Green News

[ssba]

Trovi “superfood” o “detox” in etichetta? Scopri perché spesso sono solo parole vuote…

Quando trovate le parole superfood o detox in etichetta state attenti, perché spesso sono solo parole vuote inventate da marketing per vendere di più. Vi sveliamo la realtà dietro i prodotti alimentari detox e sul cibo veramente super, così la prossima volta che trovate “detox” o “superfood” su una confezione, girate la confezione, leggete la lista ingredienti, e chiedetevi: ‘lo comprerei anche senza quella scritta? E in più: vi diamo le alternative davvero sane secondo la scienza.

Superfood e detox: i termini che fanno vendere

Nel mondo della sana alimentazione, ci sono due parole che fa impazzire marketing e social: superfood e detox. Suonano bene, sembrano magiche, e danno l’idea che basti mangiarne un cucchiaio, e berne un sorso per diventare un ninja zen pieno di energia e salute. Ma… è tutto vero?

Nel frullatore del marketing alimentare queste due parole strillate in etichetta sono usate per attirare l’attenzione. Ma sapete veramente cosa sono? Spesso solo etichette vuote….

Il termine ‘superfood’ non ha alcun riconoscimento scientifico ufficiale: non esiste una definizione condivisa da enti come l’EFSA (European Food Safety Authority) o l’OMS.

E ‘detox’? Il nostro corpo ha già il suo sistema di disintossicazione: si chiama fegato, insieme a reni e intestino.

Sono dei termini coniati dal marketing per indicare alimenti molto ricchi di nutrienti, ma spesso sono solo un’etichetta che fa lievitare i prezzi!

Trovi “superfood” o “detox” in etichetta?

Bevande detox: moda o bufala?

Succhi verdi, acque con limone, mix miracolosi per depurarsi… ma la British Dietetic Association è chiarissima:

‘Non ci sono prove scientifiche che le diete o i prodotti detox migliorino l’eliminazione delle tossine dal corpo più efficacemente degli organi che già abbiamo’, dichiara la BDA, nel suo Detox Factsheet del 2018.

In realtà, molte bevande detox sono solo acqua con zucchero, aromi e un colore esotico.

Sono ilfegato, i reni e l’intestino a fare tutto il lavoro di pulizia del nostro corpo dalle tossine. Nessuna bevanda miracolosa può pulirci meglio.

L’alternativa naturale a succhi green zuccherati, tisane con nomi promettenti spesso in inglese (slim, fat burner, purificante) ed acque aromatizzate in bottiglia esiste:

Superfood: davvero così super?

I superfood vanno bene, ma non sono indispensabili. Spesso abbiamo equivalenti più freschi, locali e accessibili… ma senza hashtag esotici.

Prendiamo qualche esempio popolarissimo, pompato dal marketing alimentare, che ci abbindola facendoci pagare molto di più:

Superfood da copertina Perché è super Ma in Italia abbiamo…
Semi di chia Ricchi di omega-3, importati, più costosi di altri semi oleosi Semi di lino macinati più economici e assimilabili
Açai Ricco di antiossidanti ma importato dal Brasile, costoso e spesso zuccherato Mirtilli, ribes, more, meno costose e italiane
Quinoa Proteine e aminoacidi Farro, miglio, grano saraceno
Matcha (tè giapponese) Contiene catechine, antiossidanti, più costoso, importato da Giappone, contiene anche caffeina Tè verde bio o tisane alle erbe (melissa, finocchio, liquirzia)
Kale (cavolo riccio USA) Ricco di ferro e vitamine, sano come altre verdure nostrane, costoso delle varietà di cavoli italiani Broccoli, cavolo nero, spinaci, cicoria, più economiche
Avocado Grassi buoni Olio EVO, noci e mandorle

Uno studio pubblicato su Nutrition Bulletin nel 2011 dichiara senza mezzi termini che la parola superfood può fuorviare i consumatori inducendoli a pensare che alcuni alimenti siano magici per la salute, mentre l’equilibrio complessivo della dieta è più importante.

l potere del marketing green e sano

Molti prodotti scrivono detox, superfood, clean sull’etichetta solo per giustificare un prezzo più alto. In uno studio dell’Università di Copenhagen del 2019, i partecipanti giudicavano più sani i prodotti etichettati come superfood, anche quando avevano lo stesso contenuto calorico e zuccherino degli altri.

Che tradotto vuol dire: ci caschiamo con gli occhi, non con il palato.

Vuoi davvero un super cibo e una bevanda detox?

Non serve volare in Amazzonia per mangiare sano. Basta mangiare:

  • Cibi integrali, poco processati
  • Frutta e verdura di stagione
  • Fibre, acqua, cereali integrali e veri
  • Pochi zuccheri aggiunti
  • Bere acqua o té verde

Mangiate fresco, vario, locale. E ricordatevi di fare del movimento, così il vostro corpo vi ringrazierà. Non ci sono dei miracoli costosi e che vengono da lontano ed etichette sul tappo.

Altri superfood e detox

Per saperne di più su questi cibi e bevande miracolosi:

 

Ultimo aggiornamento il 30 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

Powered by WPeMatico

Monstera deliciosa: star delle piante da interni

Monstera deliciosa: star delle piante da interni

Bella, elegante, green. La Monstera deliciosa, star delle piante da interni, è più di una pianta: è una dichiarazione di stile. Se volete rendere il vostro appartamento più accogliente, cool e instagrammabile, non potete non averla!

Monstera Deliciosa: la pianta d’appartamento più cool del momento

Se la vostra casa ha bisogno di un tocco di giungla urbana, la risposta è una sola: Monstera deliciosa.

Foglie giganti, forate e brillanti come opere d’arte, questa pianta tropicale è diventata una vera star di Instagram, Pinterest e delle riviste di architettura.

Non si tratta più solo di una pianta da appartamento, ma di un oggetto di design vivente: la trovate negli showroom minimalisti di Copenaghen, nei loft milanesi e nei set pubblicitari di New York. Una superstar vegetale, insomma.

Un’icona tropicale diventata pop

Originaria delle foreste pluviali del Messico e del Guatemala, la Monstera si è fatta largo nelle case di tutto il mondo grazie a:

  • Le sue foglie scenografiche: grandi, verdi, tagliate in modo unico
  • L’adattabilità agli interni: ama la luce ma non il sole diretto
  • La capacità di crescere bene con pochi interventi e cure, anche in vaso
  • L’impatto visivo minimal-chic che la rende perfetta per salotti, camere e ingressi

Non a caso è stata ribattezzata ‘la regina delle piante da interni’.

Come integrarla nel tuo arredamento

La posizione ideale per la Monstera è:

  • Vicino a una finestra luminosa (ma senza sole diretto!)
  • In vasi grandi e alti per far risaltare il portamento
  • Perfetta per ambienti minimal o con palette neutre: diventa l’elemento wow

Gli abbinamenti vincenti

Per farne risaltare l’iconica maestosità e le grandi foglie lucenti, meglio collocarla

  • In vasi grandi di ceramica bianca lucida o cemento grezzo grigio
  • Accanto a mobili in legno naturale o metallo nero
  • Abbinata a stampe botaniche o arredi in stile japandi

Le regole d’oro per curarla

Se volete avere una Monstera sempre al top, ecco le 5 semplici regole da seguire per la sua cura:

  • Luce: ama la luce indiretta ma abbondante e niente raggi diretti
  • Annaffiatura: 1 volta a settimana in estate, ogni 10-15 giorni in inverno
  • Umidità: ama gli ambienti umidi, spruzzate le foglie o usate un umidificatore
  • Terreno: drenante e ricco, con torba e perlite e allegerito con argilla o sabbia
  • Concime: 1 volta al mese, da aprile a ottobre, fertilizzante liquido per piante verdi da appartamento, diluito nell’acqua d’irrigazione
  • Temperatura: tra i 15° e 25°
  • Pulizia: usare un panno morbido o guanti di cotone per lucidare le grandi foglie e togliere la polvere

Curiosità da vera pianta pop

Il suo nome deliciosa deriva dal frutto che produce in natura, commestibile e dolce quando completamente maturo, chiamato ‘frutto del pane’, dal sapore di ananas e banana.

Negli anni ’70 era già un’icona: si ritrova nelle foto di interni boho ed etnici, anche se ormai oggi è dappertutto.

È detta anche ‘pianta svizzera’, per via dei buchi nelle foglie, simili a quelli del formaggio.

Infine, è tossica per animali domestici, occhio se avete gatti o cani per casa.

Altre piante pop

Per avere altre idee sulle piante giuste da abbinare allo stile per l’arredo di design e minimal chic e con un tocco pop:

 

Ultimo aggiornamento il 30 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

Powered by WPeMatico

Miti e curiosità sulle piante carnivore

Miti e curiosità sulle piante carnivore: possono davvero mangiare un dito umano? Sono pericolose per l’uomo? Rispondiamo ai vostri dubbi.

Piante carnivore: davvero possono mangiare un dito umano?

Spoiler: no, non possono divorarti come nei film. Ma questo non vuol dire che non siano incredibili. Le piante carnivore – da sempre protagoniste di romanzi horror, racconti pulp e film cult – hanno una biologia straordinaria e storie affascinanti da raccontare.

Alcune si muovono. Altre producono enzimi letali… per le mosche, almeno. Ma il mito della “pianta che mangia l’uomo” è un’esagerazione da giungla letteraria.

Ben più pericolose per uomini e animali sono le piante velenose, a cui bisogna veramente prestare attenzione, perchè a volte basta sfiorarle, come la Panace di Mantegazza. che causa vesciche, eruzioni cutanee e ustioni che richiedono anni per risolversi. Oppure la Mancinella, le cui foglie il fusto contengono una resina biancastra che produce estese irritazioni, e se bruciata, porta alla momentanea perdita della vista.

Dalla giungla ai B-movie: quando le piante fanno paura

Nel 1878 un giornale americano raccontò dell’albero mangia-uomini del Madagascar, una bufala colonialista poi smentita. Ma il seme era piantato: da lì in poi, le piante carnivore diventano icone da cinema horror e fantascienza.

  • La piccola bottega degli orrori, 1960 e 1986, dove si racconta di Audrey II, una pianta mutante con gusti… umani
  • Jumanji, 1995, con Robin Willimas che combatte piante di ogni tipo nel salotto
  • Rovine, 2008
  • Il campo del terrore, di Stephen King, dove si gioca con l’idea di piante malefiche e senzienti
  • Viaggio al centro della terra, Jules Verne, dove piante carnivore tentano di divorare alcuni dei membri della spedizione sotto i vulcano islandese Snaeffels da cui si accede al centro dell terra

Ma cosa fanno davvero le piante carnivore?

Le piante carnivore non si nutrono di carne come un leone: assorbono nutrienti da insetti o piccoli animali perché crescono in ambienti poveri di azoto, come torbiere, acquitrini o suoli acidi.

Le più famose? Eccole:

Tipo di trappola PIANTA CARNIVORA Come funziona
A scatto Dionaea muscipula Chiude le foglie su mosche e formiche
Ad aspirazione Utricularia Aspira la preda in un sacchetto sottovuoto
Ad imbuto (a caduta) Nepenthes, Sarracenia La preda scivola in un liquido digestivo
Ad appiccicoso (colla) Drosera, Pinguicula Le foglie secernono una sostanza vischiosa

Ma se ci infilo il dito?

La risposta è no. Non succede nulla. Per capirci, la famosissima ‘Venere acchiappamosche’ (Dionaea muscipula) si chiude solo se 2 peli sensoriali vengono toccati in sequenza. E anche se si chiude sul tuo dito, non ha abbastanza forza né enzimi per danneggiare la pelle. L’unico rischio è che la pianta si stressi: dopo 3-4 chiusure inutili può morire per esaurimento energetico.

Sembra invece che queste piante si siano evolute per rispondere alla scarsità di sostanze nutritive, in particolare alla mancanza di azoto. Ed esistevano già nel Cretaceo, più di 65 milioni di anni fa!

Nel tempo hanno sviluppato un’incredibile creatività nell’intrappolare gli insetti, non solo con una “colla” appiccicosa come quella usata dalla Triantha occidentalis, ma anche con rapidi movimenti delle foglie, o creando un vuoto interno per risucchiare i malcapitati.

Nessuna pianta carnivora è nota per catturare prede più grandi di un coleottero. E anche su un pianeta alieno, è improbabile che si nutrano di animali più grandi (nonostante le leggende sugli alberi mangia-uomini). Ma sono un altro esempio della diversità della vita sul nostro mondo e della probabilità che là fuori ci siano cose ancora più strane, in attesa di essere scoperte.

Le verità scientifiche

Vi diamo le verità scientifiche dei botanici, per contrastare le bufale sulle povere piante carnivore.

  • La digestione richiede giorni. I succhi digestivi delle piante sono deboli: bastano per sciogliere un insetto, ma non certo per la pelle umana.
  • Nessuna pianta carnivora può mordere. Non hanno muscoli: i movimenti sono lenti e dipendono da variazioni di pressione interna.
  • La preda più grande? Una rana o un piccolo topo in trappole giganti di Nepenthes rajah (Borneo). Ma è rarissimo e passivo: cadono da soli, non vengono cacciati.

Fonti scientifiche

Per scrivere questo. articolo abbiamo consultato anche:

Curiosità incredibili sulle piante carnivore

Ecco alcune stranezze e curiosità sulle piante carnivore:

  • Esistono oltre 600 specie di piante carnivore
  • Alcune trappole si chiudono a scatto, in meno di 0,3 secondi!
  • Alcune si sono adattate a vivere con le formiche, che le aiutano a digerire
  • Alcune trappole contengono acqua piovana: sono delle vere e proprie ‘trappole da piscina’, come la Nepenthes

Altre piante curiose

Potrebbero piacervi anche questi articoli sulle curiosità botaniche:

Ultimo aggiornamento il 30 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

Powered by WPeMatico

Non tutti i cibi sani sono veramente sani

Non tutti i cibi sani sono veramente sani

Hai presente quella barretta light, o il succo che è 100% naturale? Beh… spesso sono più zucchero di una caramella! Oggi smascheriamo i prodotti che si fingono salutari, ma dietro etichette colorate e claim altisonanti nascondono insidie: zuccheri aggiunti, grassi saturi e conservanti. Un viaggio divertente e un po’ irriverente tra frigo e scaffali per scoprire che non tutti i cibi sani sono veramente sani!

Non tutti i cibi sani sono veramente sani

Cibi sani? Non tutti lo sono veramente, sebbene l’etichetta strilli il contrario. Vi sveliamo la verità di alcuni snack, yogurt, succhi e barrette energetiche che sotto sotto sono ben poco ‘naturali’ e come smascherarli.

Barrette energetiche – l’energia… zuccherosa

Molti le acquistano pensando che sono un concentrato di proteine attive, perfette per chi ga in palestra e vuole diventare sempre più fit. In realtà, alcune contengono fino a 17 gr di zuccheri aggiunti per porzione!

Uno studio sulle snack bar svolto in India e negli USA mostra che, benché siano arricchite di proteine, restano comunque di cibi altamente processati e pieni di zuccheri semplici .

Il nostro consiglio: leggete la lista degli ingredienti con attenzione e scegliete barrette con meno del 5 gr di zuccheri aggiunti e ingredienti veri come noci, arachidi, frutta disidratata e cereali integrali.

Succhi naturali: vitamine o trappola liquida?

Sembrano freschi, ma spesso sono una specie di ‘caramella liquida’ con una quantità di zucchero simile a quella delle bibite gassate. Contengono molti zuccheri naturali (fruttosio) e aggiunti, tanto che una bottiglietta da 150 ml di succo può arrivare a contenere 12 gr di zuccheri liberi.

Anche se dicono di essere ‘senza zuccheri aggiunti’, sono veri e propri concentrati di zuccheri liberi che, secondo l’Organizzazione per la Sanità, dovrebbero restare sotto il 10 % del totale delle kCal giornaliere assunte da ognuno.

Il rischio è un’aumento della glicemia, delle carie e l’ingestione di ‘calorie vuote’.

Il nostro consiglio: meglio scegliere succhi con dicitura ‘succo 100% di frutta’ ed evitare quelli con dicitura ‘nettare’ o ‘bevanda al succo di’. Sempre meglio optare per un frullato home-made da frutta fresca o una spremuta.

Yogurt alla frutta: troppo buono per essere sano

Moltissimi yogurt alla frutta contengono in media 10-16 gr di zucchero per 100 gr di prodotto, alcuni più light 6 gr/100 gr ed a volte anche di più (fino a 20gr/100 gr), tanto da essere un vero dessert al cucchiaio. Questi zuccheri comprendono sia zuccheri aggiunti (soprattutto saccarosio) che quelli presenti naturalmente in latte e frutta.

Secondo l’American Heart Association, il limite giornaliero di zuccheri aggiunti non deve superare il 6% delle calorie totali, il che equivale a circa 25 gr per le donne e 36 gr per gli uomini. Occhio, quindi, al vostro yogurt del mattino o della merenda, che sia veramente light.

Il nostro consiglio: meglio optare per uno yogurt naturale o lo yogurt greco, senza zuccheri aggiunti, e noterete che la differenza è sorprendente!

Low-fat e senza zucchero: il trucco marketing

Etichette tipo ‘light’ o ‘zero zuccheri’ possono ingannare: spesso le calorie mancanti sono compensate aggiungendo dolcificanti artificiali, grassi o addensanti.

Per vantare in etichetta un ‘basso contenuto di grassi’ il regolamento UE impone che ci sia < 3 gr di grassi per 100 gr di prodotto solido oppure < 1,5 gr di grassi per 100 ml per il liquido. Per avere ‘basso contenuto di zuccheri’ in etichetta, invece, il Ministero della Salute impone che ci siano < 5 gr di zuccheri per 100 gr di solido o 2,5 gr per 100 ml di liquido. E ‘senza zucchero’ deve addirittura avere < 0,5 gr di zuccheri per 100 gr o 100 ml di prodotto.

Studi recenti indicano che alcuni additivi alterano il microbiota intestinale e promuovono infiammazione cronica.

Il nostro consiglio: controllate che ci sia scritto ‘senza zuccheri aggiunti’ così sarete sicuri che non sono stati messi zuccheri o altri ingredienti per dolcificare. Anche l’etichetta ‘contiene naturalmente zuccheri’ aiuta a capire che ci sono zuccheri naturalmente presenti, come quelli della frutta. Al posto di uno snack light fatevi un infuso detox alle erbe o bevete del’acqua frizzante!

La lista nera dei cibi finto‑sani che ingannano anche i più attenti

Non serve rinunciare ai piccoli piaceri, ma occorre stare attenti e leggere le etichette! Scegliete sempre alimenti interi, con pochi ingredienti, poco zucchero e tanta fibra. E se vedete strilli di copertina con scritte come light, detox o zero zuccheri, fermatevi un attimo e chiedetevi: cosa stanno nascondendo?

Qui una lista di quelli finto-sani ma più ingannevoli e come sostituirli.

Fonti scientifiche internazionali

Alcune informazioni sono state prese da questi studi internazionali:

Altro su cibi super

Superfood, detox, naturali, bio, capiamo cosa sono le etichette ed i cibi naturali veramente in questi articoli, per scegliere con criterio:

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

Powered by WPeMatico

Una mela al giorno toglie il medico di torno? Solo se fai anche questo…

Una mela al giorno

“Una mela al giorno toglie il medico di torno” è uno dei proverbi più famosi di sempre, ma ha davvero un fondamento scientifico?Scopriamo insieme perché mangiare una mela al giorno è una buona abitudine… ma non un lasciapassare per dimenticarsi della salute.

Un detto popolare di origine anglosassone

Il proverbio nasce in Inghilterra nella forma “An apple a day keeps the doctor away”, e nel tempo si è diffuso in tutto il mondo. Ma oggi la scienza cosa dice davvero?

Cosa contiene una mela?

  • Fibre solubili (come la pectina): aiutano a regolare colesterolo e glicemia.
  • Polifenoli e antiossidanti: contrastano lo stress ossidativo e l’invecchiamento cellulare.
  • Vitamine e sali minerali: soprattutto vitamina C e potassio.
  • Acqua: una mela è composta per oltre l’85% da acqua, utile per l’idratazione e il senso di sazietà.

I benefici reali secondo la scienza

Uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine ha analizzato migliaia di persone e ha scoperto che chi mangiava una mela al giorno aveva tendenzialmente bisogno di meno farmaci, ma non faceva meno visite mediche.

Inoltre, i polifenoli presenti nella buccia sono associati a benefici cardiovascolari, controllo della glicemia e riduzione dell’infiammazione cronica. Tuttavia, gli effetti variano in base alla dieta complessiva e allo stile di vita.

Perché non basta da sola

Mangiare una mela ogni giorno è una scelta sana, ma non può compensare uno stile di vita scorretto. I medici e i controlli periodici restano fondamentali. Inoltre, va ricordato che:

  • Le mele non sono “superfood miracolosi”.
  • Possono causare gonfiore in persone con intestino sensibile.
  • È importante lavare bene la buccia o scegliere mele biologiche per ridurre l’assunzione di pesticidi.

Conclusione

, una mela al giorno è una buona abitudine alimentare.

No, non sostituisce visite mediche, controlli di prevenzione o una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo.

In altre parole: la mela è un tassello prezioso di un puzzle molto più ampio, quello della salute quotidiana.

Fonte: JAMA Internal Medicine, PMC, Informazioni sui Farmaci, The Independent.

Mangiar bene è solo il primo passo per vivere meglio.

Altri falsi miti da conoscere

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

Powered by WPeMatico

Hai mangiato? Allora niente bagno per 3 ore… o forse sì?

bagno dopo mangiato

Ogni estate, puntualmente, ritorna il consiglio: “Hai appena mangiato, aspetta almeno tre ore prima di entrare in acqua!”. Ma cosa dice davvero la scienza? È davvero necessario attendere così tanto prima di fare il bagno al mare o in piscina?

Un mito duro a morire

L’idea che fare il bagno dopo mangiato possa causare congestioni gravi fino all’annegamento ha radici lontane e si è tramandata di generazione in generazione. Ma si tratta, appunto, di un luogo comune: non esiste alcuna prova scientifica che giustifichi questa precauzione così rigida.

Cosa succede davvero dopo mangiato?

Dopo un pasto, il corpo indirizza una maggiore quantità di sangue verso l’apparato digerente per facilitare la digestione. Questa redistribuzione del flusso sanguigno può causare una leggera sonnolenza o affaticamento, ma non comporta automaticamente un rischio per chi si immerge in acqua.

Fare attività fisica intensa subito dopo un pasto abbondante può al massimo provocare crampi muscolari o fastidi gastrointestinali, ma non si tratta di fenomeni gravi né così frequenti da giustificare una regola fissa.

Cosa dicono i medici?

Molti pediatri, nutrizionisti e medici sportivi concordano: non serve aspettare 3 ore. Un’attività leggera come nuotare, specialmente in modo rilassato e controllato, non rappresenta un pericolo per una persona sana.

✅Il consiglio valido è: ascoltare il proprio corpo.
Se ci si sente troppo appesantiti o assonnati, è meglio aspettare un po’. Ma se ci si sente bene, non c’è alcun motivo per rinunciare a un bagno.

In sintesi

Mito Verità
Bisogna aspettare 3 ore dopo mangiato prima di fare il bagno Non ci sono prove scientifiche che lo dimostrino. Se ci si sente bene, il bagno è sicuro anche dopo mangiato.

Fonti autorevoli

  • Società Italiana di Medicina dello Sport
  • American Red Cross – Aquatic Safety Guidelines
  • Ministero della Salute – Linee guida estate e prevenzione

🧠 Conclusione

È sempre bene tenere comportamenti prudenti in acqua, ma aspettare 3 ore dopo mangiato non è una regola basata sulla scienza. Facciamo attenzione ai veri rischi e liberiamoci dei falsi miti, anche in vacanza.

Altri falsi miti da conoscere

Ultimo aggiornamento il 27 Giugno 2025 da Rossella Vignoli

Powered by WPeMatico

Load More

Privacy Preference Center

Close your account?

Your account will be closed and all data will be permanently deleted and cannot be recovered. Are you sure?