uno specchio d’acqua navigabile e un nuovo mercato. Inoltre, è stata effettuata anche la riapertura del canale del Ticinello e sono stati restaurati due ponti.
Riqualificazione di Porta Nuova. Si tratta di uno dei più vasti interventi di rigenerazione urbana e architettonica europei, il quartiere a carattere terziario che si estende nella zona della
stazione di Milano Porta Garibaldi. L’obiettivo del progetto è quello di ricucire i quartieri di Porta Nuova, Porta Garibaldi e Isola, con ampie zone degradate e rovine risalenti alla seconda guerra mondiale. Oltre alla realizzazione di numerosi grattacieli ad uso ufficio e residenziale, Torre Unicredit, Torre Solaria, Torre Diamante, Bosco verticale, il progetto ha previsto l’integrazione con la rete di trasporto locale e metropolitano e numerosi percorsi ciclabili, spazi versi, passeggiate pedonali e ampi spazi pubblici lastricati.
Progetto CityLife. Il complesso trasforma l’area dell’ex-fiera di Milano, liberata in seguito al trasferimento delle attività fieristiche nel nuovo polo di Rho-Pero. L’intervento è caratterizzato dall’introduzione di un’area pedonale, la più ampia della città, e una delle maggiori in Europa, la realizzazione di un parco pubblico, il secondo per estensione, e moderni complessi residenziali, pur diminuendo la cubatura totale.
Riqualificazione di Porta Nuova
La rigenerazione urbana in Lazio
Anche nel Lazio, negli ultimi anni, sono stati proposti ed attuati diversi progetti per riqualificare aree dismesse della capitale e delle altre città della regione.
Santa Maria della Pietà, Casal Palocco e Tor Bella Monaca
Campo Urbano, vincitore del concorso Reinventing Cities del network C40, è volto alla riqualificazione e rigenerazione dell’area della stazione ferroviaria Roma Tuscolana. L’intento è quello di creare un green ring, ossia uno spazio pedonale e per il trasposto sostenibile in linea con il modello della “città in 15 minuti”, che immagina una città in cui ognuno possa trovare tutto ciò di cui ha bisogno per la sua vita quotidiana entro 15 minuti dalla propria abitazione. Qui si vorrebbero aumentare del 90% le aree verdi, riqualificare vecchi edifici e costruirne di nuovi ma rispettando lo standard LEED, che è la certificazione attestante l’eco compatibilità di un edificio, valutando elementi quali l’efficienza energetica o le emissioni di CO 2 prodotte. Tra le nuove strutture inserite nel progetto troviamo: nuovi negozi, spazi di co-working, una residenza per studenti, un centro energetico che aiuterà ad alimentare in modo sostenibile il Campo Urbano.
Le visciole sono frutti poco noti, ma dalle notevoli proprietà, oltre ad essere ingredienti ideali di numerose ricette. Scopriamole meglio in questa guida.
Le visciole (nome scientifico Prunus cerasus), molto simili per aspetto alle ciliegie ed alle amarene. Si caratterizzano per il sapore dolce, ma con un retrogusto acidulo e leggermente aspro.
Sono ricche di sostanze nutrizionali importanti, responsabili delle notevoli proprietà di questi frutti. Partiamo proprio da queste ultime.
Visciole: proprietà
Quali sono le proprietà delle visciole? Innanzitutto contengono melatonina, sostanza antiossidante prodotta in modo naturale dalla ghiandola pineale presente nel cervello. Si tratta della sostanza responsabile della regolazione dei cicli sonno-veglia. Introducendo questa sostanza si può, quindi, favorire un’azione di contrasto all’insonnia. La melatonina, inoltre, permette anche di prevenire gli effetti dell’invecchiamento, grazie alla sua attività anti-infiammatoria.
Tra le sostanze antiossidanti e dall’efficacia anti-infiammatoria si trovano anche gli antociani. Sono sostanze in grado di neutralizzare sintomi dolorosi causati da artrite e altre malattie infiammatorie. Nelle visciole troviamo anche la quercetina, sostanza flavonoide in grado di prevenire le malattie cardiache e regolare i livelli di colesterolo nel sangue.
In questi frutti, inoltre, vi è un’elevata concentrazione di beta carotene. Trasformato dall’organismo in vitamina A e implicato nella prevenzione di patologie cardiache e tumorali, portare benefici anche alla pelle e agli occhi.
La pectina, fibra solubile contenuta in questi frutti in buone quantità, è responsabile del senso di sazietà e della riduzione di appetito. Favorisce, inoltre, l’abbassamento dei livelli di colesterolo LDL nel sangue e regola la quantità di zuccheri, prevenendo l’insorgenza di patologie cardiache e diabete. Esse sono rinomate anche per la presenza di vitamina C, che si concentra soprattutto nella buccia esterna, come le altre sostanze nutritive.
Visciole ricette
Oltre a consumare direttamente i frutti freschi, le visciole si prestano come ottimo ingrediente in cucina. Si possono preparare, infatti, sciroppi, marmellate, frutta candita e sciroppata, vino e succhi a base di questi frutti.
Si prestano, quindi, ad essere consumate come guarnizione o in accompagnamento ai dolci. Vediamo quali sono le più popolari.
Le visciole possono essere usate anche nella preparazione di liquori
Marmellata di visciole
Per preparare la marmellata occorrono:
1 kg di zucchero
400 grammi di visciole
Per procedere alla preparazione bisogna innanzitutto lavare i frutti, dopo aver eliminato il picciolo, quindi lasciarle asciugare su un panno pulito.
Versarle in una pentola a fondo spesso aggiungendo lo zucchero e lasciar cuocere per circa 45 minuti, mescolando di tanto in tanto per evitare che si attacchi. Terminata la cottura, utilizzare un colino per filtrare la polpa eliminando i noccioli; cuocere poi per altri 15 minuti affinché si ottenga la giusta consistenza.
Nel frattempo preparare dei vasetti di vetro sterilizzati da poter chiudere ermeticamente, in cui andrà versata e conservata la marmellata.
Preparando la marmellata di visciole
Vino di visciole
Per produrre artigianalmente questo vino basta miscelare 600-700 grammi di zucchero con 1 kg di frutti maturi (generalmente raccolti a luglio) e 1 litro di vino sangiovese, lasciando a fermentare all’interno di contenitori di vetro con chiusura ermetica a temperatura ambiente per circa 90 giorni.
Nell’arco di questo periodo si rimescola il composto almeno una volta al giorno per poi lasciarlo decantare durante i mesi invernali. Il vino così ottenuto è un ottimo vino da dessert e può essere consumato entro un anno, gustandolo preferibilmente a temperatura ambiente.
Visciole sciroppate
Per preparare questa frutta sciroppata in modo semplice e veloce basta riempire dei vasetti di vetro con le visciole e poi ricoprirle bene con dello zucchero semolato; lasciare quindi che lo zucchero si sciolga completamente in modo naturale trasformandosi in sciroppo.
Altre ricette con le visciole
Con questo saporito fruttino si possono tuttavia preparare tante altre ricette gustose, tipicamente di dolci. Ecco qualche esempio:
Crostata di visciole: una crostata dolce preparata con una base di pasta frolla e una farcitura di visciole e zucchero, al posto delle classiche ciliegie.
Gelato alle visciole: un gelato cremoso fatto con latte, panna, zucchero e purea di visciole.
Torta di ricotta e visciole: una torta a base di ricotta e visciole, con una consistenza morbida e cremosa.
Sorbetto di visciole: un sorbetto fresco e dissetante, fatto con purea di visciole, acqua e zucchero.
Liquore alle visciole: un liquore fatto con visciole, zucchero e alcool, da gustare come digestivo o per accompagnare i dolci.
Salsa di visciole: una salsa dolce e agrodolce fatta con visciole, zucchero e aceto, da utilizzare come condimento per carni o per accompagnare formaggi.
Tiramisù alle visciole: una variante del classico tiramisù, preparato con biscotti, mascarpone, uova, zucchero e visciole.
Crumble di visciole: anche qui, il popolare dolce british ha una variante molto stuzzicante, che utilizza questo frutto al posto delle mele.
Avevate mai pensato di fare una assicurazione bici? Negli ultimi anni, l’utilizzo della due ruote è in costante crescita. Sono infatti sempre di più le persone che si spostano in città usando questo mezzo. E non bisogna dimenticare la crescente passione per il cicloturismo, un modo per fare delle eco-vacanze in bicicletta a diretto contatto con la natura e in maniera assolutamente ben poco impattante.
Tuttavia, possono accadere incidenti, infortuni o provocare danni a terzi. Ecco perché è di fondamentale importanza stipulare una polizza assicurativa adeguata che copra tutti gli eventi di questo tipo mentre si pedala.
L’importanza di avere una assicurazione bici
Quando si utilizza la bici, bisogna considerare l’eventualità di andare incontro a dei rischi. Oltre al furto di bici non va esclusa l’ipotesi di un incidente con un altro veicolo o alla possibilità di cadere, magari facendosi anche molto male. O ancora, di andare a sbattere contro un veicolo posteggiato, rigandone la carrozzeria o far cadere un pedone.
Nonostante queste siano eventualità piuttosto comuni, circa 8 italiani su 10 non hanno una assicurazione dedicata all’uso delle due ruote. Addirittura, la metà di questi, neppure ha mai preso in considerazione questa possibilità.
L’assicurazione RC bici non è obbligatoria ma, dal 2012, è compresa nelle polizze di responsabilità civile privata.
Le regole d’oro quando si viaggia in bici
Quando si va in bici occorre adottare sempre comportamenti corretti e usare il buon senso per prevenire incidenti e danni. In particolare, i ciclisti devono:
rispettare il codice della strada
indossare sempre ilcasco per la bicicletta, della taglia giusta e correttamente allacciato sotto la gola
non usare il cellulare né per parlare né per scrivere messaggi, pena una multa, proprio come accade quando si utilizza il telefono in auto
procedere su una sola fila e mai affiancati ad altri ciclisti
essere ben visibili, con luci funzionanti ed eventualmente, anche indossando un giubbino catarinfrangente, specialmente la sera o quando c’è nebbia fitta
Cosa fare in caso di incidente in bici
Nella malaugurata ipotesi di avere un incidente mentre si pedala, a meno di non subire gravi danni (stato di incoscienza), è importante tenere i nervi saldi e procedere come segue.
Documentare il fatto, scattando foto ed eventualmente realizzando dei video, così da poter ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto
Chiedere ad eventuali persone presenti di fare da testimoni. In caso di assenso, farsi lasciare le generalità
Chiamare l’ambulanza anche se si pensa di non averne bisogno, perché spesso i danni compaiono dopo qualche ora o dopo alcuni giorni dall’accaduto
Fare la ‘Constatazione amichevole’ nel caso di incidente tra auto e bici
Chiedere l’intervento delle Forze dell’Ordine
Incidente tra bici e auto
Quando un ciclista viene investito da un’automobile, può chiedere il risarcimento del danno all’assicurazione della controparte provando che la responsabilità ricade sull’automobilista.
Incidente fra due bici
Ecco ora un esempio eclatante che dimostra quanto sia importate stipulare una assicurazione dedicata.
In caso di collisione o scontro fra due mezzi, e in mancanza di assicurazione (che per le due ruote a pedali non è obbligatoria, come invece accade per l’auto o i motocicli) occorre accertare le rispettive colpe. Bisogna sapere che colui che viene riconosciuto come diretto responsabile, è tenuto a pagare i danni.
Ovviamente, i soggetti coinvolti nell’accaduto dovranno scambiarsi le generalità. Qualora uno dei due si rifiutasse e non si riuscisse a dirimere la questione in maniera amichevole, chiamare le Forze dell’Ordine e avvalersi, se possibile, di uno o più testimoni presenti sul posto al momento dell’accaduto.
Proprio per questo è importante avere un polizza di responsabilità civile terzi che possa tutelarci in caso di sinistro, con colpa totale o parziale.
Incidente in bici a causa del manto stradale accidentato o maltenuto
Spesso, gli infortuni in bicicletta non avvengono a causa della collisione con altri mezzi, ma per via di qualche ostacolo od asperità presenti sulla strada, come una buca o un tratto di terreno sconnesso. In tal caso, il ciclista vittima deve chiedere il risarcimento all’Ente titolare della strada, che spesso è il Comune.
Bisogna comunque dimostrare di aver tenuto una condotta di guida prudente e che il pericolo, oltre a non essere visibile, non poteva essere evitato nonostante la guida attenta e giudiziosa.
Cosa copre l’assicurazione bici
L’assicurazione di responsabilità civile per biciclette copre tutti gli eventuali danni provocati a terzi quando si viaggia in bici.
Tuttavia, dalla copertura, sono escluse le seguenti casistiche.
Dolo: l’assicurazione risarcisce solo se il danno è stato fatto NON volontariamente
Negligenza: in caso di colpa grave (come l’uso del telefono durante la guida del mezzo), la compagnia assicurativa può avvalersi del diritto di rivalsa
Danni alla bicicletta: indipendentemente dal responsabile dell’incidente, al rimborso ci penserà chi ha provocato l’incidente
L’assicurazione bici copre il furto?
No, l’assicurazione RC non riguarda il furto, anche se avete legato il mezzo con il miglior lucchetto per bici sul mercato!
Dal momento che la bicicletta rientra tra gli oggetti domestici, eventualmente viene coperta dall’assicurazione sulla casa.
Ogni assicurazione ha clausole proprie in tal senso, da verificare sempre molto attentamente.
Soprattutto in città non mancano i rischi per chi circola in bici: assicurarsi è sempre più opportuno.
Una selezione delle varie assicurazioni bici
Se anche non vi era mai venuto in mente, è ormai chiaro che sottoscrivere una polizza assicurativa che vi possa coprire per danni subiti o provocati a terzi mentre siete in giro a pedalare in città o fare sport, è di fondamentale importanza.
Il mercato assicurativo offre varie polizze che coprono una serie di rischi e che riguardano sia le bici tradizionali, così come le bici elettriche. Altroconsumo, l’Associazione per la tutela e la difesa dei consumatori più diffusa in Italia, ne ha prese in esame 8, valutando le tipologie di coperture offerte. E noi ve le riportiamo.
Per la sua analisi, la rivista Altroconsumo ha valutato dei parametri a cui ha assegnato un punteggio per fare la classifica delle polizze:
Assistenza
Responsabilità Civile
Infortunio
Spese mediche
Furto
Danni accidentali
Tutela legale
Dal totale di punti complessivi ottenuti, le assicurazioni migliori sono risultate:
Tua Tua Bike (72 punti)
Groupama – Casa senza Confini, Pacchetto Bike, che non comprende il furto (70 punti)
Realer Mutua – Pedala Protetto, che non include i danni accidentali (70 punti)
Europ Assistance – Yolo, Sport sicuro in bici, che non comprende i danni accidentali (68 punti)
Sara – Bici 2 Go, Full, che non comprende i danni accidentali (68 punti)
Sempre dal medesimo test, accettabili sono invece stata ritenute queste altre assicurazioni:
Europ Assistance – Yolo, Città sicura in bici, che non comprende né il furto né i danni accidentali (59 punti)
Allianz Global Assistance – My Mobility, che non comprende né il furto né i danni accidentali (55 punti)
Europ Assistance – Yolo, Monopattino & bici, che non comprende il furto, i danni accidentali e neppure include le spese per la tutela legale (50 punti)
La maggior parte delle assicurazioni prese in esame sono di carattere generalista e non fanno quindi alcuna distinzione circa l’uso della bicicletta.
Yolo, invece, fa una distinzione di proposte a seconda dell’utilizzo del mezzo. L’opzione ‘Città sicura in bici’ copre solo gli spostamenti in città, mentre l’opzione ‘Sport sicuro in bici’ riguarda specificamente la pratica sportiva a livello amatoriale.
Altre assicurazioni bici
Oltre alle compagnie assicurative prese in esame da Altroconsumo, se ne possono prendere in considerazione anche altre, per confrontare prezzi e coperture, così da poter scegliere la soluzione più adeguata per il proprio specifico caso.
Per facilitare e velocizzare la ricerca, si possono usare anche dei comparatori online, grazie ai quali è possibile trovare le tariffe migliori e più vantaggiose per quanto riguarda mutui, assicurazioni, prestiti, tariffe internet…
Vi elenchiamo alcune polizze per fare poi la scelta assicurativa per la bici più vantaggiosa per le vostre esigenze, che non ha nessun carattere pubblicitario, ma solo informativo.
Simplesurance che, con circa 20 euro, copre furto sia della bici che di parti del mezzo, attivandalici, danni da caduta ed usura (escluso freni e pneumatici).
Prima. Propone una formula che tutela dai danni provocati involontariamente a terzi durante l’utilizzo di un monopattino elettrico o una bicicletta elettrica. I danni provocati con normali biciclette senza motore, sono invece coperti dalla garanzia ‘Danni di familiari’.
ITAS Active.. Proposta da ITAS Mutua, protegge da tutti gli imprevisti che possono verificarsi durante la pratica di varie attività sportive nel tempo libero. Il pacchetto è personalizzabile, sia nelle garanzie di copertura che nella durata. È possibile stipulare pacchetti di diverse durate (settimana, mese, trimestre) ed esiste la formula da 1 a 4 giorni, perfetta per i weekend.
Generali . Molto completa copre le spese di riparazione della bici danneggiata e, in caso di incidente grave, con decesso, corrisponde un’indennità agli aventi diritto. Inoltre, in caso di furto, Generali si fa carico della franchigia. L’assistenza è valida anche all’estero e comprende soccorso stradale e traino, proseguimento del viaggio (spese per il noleggio di una bici), recupero bici, spese viaggio di ritorno o per l’alloggio in struttura ricettiva in attesa di riparazione, organizzazione trasporto sanitario ed anticipo delle spese ospedaliere.
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I multivitaminici sono un prodotto di integrazione alimentare utile per compensare alcune mancanze nutrizionali. Ne esistono di varie tipologie, adatte a specifiche esigenze e fasi della vita. In questa guida pratica andremo a capire meglio cosa sono questi integratori, da cosa sono composti e le principali tipologie che si possono trovare in commercio.
Cosa sono i multivitaminici
Gli integratori multivitaminici sono prodotti a base di mix di vitamine, liposolubili e idrosolubili. In genere contengono anche sali minerali e altri fattori nutrizionali, come antiossidanti e polifenoli.
Vengono venduti sotto forma di capsule, compresse, polveri, pastiglie effervescenti, liquidi o gel. Rare, ma esistono anche le forme iniettabili.
Ve ne sono di molto varietà, formulate per particolari classi di persone (età o esigenze particolari). In particolare: bambini, over 50-60 anni, donne in gravidanza e sportivi.
Cosa contengono
Come già detto, e come suggerisce il nome stesso, i multivitaminici contengono una miscela di più vitamine e, spesso, anche vari sali.
Vitamine
In generale, contengono:
Vitamina A: ad azione antiossidante, fa benissimo alla vista ed è utile per la salute di ossa, pelle e denti
Vitamina C: favorisce l’assorbimento del ferro, ha azione antiossidante e facilita la formazione di collagene
Vitamina D: coinvolta nell’assorbimento del calcio, favorisce la corretta mineralizzazione delle ossa
Vitamina E: aiuta nella formazione dei globuli rossi e contribuisce al mantenimento dell’integrità cellulare
Vitamina K: importante per la coagulazione e insieme alla vitamina D favorisce l’assorbimento del calcio
Ferro, che contribuisce alla formazione di emoglobina e mioglobina
Magnesio, importante per l’attività nervosa e muscolare, oltre che per la sintesi proteica e il metabolismo dei grassi
Fosforo, essenziale per la formazione delle proteine ed il corretto sfruttamento degli alimenti dal punto di vista energetico
Zinco: combatte i processi di invecchiamento e gli effetti negativi dei radicali liberi
Selenio, utile nel metabolismo della tiroide, riveste anche un ruolo di difesa dal danno ossidativo
A cosa servono gli integratori multivitaminici
Specifichiamo fin da subito che i multivitaminici non curano alcuna malattia. Ma sono bensì una importante fonte di integrazione per sopperire ad alcune carenze nutrizionali a cui possiamo andare incontro in alcuni momenti della nostra vita.
Oggigiorno, infatti, per varie ragioni, non tutti riescono ad assumere le quantità ottimali di micronutrienti solo attraverso il cibo.
L’ideale sarebbe consumare almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, meglio se di stagione e variando il più possibile i colori.
Tuttavia, per quanto riguarda molti altri cibi, la conservazione ridurrebbe di parecchio le qualità nutrizionali. Non dimentichiamo poi che, spesso, vari metodi di cottura, diminuiscono l’apporto qualitativo e quantitativo di alcuni nutrienti.
Chi, poi, per scelta o per necessità, segue regimi dietetici molto restrittivi (es. dieta vegana) ha forti carenze nutrizionali che si possono compensare grazie all’assunzione di multivitaminici.
Infine, ci sono fasi e periodi della vita che richiedono una implementazione di alcuni nutrienti. Pensiamo ad esempio all’infanzia, ovvero la fase della crescita, o alla gravidanza, in cui la futura mamma deve aumentare l’introito di alcuni nutrienti (es. acido folico) per garantire il corretto sviluppo del nascituro e scongiurare patologie particolari.
Chi deve assumere gli integratori multivitaminici
Questi integratori sono un ottimo apporto per supportare eventuali carenze nutrizionali che non riusciamo a coprire con la sola alimentazione.
Inoltre, ci sono poi anche situazioni particolari che necessitano di una integrazione specifica. È il caso ad esempio della gravidanza, dell’infanzia, degli anziani, degli sportivi ed ancora di chi segue regimi alimentari molto restrittivi, come ad esempio quello vegano.
Quando si assumono i multivitaminici
I multivitaminici si prendono a digiuno o durante i pasti. Poiché questo tipo di integratore dà una bella carica di energia, l’ideale è prenderli la mattina, a colazione.
Ad ogni modo, si consiglia di leggere sempre attentamente le indicazioni riportate sulla confezione e attenersi.
Dove si comprano
Acquistare i multivitaminici è semplice perché si trovano in farmacia, così come anche al supermercato pure on line.
Se si vuole avere dei consigli specifici, l’ideale è affidarsi a un farmacista, che sarà in grado di suggerire il prodotto più adatto allo scopo personale.
Come scegliere i multivitaminici
Come già accennato, di multivitaminici ne esistono di varie tipologie, con percentuali differenti dei vari nutrienti in essi contenuti.
Per poter scegliere quello che più si addice al proprio caso, è sempre utile chiedere un parere al proprio medico o al farmacista di fiducia, a cui daremo informazioni circa il nostro stato di salute generale, eventuali patologie e le nostre necessità.
Inoltre, è sempre importante leggere l’etichetta per vedere gli ingredienti e le loro percentuali, oltre che valutare la presenza o meno di altri elementi come zuccheri o eccipienti.
Multivitaminici per bambini
Oltre alla scuola, i bambini hanno numerosi impegni quotidiani, tra sport e corsi vari (lingue, musica etc…). Spesso, quindi, l’energia che questi assumono attraverso l’alimentazione può non essere sufficiente.
In caso di stanchezza fisica e/o mentale nei bambini, il giusto apporto di vitamine può essere loro di aiuto per riuscire a rimanere concentrati e a trovare l’energia necessaria per affrontare le varie attività della giornata.
I multivitaminici per bambini si presentano spesso sotto forma di saporite gommose.
Non è quindi un caso che esiste un’ampia gamma di multivitaminici, formulati proprio per i più piccoli. In genere sono sotto forma di caramelle gommose colorate e talvolta a forma di qualche simpatico animaletto.
Con l’avanzare dell’età, si dovrebbe sempre seguire uno stile di vita sano, basato su una regolare attività fisica ed una sana alimentazione.
Tuttavia, pur seguendo la solita dieta, gli anziani potrebbero non ricevere tutti i nutrienti necessari per la corretta funzionalità dell’organismo dal momento che, con il progredire degli anni, si hanno sempre più difficoltà a digerire, assorbire e metabolizzare i vari tipi di nutrienti.
Ci sono poi alcune patologie croniche che colpiscono soprattutto ad una certa età; pensiamo ad esempio alle varie malattie cardiovascolari e all’osteoporosi.
Per assicurare l’adeguata assunzione di tutti gli elementi essenziali, è fondamentale che gli anziani assumono specifici integratori alimentari, scegliendo quelli più adatti per le proprie specifiche esigenze.
Be-Total Advance B12 – Integratore con Vitamina B12, Niacina e Zinco, che aiuta a ridurre la stanchezza fisica e mentale dopo i 50 anni
Vitarmonyl Multivitamine Senior 50+ – Integratore alimentare a base di vitamine, sali minerali, estratto di mirtillo e fermenti lattici tindalizzati, messo a punto per preservare le funzioni corporee dopo i 50 anni
Massigen Daylivit Senior – Integratore Multivitaminico e Multiminerale 50 +: aiuta a soddisfare il fabbisogno nutrizionale contro lo stress ossidativo.
Anche questi sono prodotti facilmente reperibili in rete:
La gravidanza è un periodo molto delicato nella vita di una donna, che deve seguire un’alimentazione specifica e assicurare una abbondanza di tutti i nutrienti vitali che servono al bambino per crescere in salute.
Nello specifico, durante la gestazione, è fondamentale l’apporto dei seguenti nutrienti:
Acido folico: riduce svariati rischi per il bambino, come la spina bifida, difetti cardiaci e agli arti, tumori cerebrali infantili. Se ne dovrebbero assumere almeno 400 microgrammi al giorno
Vitamina D: ne andrebbero assunte 600 unità giornaliere
Calcio: dose minima consigliata 1000 mg al giorno
DHA: acido grasso della famiglia degli Omega3, utile per favorire il corretto sviluppo del tessuto cerebrale del feto, oltre che della vista e delle sue capacità cognitive
Durante i 9 mesi di gestazione, ci sono anche alcune vitamine che sarebbero da evitare o, quantomeno, non da integrare. In particolare:
Vitamina A: un eccesso può nuocere al sistema nervoso del bambino
Vitamine del gruppo B (eccetto l’acido folico)
Vitamina E
Per garantire alla futura l’adeguato apporto dei nutrienti sopra citati, in commercio esistono vari multivitaminici pensati proprio per questo momento così delicato della vita di una donna.
Eccone alcuni.
Multicentrum Mamma Dha 30+ – Integratore contenente tutte le vitamine e i minerali essenziali per le donne incinta. Un componente essenziale è il DHA (acido docosaesaenoico), che contribuisce allo sviluppo del cervello e degli occhi del feto
SanaExpert Natalis – Integratore per gravidanza naturale, composto da 19 vitamine e minerali fondamentali durante la gestazione, incluso il DHA
Colours of Life: compresse a base di acido folico puro al 97%, fondamentale per la crescita dei tessuti materni in gravidanza e soprattutto per il corretto sviluppo del feto
Anche gli sportivi, spesso assumono integratori multivitaminici perché aiutano nella prestazione fisica, nella resistenza, nella forza esplosiva ed anche nell’aumento e mantenimento della massa muscolare.
Per coloro che fanno palestra ad un certo livello, sono fondamentali le seguenti vitamine:
A o retinolo, coinvolta nei meccanismi di accrescimento della massa muscolare
E, dalla potente azione antiossidante
B1: connessa col metabolismo glucidico, e quindi importante nella fase di aumento della massa
B3 o nicotinamide, che coadiuva il funzionamento del sistema nervoso
Acido pantotenico: catalizza il rilascio di alcuni ormoni, come il testosterone
Ecco qui di seguito una gamma di multivitaminici sportivi e dove trovarli.
Vibracell Sport: integratore multivitaminico a base di estratti vegetali e succhi di frutta e verdura. Utile per il mantenimento psicofisico in caso di attività sportiva molto intensa
Enervit Sport Linea Vitamine e Minerali – Compresse effervescenti
Massigen Dailyvit: integratore multivitaminico e multi-minerale che svolge un’azione ricostituente ed energizzante. Indicato per sportivi in caso di caldo intenso e per gli anziani con carenze nutrizionali
Marco Viti Daily Vit+, utile in caso di attività fisica e sportiva molto intensa, diete con ridotto apporto di nutrienti o durante i periodi di forte stress psicofisico
Reflex Nexgen Sports 60 capsule
Nexgen Sports, specifico per chi pratica artticità sportiva intensa
In genere, i multivitaminici sono sicuri. Tuttavia, in alcuni soggetti possono creare problemi di stomaco e diarrea.
Qualche effetto collaterale lo può inoltre dare qualche elemento specifico.
Di solito, a dare più problemi sono:
l’acido folico, che provoca costipazione, intorpidimento e formicolio
il ferro, che causa mal di stomaco, nausea, vomito, feci nere (a volte con sangue)
reazioni allergiche a qualche elemento incluso. I sintomi sono: eruzioni cutanee con prurito, difficoltà a deglutire, edema di bocca e viso
Interazioni con farmaci
In base alla loro composizione, alcuni integratori a base di più vitamine possono interferire con alcuni farmaci. Ad esempio, il ferro non va preso in concomitanza con antiacidi, farmaci per la tiroide e alcuni tipi di antibiotico. Dal canto suo, l’acido folico è controindicato se si assumono farmaci antiepilettici.
Per questo motivo, se si soffre di patologie croniche e/o se si assumono regolarmente specifici farmaci, prima di assumere qualunque tipo di integratore, è sempre bene chiedere il parere del proprio medico curante.
Precauzioni d’uso
Quando si assumono multivitaminici è sempre bene:
non prenderne più della quantità raccomandata
prendere un solo tipo di multivitaminico per volta, se non dietro consiglio medico
evitare latte e latticini in quanto il calcio può ostacolare l’assorbimento di altre vitamine e minerali
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L’estate è ormai alle porte e così anche la tanto temuta prova costume. Se durante l’inverno avete poltrito e ora volete correre ai ripari, potreste provare la dieta del limone. Più che una dieta, un regime detox da seguire solo per pochi giorni e sotto stretto controllo medico. Come più volte abbiamo infatti avuto modo di ribadire, il sistema migliore per perdere peso in maniera sana e duratura è quello di seguire una alimentazione equilibrata e fare regolarmente attività fisica. Tuttavia, nelle situazioni di emergenza, alcuni preferiscono adottare metodi un po’ drastici, che garantiscono risultati immediati ma non duraturi, come appunto il caso della dieta del limone.
Andiamo quindi a vedere in cosa consiste la dieta del limone, come funziona, per quanto tempo la si può seguire e, soprattutto, quali sono le sue controindicazioni.
Cos’è la dieta del limone
La dieta del limone rientra in quelli che vengono definiti “programmi detox”. Si tratta di un programma alimentare ipocalorico basato fondamentalmente sull’assunzione di una bevanda a base di limone, da assumere varie volte nel corso della giornata.
Il limone è un agrume che possiede indiscutibili buone proprietà. In questo caso specifico, si ritiene che aiuti a purificare l’organismo e, al tempo stesso, aiuti a dimagrire, favorendo la buona digestione e contrastando gonfiore e ritenzione idrica.
Origini della dieta del limone
Le origini di questo regime disintossicante risalgono al 1940 circa, su ideazione del naturopata Stanley Burroughs.
In anni più recenti, i principi di questo regime detox sono stati ripresi dalla dottoressa Martine Andrè. Questa particolare “dieta lampo” ha avuto un rapido successo, diventando una sorta i moda perché vari personaggi famosi, tra cui Jennifer Aniston e Beyoncé, hanno detto di averla provata con risultati straordinari.
La dieta del limone promette di riattivare in breve tempo il metabolismo, permettendo così di ottenere la pancia piatta in appena una settimana.
Come tutte le diete lampo, anche quella del limone può far sgonfiare e perdere liquidi in eccesso in pochi giorni. Tuttavia, è sempre bene ricordare che i miracoli non esistono. Per ottenere un dimagrimento graduale, corretto (senza perdita di massa magra) e duraturo, l’ideale è seguire una dieta sana, ovvero attenersi sempre ad un regime alimentare equilibrato e bilanciato, da associare ad una regolare attività fisica.
Proprietà del limone
Con il suo colore giallo intenso e il gradevole profumo fresco, il limone è uno degli agrumi più noti. Già nei tempi antichi veniva considerato una “panacea per tutti i mali”.
Con pochissime calorie (solo 27 ogni 100 grammi di prodotto), è un’ottima fonte di vitamina C e vanta numerose proprietà benefiche ed utili per l’organismo. In particolare:
previene e combattere i malanni stagionali da raffreddamento
riduce il rischio cardiovascolare
previene l’anemia in quanto migliora l’assorbimento del ferro
migliora la glicemia
previene i calcoli renali
Come funziona la dieta del limone
La dieta del limone si fonda sull’assunzione di una bevanda a base di limone, da assumere in vari momenti della giornata, e su una importante restrizione calorica (800-1200 calorie al giorno).
Gli ingredienti vanno tra loro miscelati e la bevanda va assunta nel corso della giornata fresca e non riscaldata.
Se ne devono bere più bicchieri, da un minimo di 6 ad un massimo di 12.
La durata del trattamento è di una settimana circa, massimo 10 giorni.
Secondo il programma, sarebbe consigliato assumere anche un lassativo ogni mattina ed ogni sera per evacuare minimo 3 volte al giorno. Ciò favorisce l’espulsione completa delle tossine accumulatesi nell’intestino.
Al termine del periodo strong di dieta, è bene ricominciare a mangiare in maniera graduale. Il primo giorno si consiglia di introdurre in maniera graduale del succo d’arancia, e il secondo giorno, anche brodo e minestre. Il terzo si può cominciare a mangiare anche frutta e verdura.
Bere sempre molta acqua.
Come si potrà ben capire, la dieta del limone è un regime fortemente sbilanciata in cui manca la maggior parte dei nutrienti essenziali. Senza poi dimenticare il fatto che l’assunzione di lassativi provoca una ulteriore perdita di liquidi e di minerali.
Per questo motivo, occorre attenersi molto scrupolosamente alle tempistiche limitate di questo regime alimentare in quanto, se protratta per un lungo periodo, questa dieta può portare a carenze nutrizionali molto serie e gravi.
Dieta del limone per dimagrire velocemente
Non è propriamente corretto parlare di dimagrimento con la dieta del limone in quanto, sappiamo bene che, per ottenere un dimagrimento sano e duraturo nel tempo, occorre seguire una dieta equilibrata e fare attività fisica con regolarità.
La dieta del limone è, più specificatamente, un programma detox e purificante: sgonfia e detossifica l’organismo.
In solo una settimana, in base alle condizioni corporee di partenza, la dieta del limone fa perdere da 2 a 4 kg. Tuttavia, ci teniamo a precisare che non si tratta di un vero e proprio dimagrimento con perdita di grasso, ma bensì di una importante perdita di liquidi trattenuti.
Dieta del limone: cosa mangiare
Durante la dieta del limone, tutti i pasti (colazione, pranzo e spuntini) vengono sostituiti dalla bevanda a base di acqua, succo di limone, sciroppo d’acero e pepe di cayenna.
Per placare il senso di fame, è possibile bere altri bicchieri fino a un massimo di 12 al giorno.
Dieta del limone: gli alimenti concessi
Esistono poi versioni della dieta del limone più soft. In queste varianti, la bevanda al limone va bevuta la mattina appena svegli, la sera e prima dei pasti. Oltre a ciò, è possibile consumare altri cibi (ovviamente in quantità moderate per mantenere il deficit calorico e preparati con metodi di cottura sani e leggeri).
condimenti e insaporitori: olio EVO, limone e zenzero che purifica e depura
Se si vuole, si può anche fare un mix dei diversi regimi, ad esempio facendo i primi 3 giorni della versione più strong della dieta (solo bevanda di acqua e limone) e poi proseguire per 7 giorni con la versione meno restrittiva che prevede l’introduzione di tutti gli alimenti più sopra elencati.
Dieta del limone 3 giorni
In soli 3 giorni si può seguire una dieta “effetto urto”, utile per ottenere un effetto drenante e disintossicante, favorendo inoltre la digestione e combattendo gonfiore e ritenzione idrica.
Ecco un esempio di menù da seguire per 3 giorni.
Appena svegli: limonata tiepida
Colazione: macedonia a base di frutti di bosco + una pera o una mela + mandorle fresche, non tostate
Spuntino: 1 bicchiere di limonata + una manciata di mandorle oppure di semi di zucca o di girasole
Dieta del limone 7 giorni
Volendo proseguire il regime dietetico per una settimana, vediamo allora una variante meno restrittiva della dieta dei 3 giorni. La versione dei 7 giorni, infatti, prevede l’inserimento di alcuni alimenti.
Ecco alcuni esempi di menù tipo da prendere come modello di riferimento.
Come tutte le diete molto restrittive, anche la dieta del limone va seguita per un periodo molto limitato di tempo in quanto può portare forti squilibri e carenze nutrizionali.
Inoltre, non appena la si interrompe (com’è giusto che sia) non funziona più.
Essendo poco varia, rischia di venire presto a noia. Fortemente ipocalorica, induce stanchezza e bassa concentrazione.
Controindicazioni
La dieta del limone è sconsigliata a chi soffre di problemi di reflusso e acidità di stomaco.
Ricordiamo inoltre che un uso esagerato del succo di limone può rovinare lo smalto dei denti.
Per le sue caratteristiche, questo tipo di regime dietetico può causare:
stanchezza e fatica
problemi gastrointestinali (diarrea anche grave per l’uso dei lassativi)
mal di testa
debolezza
malnutrizione
disidratazione
aumento di peso una volta che lo si interrompe
In generale, poi, le diete disintossicanti possono risultare dannose per i soggetti affetti da diabete o che soffrono di malattie cardiache.
In sintesi, non tutti i medici nutrizionisti vedono di buon occhio questo tipo di dieta.
In ogni caso, se la si vuole provare, magari poco prima di partire per le vacanze e ottenere risultati in tempi rapidi per arrivare in forma alla prova costume, si consiglia di attenersi ai limiti temporali consentiti per questa dieta. Evitare quindi di perseguirla per oltre 7-10 giorni. E, in ogni caso, sarebbe bene, chiedere il parere del proprio medico, specie se si soffre di particolari patologie croniche.
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La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia di carattere endocrino molto comune. I sintomi sono dei più vari: dalle irregolarità mestruali all’eccesso di peluria, dall’aumento dipeso fino ad arrivare all’infertilità. Purtroppo, per curare questa patologia, non esiste una cura farmacologica. Tuttavia, oltre a seguire uno stile di vita sano ed equilibrato, può aiutare assumere integratori ben specifici.
In questo speciale dedicato alla sindrome ovaio policistico ci soffermeremo dunque in particolare sui rimedi naturali e gli integratori utili in questa circostanza.
Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è un disordine a livello endocrino molto diffuso nelle donne in età fertile. Si tratta di una alterazione funzionale piuttosto complessa dell’apparato riproduttivo femminile che si manifesta attraverso l’ingrossamento delle ovaie e la presenza di cisti ovariche multiple che provocano varie disfunzioni.
Le donne affette da questa patologia soffrono di vari disturbi: di tipo metabolico (obesità), estetico (acne, irsutismo, alopecia), e riproduttivo (infertilità).
Cause
Ancora non si conoscono con chiarezza le cause che possono scatenare questa patologia. Probabilmente, si tratta di un’origine multifattoriale e il grado di suscettibilità individuale dipende da vari fattori, sia di tipo genetico che ambientale.
In ogni caso, hanno maggiori possibilità di sviluppare la patologia, i soggetti:
obesi
con familiarità stretta (mamma, sorella, zia)
affetti da insulino-resistenza in quanto l’eccesso di insulina potrebbe aumentare la produzione di androgeni, andando così a provocare difficoltà di ovulazione
con leggera infiammazione
Che sintomi porta la sindrome dell’ovaio policistico
I sintomi che devono far sospettare questa patologia sono:
mestruazioni irregolari
periodi di amenorrea
ciclo abbondante
acne
aumento della peluria anche sul viso
alopecia
assenza di ovulazione
presenza di microcisti ovariche
pelle e capelli grassi
infertilità
obesità, soprattutto a livello del girovita
difficoltà a dimagrire
dolore pelvico
Complicazioni
L’ovaio policistico può portare gravi complicazioni. In particolare, recenti studi hanno dimostrato che le donne che soffrono della dinsfrome da sindrome da ovaio micropolicistico sono più soggette ad altre disfunzioni, come:
sindrome metabolica
insulino resistenza
obesità
diabete di tipo 2
problemi cardiovascolari (ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia)
disturbi dell’umore
sindrome delle apnee ostruttive nel sonno
aumento del rischio di iperplasia endometriale e di potenziale tumore dell’endometrio
calcificazione delle arterie coronarie
infiammazione cronica di livello basso
steatosi epatica non alcolica
Quali sono gli integratori solitamente consigliati per la sindrome dell’ovaio policistico?
Diagnosi della sindrome dell’ovaio policistico
La diagnosi della patologia avviene tramite:
Visita ginecologica comprensiva di anamnesi
Ecografia transvaginale per visualizzare aspetto e dimensioni delle ovaie
Dosaggi ormonali, rilevati tramite prelievo di sangue
Trattamenti per la sindrome dell’ovaio policistico
Non esiste una cura per risolvere il problema. Tuttavia, i varai disturbi che la patologia procura possono essere risolti o quantomeno alleviati mediante vari trattamenti che lo specialista propone in base al quadro clinico della paziente, all’età e al suo stato di salute generale.
Nello specifico:
Assumere uno stile di vita sano e attivo, mantenendo (o cercando di raggiungere) il peso forma e limitando al minimo alcol, fumo e caffeina
Prendere la pillola anticoncezionale per trattare le irregolarità mestruali, l’acne e la peluria in eccesso
Farmaci per il diabete per ridurre la resistenza all’insulina
Assumere metformina o finasteride se si sta cercando una gravidanza
Fecondazione in vitro
Molte donne vivono male questa condizione patologia. Per questo può essere assai importante integrare le varie terapie anche con un supporto psicologico.
Chi ha la sindrome dell’ovaio policistico può avere figli
Sicuramente, una delle principali conseguenze della sindrome da ovaio policistico è l’infertilità. Ad ogni modo, attuando opportuni cambiamenti nel proprio stile di vita (in primis perdere peso) per meglio gestire la patologia, è possibile pensare ad una gravidanza.
Parecchi studi hanno dimostrano che i cambiamenti nello stile di vita ripristinano l’ovulazione, aumentando così le probabilità di rimanere incinta.
Se ciò non fosse sufficiente per dar corso ad una gravidanza, il ginecologo potrebbe prescrivere farmaci specifici per aiutare le donne affette da questo problema ad avere un bambini. In particolare, i più comuni farmaci utilizzati per tale scopo sono:
Inositolo
Clomifene
Metformina, un farmaco insulino-sensibilizzante
Gonadotropine
Ovviamente, è anche possibile avvalersi di alcune forme di tecnologia assistita per la riproduzione, come la fecondazione in vitro o la donazione di ovuli. A tal proposito, però, ci sono poche prove scientifiche.
È bene infine specificare che le donne affette da ovaio policistico rischiano varie complicazioni durante la gestazione, come:
diabete gestazionale
parto pretermine
aborto spontaneo
preeclampsia, ovvero un aumento della pressione sanguigna dopo la 20a settimana di gravidanza
ipertensione già prima della 20a settimana di gravidanza
parto cesareo
Rimedi naturali per la sindrome dell’ovaio policistico
Come già detto, non ci sono vere e proprie terapie per curare questa patologia. Tuttavia, è molto importante seguire uno stile di vita sano e corretto. Nello specifico:
mantenere il peso forma perdendo peso se necessario
svolgere regolarmente attività fisica (può essere sufficiente una camminata veloce di mezz’ora tutti i giorni)
abolire fumo e alcol
Cosa deve mangiare chi soffre di ovaio policistico
Seguire una alimentazione equilibrata, con un apporto calorico ben rapportato al proprio dispendio energetico.
Prediligere i cibi a basso indice glicemico, come cerali integrali, verdura e legumi.
Assumere gli alimnenti come tonno, olio d’oliva e sgombro perché sono fonti di acidi grassi omega 3.
Consumare ogni giorno almeno 5 porzioni di frutta e verdura.
Limitare invece gli zuccheri semplici.
Integratori per la sindrome dell’ovaio policistico
In caso di ovaio policistico, può inoltre aiutare molto l’assunzione di integratori a base di inositolo. Noto anche come vitamina B7, secondo quanto emerso da alcuni studi, l’inositolo serve per abbassare i livelli di testosterone, diminuire la pressione e migliorare il funzionamento delle ovaie nelle donne in sovrappeso o addirittura obese. Inoltre, stimola l’ovulazione, regolarizzando di conseguenza il ciclo mestruale.
Sotto forma di integratori, risulterebbero efficaci anche:
Acido Alfa Lipoico, che migliora alcuni parametri metabolici
Vitamina D, che interviene nei processi del testosterone
Dosi consigliate
Per quanto riguarda l’inositolo, si consigliano 2-4 g, una volta al giorno, prima di colazione. In genere viene associato all’acido folico(400 mg / die).
Il trattamento ideale dovrebbe durare 6 mesi ma, i primi risultati cominciano ad avvertirsi già dopo 12 settimane di trattamento.
1500-1800 mg / die di N-acetil-cisteina per un mese e mezzo, come supplemento all’inositolo, aiuta a migliorare il profilo ormonale e metabolico nelle donne affette da ovaio policistico.
500-600 mg di acido alfa lipoico da assumere 2-3 volte al giorno coi pasti principali, può contribuire nel miglioramento di alcuni parametri metabolici.
La nostra selezione di integratori per la sindrome dell’ovaio policistico
Dopo aver spiegato quali sono i principi nutrizionali da assumere in surplus per tenere a a bada la patologia, ecco una selezione di integratori disponibili in farmacia.
Inositolo FEM Myo & D-Chiro 4100mg: questo integratore contiene fino a 4100mg di Myo-Inositolo e D-Chiro-Inositolo, acido folico, vitamine D3, B6, B12, cromo picolinato, tutte sostanze utili per la salute della donna. Un prodotto specificamente studiato per favorire l’equilibrio ormonale, la salute del ciclo e la funzionalità ovarica. Questo integratore non contiene OGM, è senza glutine, senza gelatina e privo degli otto allergeni più comuni, tra cui latte, uova, crostacei, soia, arachidi, grano, pesce e noci.
Italfarmaco Inofert Combi 20 Capsule Soft Gel per Ovaio Policistico: incrementa il contenuto ovarico di Myo-inositolo e tiene sotto controllo i livelli di insulina. La formula in soft gel ne migliora l’’assorbimento.
Inofolic Combi HP. A base di myo-inositolo, D-chiro-inositolo, alfa-lattoalbumina e acido folico, favorisce la fertilità e il benessere della donna che vuole avere un figlio.
Altri integratori solitamente consigliati per il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico.
Inovar 20 Buste: a base di Inositolo, Acido folico e catechine. Indicato in caso di gravidanza, sindrome ovaio policistico, microcitosi ovarica, sindrome metabolica e iperinsulinismo, amenorrea e oligomenorrea, acne e irsutismo, sterilità di coppia
Kirocomplex: Integratore a base di D-Chiro-Inositolo, acido folico, Myo-Inositolo, vitamina D, Manganese e resveratrolo, formulato per il trattamento della Sindrome dell’Ovaio Policistico in quanto aiuta a contrastare i disturbi associati alla patologia (alopecia, irsutismo, irregolarità mestruali, infertilità e tendenza all’obesità)
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Elegante e raffinato, l’anemone è una pianta fiorifera antichissima che conta più di 150 varietà dai colori scenografici, l’ideale per decorare giardini e balconi. Vediamo insieme come coltivarlo e conosciamo tutte le sue peculiarità.
L’anemone è una pianta erbacea dalla storia antica e affascinante. Appartiene alla famiglia delle Ranunculaceae. ed è originario del Sudafrica e del Sudamerica. Qui viene anche chiamato Fiore del Vento per la delicatezza del suo calice.
Questa pianta perenne si adatta a qualsiasi tipo di terrenoe cresce anche spontaneamente in giardini, prati e campi. A seconda della specie si appartenenza – ce ne sono più di 150 – l’anemone produce fiori differenti per colori e caratteristiche, tutti di grande impatto scenografico. Le colorazioni variano dal bianco al viola, dal giallo al rosso fino all’azzurro.
SPECIALE: Fiori bianchi, tutte le specie più ornamentali
Per crescere e regalare fioriture abbondanti ha bisogno della luce diretta del sole, ma lo si può ammirare spesso anche in zone di ombra e mezzombra, ad esempio ai piedi degli alberi. Nel pieno sviluppo, questa pianta erbacea può raggiungere i 15 centimetri di altezza.
Attenzione, però! Si tratta di una pianta tossica che irrita le mucose, sopratutto degli animali. Una volta essiccata, invece, ha proprietà antidepressive per il sistema nervoso e lenitive per l’apparato urinario che di quello digerente.
Grazie alla sua adattabilità e resistenza, l’anemone più essere coltivato sia in piena terra che in vaso, animando con le sue vivaci sfumature giardini, bordure ma anche balconi e terrazzi. Ecco tutti i segreti per riuscirci.
Un fiore candido di anemone
Storia e significato dell’anemone
Nel linguaggio dei fiori l’anemone rappresenta l’effimero e l’abbandono. Più precisamente, è il simbolo dell’amore tradito, della speranza mal riposta e farne dono vuol dire comunicare alla persona che lo riceve la propria delusione o un senso di abbandono.
Se ripercorriamo la storia di questa pianta, scopriamo che per gli antichi egizi era un segno di malattia, mentre per gli etruschi era il fiore dei morti. Ancora oggi, infatti, le necropoli etrusche vicino Tarquinia sono tappezzate di distese di anemoni di color azzurro tenue.
Il mito greco, invece, indica in Anemone una giovane e bellissima ninfa della corte di Flora di cui Zefiro e Borea si erano perdutamente innamorati. Essendo in competizione tra loro, essi iniziarono a lottare per conquistare il cuore di Anemone scatenando bufere e tempeste.
Di fronte cotanta ammirazione per la bella ninfa, Flora reagì per invidia e scagliò su Anemone una maledizione che la trasformò per sempre in un fiore meraviglioso. Fu così che Anemone iniziò a schiudersi in Primavera, accarezzata dai primi venti dolci di Zefiro, per poi disperdersi sotto le folate più impetuose di Borea.
E’ per questo motivo che nelle culture moderne così come un tempo, l’anemone è un fiore associato alla caducità dei sentimenti e all’abbandono. La sua fragilità e delicatezza è il simbolo della brevità dell’amore.
Bellissimi quanto fragili, i fiori di anemone si sciupano al primo soffio di vento.
Anemone: utilizzi e varietà
La specie forse più conosciuta e utilizzata per la coltivazione in giardino è l’anemone japonica, dalla caratteristica fioritura estivo-autunnale. Si tratta di una varietà molto apprezzata per scopi decorativi, con fusti eretti e lunghi oltre 1 metro. I fiori sono di grandi dimensioni e spaziano dalle varietà a fiore calice doppio, semidoppio e semplice di colore bianco, rosato o rosso.
Un’altra specie rizomatosa coltivata per i suoi bei fiori che possono essere anche recisi, è l’anemone coronaria. La caratteristica principale è la sua rusticità che la rende forte e resistente anche al freddo intenso. La fioritura è abbondante con fiori semplici o doppi e le colorazioni vanno dal bianco, al rosso, fino ad arrivare al blu intenso e viola. Il fiore si caratterizza per l’elegante frastagliatura dei petali.
Il delicato fiore rosato dell’anemone japonica
Sempre per scopi decorativi, da citare anche l‘anemone fulgens i cui fuori multi petalo si presentano di un bel rosso accesso.
In omeopatia ed erboristeria, invece, la specie di anemone più utilizzata è quella nemorosa che vanta proprietà benefiche e curative per gli stati depressivi, disturbi del sonno, malattie di origine infiammatoria come cistiti, gastriti e otiti.
Lo spettacolo degli anemoni in fiore
Anemone varietà più diffuse
Ecco alcune tra le varietà più popolari di questa pianta.
Anemone coronaria: è una specie molto popolare di anemone fiore, nota per i suoi fiori grandi e colorati. I fiori possono essere di diversi colori, tra cui rosso, bianco, blu e viola.
Anemone blanda: questa specie è caratterizzata da fiori piccoli e delicati che possono essere di colore bianco, rosa o blu. Sono piante resistenti che fioriscono all’inizio della primavera.
Anemone giapponese (Anemone hupehensis): originario dell’Asia orientale, questo tipo di anemone fiore produce fiori a forma di coppa di colore rosa o bianco. È una pianta robusta che fiorisce in estate e all’inizio dell’autunno.
Anemone del Canada (Anemone canadensis): questa specie è nativa del Nord America e produce fiori bianchi o leggermente colorati. È una pianta perenne che fiorisce in primavera e in estate.
Anemone nemorosa: si tratta di una specie diffusa in Europa che cresce nelle aree boschive. Ha fiori bianchi, rosa o blu e fiorisce all’inizio della primavera.
Coltivare l’anemone in giardino
Come abbiamo visto, la famiglia dell’anemone comprende molte varietà diverse per caratteristiche e quindi per esigenze. Anche se nella maggior parte dei casi la fioritura avviene sempre in primavera, ci sono alcune specie che fioriscono anche in inverno e in autunno, come quelle boschive.
Dunque, le tecniche di giardinaggionon potranno essere identiche, ed è quindi consigliato chiedere consiglio al proprio vivaista di fiducia per decidere quali tipologie di anemone meglio si adattano al nostro caso.
In generale si tratta di una pianta perenne molto rustica, che si adatta bene a climi, terreni e condizioni differenti. Tuttavia, preferisce dimorare in terreni ben drenati, ricchi e umidi, tendenzialmente acidi. Sarà quindi obbligatorio procedere alla fertilizzazione con concimi organici e azotati in modo ciclico e preparando bene il fondo.
Il clima ideale è temperato, con temperature medie che vanno dai 14° ai 20°. Con queste condizioni, infatti, l’anemone regala splendide fioriture.
L’esposizione migliore è a mezz’ombra, ma nelle zone climatiche più fresche può essere esposto anche alla luce diretta a condizione che non vi permanga per molte ore consecutive.
Meglio optare per una zona del giardino riparata dal vento e dagli sbalzi di temperatura repentini, magari a ridosso di muri e siepi. Le innaffiature devono essere regolari ma mai eccessivi.
La pianta, infatti, non gradisce i ristagni idrici. Per assistere ottimamente la crescita sono sufficienti 2-3 irrigazioni settimanali (Primavera-Autunno) verificando prima che il terreno sia ben asciutto.
Gli anemoni del nostro giardino sono pronti per schiudersi.
Coltivare l’anemone in vaso
Per la coltivazione in vaso, sarà molto importante prestare attenzione alla predisposizione del contenitore più adatto. Meglio optare per un vaso ampio e abbastanza profondo.
Qui la pianta potrà svilupparsi in altezza e in larghezza, anche per quanto riguarda l’apparato radicale. Il fondo del contenitore dovrà essere coperto di ghiaia e cocci o di argilla espansa che favoriranno il drenaggio. Il terriccio deve essere drenante, acido e ricco.
La messa a dimora deve avvenire in inverno. Il bulbo può essere interrato in una buca profonda circa 7-10 cm con le radici rivolte verso il basso. Durante l’inverno sarà opportuno procedere con una pacciamaturache protegga le radici dalle gelate.
In primavera, invece, e per tutto il periodo di fioritura, la pianta avrà bisogno di aria, acqua e sole, ma anche di una buona quantità di ombra.
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