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Non tutti i cibi sani sono veramente sani

Non tutti i cibi sani sono veramente sani

Hai presente quella barretta light, o il succo che è 100% naturale? Beh… spesso sono più zucchero di una caramella! Oggi smascheriamo i prodotti che si fingono salutari, ma dietro etichette colorate e claim altisonanti nascondono insidie: zuccheri aggiunti, grassi saturi e conservanti. Un viaggio divertente e un po’ irriverente tra frigo e scaffali per scoprire che non tutti i cibi sani sono veramente sani!

Non tutti i cibi sani sono veramente sani

Cibi sani? Non tutti lo sono veramente, sebbene l’etichetta strilli il contrario. Vi sveliamo la verità di alcuni snack, yogurt, succhi e barrette energetiche che sotto sotto sono ben poco ‘naturali’ e come smascherarli.

Barrette energetiche – l’energia… zuccherosa

Molti le acquistano pensando che sono un concentrato di proteine attive, perfette per chi ga in palestra e vuole diventare sempre più fit. In realtà, alcune contengono fino a 17 gr di zuccheri aggiunti per porzione!

Uno studio sulle snack bar svolto in India e negli USA mostra che, benché siano arricchite di proteine, restano comunque di cibi altamente processati e pieni di zuccheri semplici .

Il nostro consiglio: leggete la lista degli ingredienti con attenzione e scegliete barrette con meno del 5 gr di zuccheri aggiunti e ingredienti veri come noci, arachidi, frutta disidratata e cereali integrali.

Succhi naturali: vitamine o trappola liquida?

Sembrano freschi, ma spesso sono una specie di ‘caramella liquida’ con una quantità di zucchero simile a quella delle bibite gassate. Contengono molti zuccheri naturali (fruttosio) e aggiunti, tanto che una bottiglietta da 150 ml di succo può arrivare a contenere 12 gr di zuccheri liberi.

Anche se dicono di essere ‘senza zuccheri aggiunti’, sono veri e propri concentrati di zuccheri liberi che, secondo l’Organizzazione per la Sanità, dovrebbero restare sotto il 10 % del totale delle kCal giornaliere assunte da ognuno.

Il rischio è un’aumento della glicemia, delle carie e l’ingestione di ‘calorie vuote’.

Il nostro consiglio: meglio scegliere succhi con dicitura ‘succo 100% di frutta’ ed evitare quelli con dicitura ‘nettare’ o ‘bevanda al succo di’. Sempre meglio optare per un frullato home-made da frutta fresca o una spremuta.

Yogurt alla frutta: troppo buono per essere sano

Moltissimi yogurt alla frutta contengono in media 10-16 gr di zucchero per 100 gr di prodotto, alcuni più light 6 gr/100 gr ed a volte anche di più (fino a 20gr/100 gr), tanto da essere un vero dessert al cucchiaio. Questi zuccheri comprendono sia zuccheri aggiunti (soprattutto saccarosio) che quelli presenti naturalmente in latte e frutta.

Secondo l’American Heart Association, il limite giornaliero di zuccheri aggiunti non deve superare il 6% delle calorie totali, il che equivale a circa 25 gr per le donne e 36 gr per gli uomini. Occhio, quindi, al vostro yogurt del mattino o della merenda, che sia veramente light.

Il nostro consiglio: meglio optare per uno yogurt naturale o lo yogurt greco, senza zuccheri aggiunti, e noterete che la differenza è sorprendente!

Low-fat e senza zucchero: il trucco marketing

Etichette tipo ‘light’ o ‘zero zuccheri’ possono ingannare: spesso le calorie mancanti sono compensate aggiungendo dolcificanti artificiali, grassi o addensanti.

Per vantare in etichetta un ‘basso contenuto di grassi’ il regolamento UE impone che ci sia < 3 gr di grassi per 100 gr di prodotto solido oppure < 1,5 gr di grassi per 100 ml per il liquido. Per avere ‘basso contenuto di zuccheri’ in etichetta, invece, il Ministero della Salute impone che ci siano < 5 gr di zuccheri per 100 gr di solido o 2,5 gr per 100 ml di liquido. E ‘senza zucchero’ deve addirittura avere < 0,5 gr di zuccheri per 100 gr o 100 ml di prodotto.

Studi recenti indicano che alcuni additivi alterano il microbiota intestinale e promuovono infiammazione cronica.

Il nostro consiglio: controllate che ci sia scritto ‘senza zuccheri aggiunti’ così sarete sicuri che non sono stati messi zuccheri o altri ingredienti per dolcificare. Anche l’etichetta ‘contiene naturalmente zuccheri’ aiuta a capire che ci sono zuccheri naturalmente presenti, come quelli della frutta. Al posto di uno snack light fatevi un infuso detox alle erbe o bevete del’acqua frizzante!

La lista nera dei cibi finto‑sani che ingannano anche i più attenti

Non serve rinunciare ai piccoli piaceri, ma occorre stare attenti e leggere le etichette! Scegliete sempre alimenti interi, con pochi ingredienti, poco zucchero e tanta fibra. E se vedete strilli di copertina con scritte come light, detox o zero zuccheri, fermatevi un attimo e chiedetevi: cosa stanno nascondendo?

Qui una lista di quelli finto-sani ma più ingannevoli e come sostituirli.

Fonti scientifiche internazionali

Alcune informazioni sono state prese da questi studi internazionali:

Altro su cibi super

Superfood, detox, naturali, bio, capiamo cosa sono le etichette ed i cibi naturali veramente in questi articoli, per scegliere con criterio:

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

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Una mela al giorno toglie il medico di torno? Solo se fai anche questo…

Una mela al giorno

“Una mela al giorno toglie il medico di torno” è uno dei proverbi più famosi di sempre, ma ha davvero un fondamento scientifico?Scopriamo insieme perché mangiare una mela al giorno è una buona abitudine… ma non un lasciapassare per dimenticarsi della salute.

Un detto popolare di origine anglosassone

Il proverbio nasce in Inghilterra nella forma “An apple a day keeps the doctor away”, e nel tempo si è diffuso in tutto il mondo. Ma oggi la scienza cosa dice davvero?

Cosa contiene una mela?

  • Fibre solubili (come la pectina): aiutano a regolare colesterolo e glicemia.
  • Polifenoli e antiossidanti: contrastano lo stress ossidativo e l’invecchiamento cellulare.
  • Vitamine e sali minerali: soprattutto vitamina C e potassio.
  • Acqua: una mela è composta per oltre l’85% da acqua, utile per l’idratazione e il senso di sazietà.

I benefici reali secondo la scienza

Uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine ha analizzato migliaia di persone e ha scoperto che chi mangiava una mela al giorno aveva tendenzialmente bisogno di meno farmaci, ma non faceva meno visite mediche.

Inoltre, i polifenoli presenti nella buccia sono associati a benefici cardiovascolari, controllo della glicemia e riduzione dell’infiammazione cronica. Tuttavia, gli effetti variano in base alla dieta complessiva e allo stile di vita.

Perché non basta da sola

Mangiare una mela ogni giorno è una scelta sana, ma non può compensare uno stile di vita scorretto. I medici e i controlli periodici restano fondamentali. Inoltre, va ricordato che:

  • Le mele non sono “superfood miracolosi”.
  • Possono causare gonfiore in persone con intestino sensibile.
  • È importante lavare bene la buccia o scegliere mele biologiche per ridurre l’assunzione di pesticidi.

Conclusione

, una mela al giorno è una buona abitudine alimentare.

No, non sostituisce visite mediche, controlli di prevenzione o una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo.

In altre parole: la mela è un tassello prezioso di un puzzle molto più ampio, quello della salute quotidiana.

Fonte: JAMA Internal Medicine, PMC, Informazioni sui Farmaci, The Independent.

Mangiar bene è solo il primo passo per vivere meglio.

Altri falsi miti da conoscere

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

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Hai mangiato? Allora niente bagno per 3 ore… o forse sì?

bagno dopo mangiato

Ogni estate, puntualmente, ritorna il consiglio: “Hai appena mangiato, aspetta almeno tre ore prima di entrare in acqua!”. Ma cosa dice davvero la scienza? È davvero necessario attendere così tanto prima di fare il bagno al mare o in piscina?

Un mito duro a morire

L’idea che fare il bagno dopo mangiato possa causare congestioni gravi fino all’annegamento ha radici lontane e si è tramandata di generazione in generazione. Ma si tratta, appunto, di un luogo comune: non esiste alcuna prova scientifica che giustifichi questa precauzione così rigida.

Cosa succede davvero dopo mangiato?

Dopo un pasto, il corpo indirizza una maggiore quantità di sangue verso l’apparato digerente per facilitare la digestione. Questa redistribuzione del flusso sanguigno può causare una leggera sonnolenza o affaticamento, ma non comporta automaticamente un rischio per chi si immerge in acqua.

Fare attività fisica intensa subito dopo un pasto abbondante può al massimo provocare crampi muscolari o fastidi gastrointestinali, ma non si tratta di fenomeni gravi né così frequenti da giustificare una regola fissa.

Cosa dicono i medici?

Molti pediatri, nutrizionisti e medici sportivi concordano: non serve aspettare 3 ore. Un’attività leggera come nuotare, specialmente in modo rilassato e controllato, non rappresenta un pericolo per una persona sana.

✅Il consiglio valido è: ascoltare il proprio corpo.
Se ci si sente troppo appesantiti o assonnati, è meglio aspettare un po’. Ma se ci si sente bene, non c’è alcun motivo per rinunciare a un bagno.

In sintesi

Mito Verità
Bisogna aspettare 3 ore dopo mangiato prima di fare il bagno Non ci sono prove scientifiche che lo dimostrino. Se ci si sente bene, il bagno è sicuro anche dopo mangiato.

Fonti autorevoli

  • Società Italiana di Medicina dello Sport
  • American Red Cross – Aquatic Safety Guidelines
  • Ministero della Salute – Linee guida estate e prevenzione

🧠 Conclusione

È sempre bene tenere comportamenti prudenti in acqua, ma aspettare 3 ore dopo mangiato non è una regola basata sulla scienza. Facciamo attenzione ai veri rischi e liberiamoci dei falsi miti, anche in vacanza.

Altri falsi miti da conoscere

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

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È vero che il colpo d’aria fa venire la cervicale?


Colpo d’aria e cervicale: sfatiamo il mito. Quante volte abbiamo sentito dire: “Non metterti vicino alla finestra, ti viene la cervicale!” oppure “Chiudi che c’è corrente, mi blocco il collo!”. Ma è davvero così? La scienza dice di no.

La verità scientifica

Non esistono prove scientifiche che colleghino direttamente l’esposizione a una corrente d’aria con l’insorgenza di dolori cervicali o torcicollo. Il cosiddetto “colpo d’aria” è in realtà un concetto popolare, ma non supportato dalla medicina moderna.

I dolori nella zona del collo, noti come cervicalgia, sono generalmente causati da altri fattori, molto più concreti e documentati:

  • Posture scorrette, specialmente davanti al computer o alla guida
  • Stress e tensioni muscolari
  • Traumi fisici, anche lievi
  • Artrosi cervicale o altre patologie degenerative
  • Sovraccarico da sforzi ripetuti o movimenti bruschi

Perché allora si prova disagio al collo con il vento?

In alcuni casi, il fastidio causato da una corrente d’aria fredda può essere reale, ma non è la causa della cervicalgia: piuttosto, può accentuare una tensione muscolare già presente o causare una leggera contrazione involontaria dei muscoli del collo.

Come prevenire i dolori cervicali davvero?

Per prendersi cura del proprio collo e della colonna cervicale, è utile:

  • Mantenere una postura corretta durante il lavoro e il riposo
  • Fare esercizi di stretching e mobilità regolarmente
  • Gestire lo stress con tecniche di rilassamento o attività fisica
  • Dormire con un cuscino ergonomico e su un materasso adeguato

In conclusione

Il “colpo d’aria” non è il vero responsabile della cervicale. Meglio puntare l’attenzione su abitudini quotidiane, postura e benessere generale. E se il dolore persiste, è sempre consigliabile rivolgersi a un fisioterapista o a un medico specialista.

Altri miti da sfatare

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

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Ma è vero che l’aria condizionata fa venire il raffreddore? Scopri cosa dice la scienza

Aria condizionata fa venire il raffreddore

Con l’arrivo del caldo, molti accendono il condizionatore temendo però il classico “raffreddore da aria fredda”. Ma è davvero così? L’aria condizionata fa venire il raffreddore? La risposta è no — almeno non direttamente. Vediamo perché.

Raffreddore: colpa dei virus, non del freddo

Il raffreddore è un’infezione delle vie respiratorie causata da virus, in particolare rinovirus e coronavirus (non quelli legati al Covid-19). Si trasmette tramite:

  • contatto diretto con persone infette,
  • superfici contaminate,
  • microgoccioline emesse con tosse o starnuti.

Nessun virus, nessun raffreddore: l’aria fredda da sola non basta a farci ammalare.

Perché allora ci ammaliamo di più in ambienti climatizzati?

Ci sono alcuni motivi indiretti per cui l’aria condizionata può contribuire alla comparsa di sintomi simili al raffreddore:

1. Aria troppo secca

Il condizionatore tende a disidratare l’aria, rendendo le mucose del naso e della gola più secche e vulnerabili. Una mucosa secca è meno efficace nel bloccare virus e batteri.

2. Shock termici

Passare da un ambiente molto caldo a uno molto freddo (e viceversa) può causare un raffreddamento brusco delle vie respiratorie. Questo non scatena il raffreddore, ma può abbassare le difese immunitarie locali.

3. Scarsa manutenzione

I filtri del condizionatore vanno puliti regolarmente: altrimenti diventano ricettacolo di polveri, muffe e microrganismi che possono irritare le vie respiratorie.

Quindi è sicuro usare l’aria condizionata?

Sì, ma con qualche accorgimento:

  • Mantieni la temperatura tra i 24-26°C, evitando sbalzi troppo forti.
  • Usa la funzione deumidificatore quando possibile.
  • Pulisci i filtri almeno una volta al mese in estate.
  • Bevi molta acqua per idratare le mucose.

A proposito non perdetevi il nostro video su come regolare correttamente l’aria condizionata.

In conclusione

L’aria condizionata non causa il raffreddore, ma può favorire condizioni che rendono il nostro corpo più vulnerabile ai virus. La prevenzione passa da un uso corretto del climatizzatore e da una buona igiene.

Altri miti da sfatare

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

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Perdita di pelo nel gatto: le cause e le possibili soluzioni

La perdita di pelo nel gatto può essere un fenomeno naturale legato ad una questione fisiologica, oppure può rappresentare un segnale relativo al disagio fisico o psicologico del felino. In condizioni normali, i gatti attraversano un periodo di muta stagionale, spesso in primavera e in autunno, durante il quale eliminano il pelo in eccesso per adattarsi ai cambiamenti di temperatura e umidità.

Questo processo, favorito dalle variazioni climatiche, non comporta particolari preoccupazioni se avviene in modo uniforme e senza lesioni cutanee. In caso contrario, bisogna immediatamente attivarsi per porre rimedio alla situazione.

Quando il gatto perde troppo pelo

Quando la perdita di pelo assume un carattere anomalo, con la comparsa di zone glabre, arrossamenti, desquamazioni o prurito, è necessario approfondire le possibili cause patologiche. Uno dei motivi più frequenti della perdita di pelo ‘a ciuffi’ viene rappresentato dalle infestazioni parassitarie.

Pulci, acari, funghi e zecche possono irritare la cute e stimolare una risposta ossessiva dell’animale, ad esempio quando il gatto si lecca o si gratta in maniera compulsiva. Questo comportamento, se si protrae nel tempo, può portare a delle vere e proprie lesioni cutanee e all’alopecia, ovvero alla perdita localizzata o diffusa del mantello.

Fra le cause più comuni alla base della perdita del pelo troviamo la dermatite del gatto, come spiegano le fonti online più esperte. Le forme allergiche, irritative o da contatto provocano delle infiammazioni cutanee che si manifestano tramite segnali come il prurito, il rossore e alle volte le secrezioni di pus. Le dermatiti allergiche, in particolare, possono essere scatenate da alimenti, pollini, detergenti o materiali sintetici. Anche in questi casi il gatto tende a grattarsi o a leccarsi intensamente, peggiorando la situazione e favorendo la caduta del pelo.

Dalla dieta allo stress: gli altri fattori

Un ruolo importante viene svolto dall’alimentazione, visto che una dieta povera di nutrienti essenziali compromette la salute del mantello e della cute del gatto. La carenza di vitamine A, E e D, e di sali minerali come lo zinco e il rame, influisce negativamente sulla salute dei follicoli piliferi: in sintesi, il pelo diventa più fragile, opaco e dunque maggiormente soggetto a caduta.

Un’alimentazione sbilanciata può inoltre compromettere il corretto equilibrio ormonale, causando delle alterazioni metaboliche che si riflettono sull’integrità del tessuto cutaneo.

Oltre ai fattori organici, esistono anche delle motivazioni di tipo comportamentale alla base della caduta del pelo. I gatti esposti a situazioni di stress, come il trasloco, i rumori forti o i conflitti con altri animali, possono sviluppare delle forme di grooming compulsivo.

Questo comportamento spinge il felino a pulirsi in modo eccessivo, causando nel tempo la perdita dei peli, gli arrossamenti e le irritazioni localizzate. Non bisogna poi dimenticare che la presenza di boli di pelo nell’apparato digerente può causare vomito, stitichezza o blocchi intestinali.

La prevenzione e la diagnosi precoce risultano cruciali per la corretta gestione del problema. L’utilizzo regolare degli antiparassitari, sempre sotto controllo veterinario, riduce infatti il rischio di infestazioni. Anche la pulizia quotidiana con prodotti specifici e a pH fisiologico aiuta a mantenere la cute del gatto sana e protetta. Il veterinario, in ogni caso, deve sempre essere Il veterinario la figura di riferimento.

Ultimo aggiornamento il 25 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

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