Quando il nostro cane ci segue ovunque, non lo fa mai per caso. Questo comportamento nasce dal passato e ha le sue radici in un istinto evolutivo antico, legato alla sopravvivenza nel branco.
I cani infatti che sono discendenti diretti dei lupi hanno mantenuto il bisogno di stare vicini ai loro punti di riferimento.
La figura umana, per loro, rappresenta sicurezza, accesso al cibo e protezione. Per questo motivo, anche in casa, ci ritroviamo spesso con un’ombra a quattro zampe che ci accompagna da una stanza all’altra.
Perché il cane ci segue ovunque: affetto, fiducia e relazioni speciali
Oltre all’istinto, entra in gioco anche il legame affettivo che si costruisce tra noi e il nostro cane. Un animale che ci segue dimostra attaccamento e fiducia, elementi fondamentali per il suo benessere emotivo.
Non si tratta solo di bisogno: è anche un modo per esprimere amore e appartenenza. Alcuni cani diventano veri e propri “compagni d’avventura”, seguendoci in ogni attività, dal relax sul divano alla sessione di allenamento in garage.
Ecco le principali motivazioni alla base di questo comportamento
Quando bisogna preoccuparsi: l’ansia da separazione
Se il cane ci segue ossessivamente o manifesta segnali di disagio quando rimane solo, potremmo trovarci di fronte a un caso di ansia da separazione. Questo disturbo è più comune di quanto si pensi e può causare notevoli sofferenze.
I sintomi più evidenti includono:
Vocalizzazioni eccessive quando siamo assenti
Distruzione di oggetti o mobili
Tentativi di fuga o autolesionismo
Eccessivo attaccamento anche durante la nostra presenza
In questi casi, è fondamentale rivolgersi a un veterinario comportamentalista, per aiutare il nostro amico peloso a ritrovare equilibrio e serenità.
Come favorire l’autonomia del vostro cane
Incoraggiare una sana indipendenza è utile sia per il cane che per noi. Possiamo farlo adottando alcuni semplici accorgimenti quotidiani, senza forzarlo.
Ad esempio:
Creare spazi dedicati dove possa rilassarsi senza sentirsi isolato
Proporre giochi interattivi che stimolino la mente anche in nostra assenza
Rinforzare i momenti di calma e indipendenza con premi e coccole
In questo modo, aiuteremo il nostro cane a sentirsi sicuro e appagato, sia al nostro fianco sia da solo, migliorando la qualità della vita di entrambi.
Altre curiosità da scoprire sul mondo dei cani
Tante risposte a domande che vi saranno venute in mente:
Il 28 aprile 2025, milioni di persone sono rimaste senza elettricità in Spagna, Portogallo e Francia meridionale a causa di un evento raro e affascinante: fra le spiegazioni c’è quella di una vibrazione atmosferica indotta che potrrebbe aver destabilizzato la rete elettrica europea, provocando un black-out su larga scala. Ma cos’è successo davvero? E soprattutto: può accadere anche in Italia?
Vibrazione elettrica indotta: un fenomeno naturale inaspettato
Secondo gli operatori di rete iberici e francesi, la causa è stata una combinazione di variazioni meteorologiche estreme nell’entroterra spagnolo: grandi masse d’aria si sono scontrate provocando forti sbalzi di temperatura in breve tempo. Questo ha generato onde di pressione atmosferica che si sono propagate nell’ambiente, interagendo con le infrastrutture elettriche.
Cosa succede a livello fisico
Dal punto di vista fisico, la rete elettrica è un sistema sincronizzato in corrente alternata a 50 Hz, costituito da lunghi cavi sospesi su tralicci. Questi cavi ad alta tensione (400.000 V) sono sensibili a vibrazioni esterne, come vento o pressione atmosferica variabile. Quando un campo magnetico cambia nel tempo – come accade in presenza di onde atmosferiche improvvise – si possono generare correnti parassite all’interno dei materiali conduttori. Ma il fenomeno più critico in questo caso è stato la risonanza meccanica.
Le vibrazioni atmosferiche, se oscillano a una frequenza simile a quella naturale di vibrazione dei cavi elettrici sospesi, possono innescare un effetto di risonanza. È lo stesso principio di un’altalena spinta al momento giusto: l’oscillazione aumenta sempre di più. Nei cavi elettrici, questa risonanza può provocare:
forti oscillazioni meccaniche dei conduttori;
alterazioni nei campi elettrici e magnetici attorno ai cavi;
e infine, disturbi nella corrente alternata, con variazioni locali di frequenza.
Quando questi disturbi diventano troppo forti, la rete perde la sincronizzazione e i sistemi di sicurezza, per evitare danni peggiori, scollegano automaticamente alcune sezioni della rete: il blackout è il risultato finale.
Vibrazione elettrica indotta: in evento raro, ma possibile anche altrove
Al momento, il gestore italiano Terna ha comunicato che la rete nazionale non ha subito effetti, ma l’evento ha sollevato dubbi sulla resilienza delle infrastrutture anche nel nostro Paese. L’Italia è collegata alla rete elettrica europea, e quindi fenomeni simili potrebbero influenzare anche noi, soprattutto in periodi di stress atmosferico intenso o variazioni climatiche rapide.
Cosa possiamo imparare
Questo evento ci ricorda che le reti elettriche moderne sono altamente interconnesse, ma anche vulnerabili a fenomeni naturali sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico. Potenziare le difese fisiche e digitali delle nostre infrastrutture, rafforzare i trasformatori e migliorare il monitoraggio atmosferico saranno passi fondamentali per il futuro energetico sicuro dell’Europa.
Ecco infine una sintesi finale di cosa potrebbe essere successo.
Fattore
Descrizione
Data del blackout
28 aprile 2025
Paesi colpiti
Spagna, Portogallo, Francia meridionale
Fenomeno scatenante
Variazioni atmosferiche rapide → vibrazione atmosferica indotta
Effetto fisico
Risonanza nei cavi ad alta tensione → perdita di sincronizzazione
Conseguenze
Blackout esteso, disservizi nei trasporti, comunicazioni e sanità
Rischio per l’Italia
Possibile in caso di condizioni atmosferiche estreme → attenzione necessaria
Jardin de Majorelle: immaginate di varcare un portone color ocra e di essere avvolti da un’esplosione di blu cobalto, il celebre Bleu Majorelle, tra colonne di cactus, palme altissime e sentieri ombreggiati da bambù. Siamo a Marrakech, nel quartiere di Gueliz, in Rue Yves Saint Laurent – 40090 Marrakech, a dieci minuti di taxi da Jemaa el-Fna. Il giardino occupa circa 9 000 m² e oggi è uno dei luoghi più fotografati del Marocco.
Jardin de Majorelle: la storia in breve
1922 – Jacques Majorelle, pittore francese, acquista un terreno e inizia a piantare specie esotiche raccolte nei suoi viaggi.
1947 – Apre il giardino al pubblico come “laboratorio botanico”.
1980 – Minacciato da speculazioni edilizie, viene salvato e comprato da Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, che restaurano parco e villa (ribattezzata Villa Oasis) e vi aprono un museo d’arte islamica, oggi Museo Berbero.
Nel 2008, dopo la morte dello stilista, un memoriale in granito e cenere è stato eretto nel cuore del parco, a ricordare il legame inscindibile tra il couturier e questo angolo verde.
Jardin de Majorelle in sintesi
Un orto botanico di colori e forme
Oggi il Jardin de Majorelle ospita oltre 350 specie botaniche provenienti da cinque continenti: giganteschi columnari del Messico, bougainvillea fucsia, bambù della Cina, ninfee che galleggiano sulle vasche di ispirazione moresca, agavi e aloe che disegnano geometrie quasi scultoree.
La disposizione segue i canoni dei giardini islamici: vialetti che si incrociano, vasche d’acqua che riflettono il cielo e sorprendenti quinte vegetali. Il contrasto fra il blu saturo degli edifici Art Deco, il giallo delle finestre e il verde delle piante crea un effetto “cartolina” che cambia con la luce del giorno.
Quando visitarlo
Marrakech può essere torrida d’estate. Per godersi colori e profumi senza soffrire il caldo, la stagione ideale è la primavera (marzo-maggio) o l’autunno (settembre-novembre), quando le temperature sono miti (18-28 °C) e le fioriture al top. Arrivate all’apertura (8 a.m.) per evitare code e fotografare con la luce radente del mattino.
Info pratiche in pillole
Orari: aperto tutti i giorni 8:00-18:30 (ultimo ingresso 18:00).
Biglietti: vendita solo online, tariffa intera 170 MAD (≈ 15 €); ridotti per residenti, studenti e bambini <10 anni (gratis). Sito qui: jardinmajorelle.com
Accessibilità: percorsi in piano, bagni e ingresso carrozzine.
Servizi: café all’ombra dei bambù, boutique di design, museo Berbero annesso, connessione Wi-Fi gratuita in alcune aree.
Come arrivare: taxi (contrattate prima), bus n.12 o 15, oppure 25 min a piedi dalla medina.
Prenotate con anticipo: i biglietti giornalieri vanno esauriti nelle ore di punta.
Consigli finali
Abbinate la visita al vicino Musée Yves Saint Laurent (stesso viale) per capire come il giardino abbia ispirato le creazioni dello stilista.
Portate acqua e crema solare; l’ombra esiste, ma il sole di Marrakech picchia anche in inverno.
Se siete appassionati di fotografia macro, l’ora d’oro pomeridiana regala riflessi spettacolari sulle foglie cerose dei cactus.
Voce
Dettagli principali
Località
Rue Yves Saint Laurent, Gueliz – Marrakech
Superficie
circa 9 000 m² di labirinto verde
Fondazione
1922-1947, per opera del pittore Jacques Majorelle
Proprietari celebri
Yves Saint Laurent & Pierre Bergé (dal 1980)
Specie botaniche
> 350 da 5 continenti (cactus, palme, bambù, bougainvillea, ninfee…)
Punto forte
Il celebre Bleu Majorelle che colora villa, vasche e vasi
Periodo migliore
Primavera e Autunno; ingressi consigliati ore 8 a.m.
Orari 2024
8:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Biglietto intero
170 MAD (≈ 15 €) – solo online
Servizi
Café, boutique, Museo Berbero, accesso disabili
FAQ: domande e risposte
Domanda
Risposta semplice
Serve una guida?
Non è indispensabile: i pannelli botanici sono bilingue (FR/EN). Se volete dettagli sulla vita di Majorelle e Saint Laurent, prenotate una visita guidata di 1 h.
Posso portare il drone?
No, il volo di droni è vietato nell’area del giardino.
Si può mangiare dentro?
Solo nel Café Majorelle; non è consentito fare picnic sui prati o lungo i viali.
Ecco come preparare un detersivo per neonatocon prodotti naturali per lavare vestiti e pannolini del vostro bébé, e rispettare la sua cute delicata. Ma vi diamo anche dei consigli dermatologici sulla sua pelle sensibile e per evitare la dermatite ed in più la comparazione tra tutte le marche eco-bio più interessanti del 2025. Scopriamoli tutti!
Il neonato e la pelle sensibile
È importante sapere che nei primi due anni di vita l’epidermide del neonato è più sottile di circa il 30 % rispetto a quella adulta, ha un pH ancora vicino alla neutralità (≈ 6) e ghiandole sebacee quasi inattive.
Risultato: meno lipidi di superficie, più dispersione d’acqua e una porta d’ingresso privilegiata per agenti irritanti — dai tensioattivi dei detergenti alle comuni fragranze.
I disturbi della pelle del neonato
I problemi più frequenti del nostro piccolo sono:
Dermatite da pannolino: provocata dall’umidità e dall’occlusione continua del pannolino e per sfregamento dello stesso
Dermatite atopica/eczema costituzionale: interessa fino al 20 % dei lattanti italiani e si verifica quando la barriera indebolita fa penetrare allergeni e favorisce l’infiammazione di un eczema
Dermatiti da contatto (irritative e allergiche): provocate o aggravate da profumi, coloranti, conservanti presenti in detersivi e cosmetici
Xerosi (pelle secca) e piccole fissurazioni, soprattutto in inverno
Quando i prodotti lavanti diventano un problema
Numerosi studi clinici sulla dermatite atopica pediatrica mostrano che molti detergenti comuni contengonotensioattivi anionici — come SLS o SLES — capaci di rimuovere lipidi intercellulari e aumentare la perdita d’acqua transepidermica (TEWEL), con peggioramento della situazione di secchezza e favorendo la formazione di micro-lesioni della barriera.
Il rischio cresce se si usano prodotti ad alto potere schiumogeno-pH alcalino, ma anche per l’impiego di detergenti applicati puri direttamente sulla cute del piccolo.
Anche se si si eccede con la quantità di detersivo per lavare body, lenzuola e tutine del neonato, si rischia di aumentare la probabilità di rash cutanei e affezioni della pelle.
Le linee guida dei dermatologi sul bucato dei neonati
Se molte donne decidono di adottare regolarmente detersivi che rispettino non soltanto l’ambiente ma anche la fisiologia dei bambini, è interessante conoscere le linee guida dermatologi AIDECO e dell’ISS sul bucato baby.
Leggere sempre l’etichetta: meno ingredienti, meglio è
Non mescolare detergenti diversi, ad esempio la candeggina e l’ammoniaca creano clorammine tossiche
Tenere i prodotti fuori dalla portata dei bambini e nelle confezioni originali
Risciacquare a fondo indumenti e asciugamani
Usare guanti se la propria pelle è già irritata e applicare una crema emolliente dopo il contatto
In caso di dermatite persistente rivolgersi al pediatra: sintomi possono peggiorare con sovrainfezioni batteriche o fungine
Ricette fai-da-te per fare un detersivo per neonato con ingredienti naturali
Innanzitutto: meglio fare il bucato separato dal resto della famiglia. Per lavare a mano, basta usare un buon sapone di Marsiglia con l’aggiunta di bicarbonato per sbiancare e proteggere i capi.
Sulle macchie grasse si possono utilizzare ingredienti naturali come il succo di limone, l’olio di eucalipto, il talco o la farina.
Per fare in poco tempo un detersivo efficace e sicuro per lavare i body e le lenzuoline del vostro bébé ecco alcune formulazioni che si basano su tensioattivi molto delicati (sapone di Marsiglia o di Castiglia) e su additivi alcalini-ossidanti usati a dosi minime, in linea con le raccomandazioni di AIDECO (tensioattivi poco schiumogeni e pH fisiologico).
Detergente gel al sapone di Marsiglia
Questa è la ricetta di un gel ideale per i lavaggi quotidiani ed il bucato del bianco, e prevede un sapone di Marsiglia con quantità di 72 % oli vegetali e senza profumo, mentre, come ammorbidente leggero, è usato il bicarbonato, che tampona il pH.
Gli iIngredienti per 2,5 l di gel sono:
2,5 l di acqua
250 gr di sapone di Marsiglia in scaglie (con quantità di 72 % oli vegetali e senza profumo)
2 cucchiai di bicarbonato di sodio (ammorbidente leggero, tampona il pH)
Preparazione. Portate l’acqua a lieve ebollizione. Aggiungete le scaglie, mescolando finché si sciolgono. Fuori dal fuoco, frullate 1 minuto con mixer per evitare i grumi. Quando il composto intiepidisce, incorporate il bicarbonato. Versate in tanica pulita e dopo 24 ore diventerà un gel denso, da agitare prima dell’uso.
Dosaggio Lavatrice: 60 ml/4 kg + 1 cucchiaio di percarbonato solo sui bianchi a 40° Lavaggio a mano: 1 tappino (≈ 20 ml) in 5 l di acqua tiepida
Detergente neutro al sapone di Castiglia
Questo detersivo è ideale per colori e capi delicati, e prevede l’uso del sapone di Castiglia, ottenuto solo da olio d’oliva, privo di profumi e solfati.
Ingredienti per ottenere 1 l di liquido detergente:
800 ml di acqua demineralizzata calda
150 ml di sapone di Castiglia liquido puro
2 cucchiai di bicarbonato (facoltativo, aumenta il potere pulente ma alza il pH)
1 cucchiaino acido citrico → riporta il pH vicino a 7 (scioglierlo prima in 30 ml d’acqua)
Preparazione. Sciogliete il bicarbonato nell’acqua calda e unite il sapone di Castiglia, mescolando piano per non fare schiuma. Aggiungete la soluzione di acido citrico, controllando che il pH finale sia fra 6,5 e 7 (con cartine tornasole). Conservate in flacone di vetro scuro; validità 3 mesi.
Dosaggio Lavatrice: 60 ml/4 kg + 1 cucchiaio di percarbonato solo sui bianchi a 40° Lavaggio a mano: 1 tappino (≈ 20 ml) in 5 l di acqua tiepida
Detersivo in polvere delicato all’ossigeno attivo
Questa ricetta un po’ più energetica, è adatta al lavaggio dei body macchiati e dei pannolini lavabili. Il citrato di sodio sequestra calcare ed aiuta il risciacquo, mentre il percarbonato di sodio igienizza con ossigeno già a 40°.
400 gr di bicarbonato di sodio
250 gr di percarbonato di sodio
150 gr di citrato di sodio in polvere
50 gr di amido di riso
Preparazione. Mescolate le polveri in barattolo a bocca larga, agitandole con cucchiaio inox. Evitate ambienti umidi; aggiungete un sacchettino di gel di silice per mantenerle fluide.
Dosaggio Lavatrice: 1 cucchiaio (15 gr) direttamente nel cestello sopra i capi Pre-ammollo pannolini: 1 cucchiaio in 5 l di acqua calda 30 minuti, poi consueto ciclo
Ammorbidente ultra-delicato all’acido citrico al 15%
Oltre a rendere i capi morbidi, riduce il calcare e neutralizza i residui alcalini del detersivo. Considerate che i pediatri sconsigliano gli oli essenziali per i primi 3 mesi di vita, ma dopo, possono essere aggiunte 5 gocce per litro di un olio essenziale biologico dermo-tested della fragranza preferita, meflio se un olio essenziale di lavanda, agitando bene. Gli ingredienti per 1,150 l di liquido.
150 gr di acido citrico anidro (di tipo alimentare)
1 l d’acqua demineralizzata tiepida
Preparazione. Sciogliete l’acido citrico nell’acqua, travasate in una bottiglia in plastica HDPE.
Dosaggio Lavatrice: 80-100 ml nella vaschetta ammorbidente
Scheda ricette (ingredienti base + dosi)
Ecco uno schema riassuntivo delle nostre 4 ricette di detersivi delicati per il bucato del neonato.
Ricetta
Ingredienti principali
Preparazione
DosAGGI
Dove usarla
Gel di sapone di Marsiglia
• 2,5 l acqua
• 250 g scaglie sapone Marsiglia 72 %
• 2 cucchiai bicarbonato
1. Sciogli le scaglie in acqua bollente.
2. Frulla 1 min per omogeneizzare.
3. Intiepidendo, aggiungi bicarbonato.
4. Riposa 24 h → gel, agitare prima dell’uso.
Lavatrice : 70 ml / 4–5 kg
Mano : 1 cucchiaio / 5 l
Entrambi (quotidiano, capi chiari)
Detergente neutro al sapone di Castiglia
• 800 ml acqua demineralizzata
• 150 ml sapone di Castiglia liquido
• 2 cucchiai bicarbonato (opzionale)
• 1 cucchiaino acido citrico
1. Sciogli bicarbonato in acqua calda
2. Versa il Castiglia, mescola piano
3. Aggiungi citrico (pH ≈ 6,5–7)
4. Imbottiglia. Ha validità 3 mesi
Lavatrice: 60 m per 4 kg
Mano : 1 tappino (≈ 20 ml) per 5 l
Entrambi (colori e capi delicati)
Polvere delicata all’ ossigeno attivo
• 400 gr bicarbonato
• 250 gr percarbonato
• 150 gr citrato di sodio
• 50 gr amido di riso
1. Miscela le polveri in barattolo.
2. Aggiungi sacchetto gel di silice.
3. Chiudi ermetico; conserva al secco.
Lavatrice : 1 cucch. ≈ 15 g
Pre-ammollo : 1 cucch. / 5 l
Lavatrice o pre-ammollo pannolini
Ammorbidente all’acido citrico 15%
• 150 gr acido citrico
• 1 l acqua demin.
1. Sciogli citrico in acqua tiepida
2. Travasa in bottiglia HDPE
3. Agita prima dell’uso
80–100 ml nella vaschetta
(nessun profumo nei primi 3 mesi)
Solo lavatrice (fase ammorbidente)
Consigli per il bucato del neonato
Sono in molte le donne che scelgono di optare per comportamenti e acquisti bio quando diventano mamme, perché cominciano ad avere una maggiore sensibilità verso l’idea di sostenibilità. Uno degli aspetti che più coinvolge le neo-mamme è il bucato e una delle domande più ricorrenti è: come posso pulire a fondo i suoi vestitini senza risultare aggressiva per la delicata pelle del mio bébé?
Sfatiamo subito alcuni miti: per lavare bene gli indumenti di un neonato
non è indispensabile sterilizzarli a temperature molto alte, anzi, secondo alcuni esperti questa modalità li renderebbe meno protetti e più esposti alla contaminazione di agenti esterni nocivi, e di sicuro se si utilizzano detersivi in grande quantità, rischiamo ai piccoli dermatiti varie.
l’uso dell’ammorbidente è sconsigliato in quanto deposita un film trasparente sui tessuti che può causare allergie alla pelle. Se si utilizza un mezzo bicchiere di aceto bianco, i vestitini del piccolo resteranno ugualmente morbidi e soffici, senza risultare dannosi.
è meglio evitare trattamenti sbiancanti con additivi e candeggi vari, per evitare il rischio di dermatiti e allergie a carico della loro pelle delicata. Ricordiamo che a parte alcuni capi in cui una detersione ‘energica’ è essenziale perché sono sempre molto sporchi, come pannolini in tessuto, bavaglini e lenzuola, tutto il resto non necessità di forti azioni lavanti.
si consiglia di stendere i vestiti dei piccoli richiede maggiore attenzione e al rovescio perché non ingialliscono. Fate attenzione se gli indumenti si asciugano all’esterno. Infatti sarebbe meglio evitare gli orari della mattina e del tardo pomeriggio perché sono quelli con maggiore concentrazione di traffico e di polveri sottili che potrebbero contaminare le fibre dei vestiti.
Buone pratiche per fare le ricette di detersivi
Niente profumo nei primi mesi: gli allergeni delle fragranze sono segnalati dai dermatologi AIDECO come causa frequente di dermatite da contatto.
Usare preparati neutri (pH 6-7) e ben risciacquati che limitano la TEWL e l’irritazione
Mettere un’etichetta con nome e data di preparazione su ogni flacone e agitare sempre prima dell’uso
Conserva lontano da luce-umidità e, naturalmente, fuori dalla portata dei più piccoli.
Con queste formule essenziali riduci tensioattivi aggressivi, allergeni e residui alcalini, offrendo alla pelle ancora immatura del neonato un bucato davvero skin-friendly.
Fonti scientifiche
L’aumento delle allergie è un dato oggettivo che ormai numerosi studi confermano essere legato all’eccessiva pulizia degli ambienti in cui viviamo.
Rispondiamo ad alcune delle domande più frequenti sul bucato e i detersivi da usare per rlavare i panni dei neonati in maniera sicura.
Gli ingredienti evitare nei detersivi per neonato
La scelta del detersivo per lavare i vestiti del bébé passa anche dall’etichetta e dall‘INCI. Controllate che non ci siano questi ingredienti che devono per legge essere citati obbligatoriamente se presenti in quantità oltre l’1%.
Tensioattivi anionici forti come Sodium Lauryl Sulfate (SLS), Sodium Laureth Sulfate (SLES), Ammonium Lauryl/Lauryl Ether Sulfate, Sodium Coco Sulfate, perché rimuovono troppi lipidi della barriera cutanea e ne alterano il naturale equilibrio, causando il rischio di dermatite irritativa, specialmente sotto i 12 mesi.
Tensioattivi zuccherini come il coco-glucoside, decyl-glucoside, o saponi potassici di oli vegetali.
Profumi sintetici e allergeni come Linalool, Limonene, Citronellol, Hexyl Cinnamal, Geraniol, Benzyl Alcohol, musk sintetici. Sono i primi imputati nelle dermatiti allergiche da contatto infantili allergie respiratorie. Ricordate che la direttiva 2003/15/CE ne elenca 26 come obbligo di dichiarazione
Formulazioni senza profumo oppure fragranze certificate IFRA a tenore inferiore a 0,01%
Conservanti altamente sensibilizzanti come Methyl-/Methylchloro-isothiazolinone (MI/MCI), Benzisothiazolinone, cessori di formaldeide (DMDM Hydantoin, Imidazolidinyl Urea, Quaternium-15). Questi sono i principali agenti di eczemi professionali. L’EWG li classifica a rischio allergico alto
Sorbato di potassio, benzoato di sodio, fenossietanolo ad un valore inferiore allo 0,8%.
Sbiancanti ottici (optical brighteners) come il Disodium Distyryl Biphenyl Disulfonate, Tinopal CBS-X, Stilbene 120, che si depositano in fibra e possono rimanere a contatto con la pelle, con potenziale fotosensibilizzante; inutili per capi baby
Percarbonato di sodio (ossigeno attivo) dopo i 40°
Candeggianti al cloro Sodium Hypochlorite, Dichloroisocyanurate Irritazione cutanea, rilascio di clorammine se miscelati; ISS li sconsiglia per il bucato infantile salvo sporco biologico estremo.
Ossigeno attivo e semplici temperature oltre 60°
Ftalati e fissatori di profumo come il Diethyl Phthalate (DEP), che sono classificati come interferenti endocrini sospetti e sono vietati in molti prodotti, ma sono ancora presenti in alcuni detersivi profumati
Detergenti senza fragranze sintetiche
Coloranti sintetici CI 42090, CI 45100, CI 18050… che non hanno nessuna utilità funzionale, ma sono portatori di possibili allergie o rilascio metalli pesanti come nichel e cromo
Formule incolori o colorate con estratti vegetali certificati.
Enzimi proteolitici ad alta concentrazione come Protease, Amylase, Subtilisin. Sono utili contro macchie proteiche ma possono aumentare la reattività cutanea su pelle atopica; evitare se il bimbo presenta eczema. Meglio usarli solo in detergenti specifici per pannolini, ben risciacquati
EDTA e fosfonati come il Tetrasodium EDTA ed HEDP. Non sono irritanti ma persistono nell’ambiente. e infatti molte certificazioni eco-bio li escludono.
Citrato di sodio e gluconato di sodio
Parabeni a catena lunga come Butyl-, Propyl-, Isobutyl-paraben che hanno probabili attività estrogeno-simile e la cui presenza oggi è rara, ma da evitare soprattutto in prodotti baby secondo principio di precauzione. Sono altamente inquinanti e potenzialmente tossici per l’organismo
Un detersivo per neonati non ha profumazioni artificiali e contiene tensioattivi di origine vegetale, ed è preferibile che sia certificato da un’ente sicuro e affidabile (EU Ecolabel, ICEA Eco-Bio, AIAB Detergenza) che escludono dallo standard molte di queste sostanze.
L’aceto come ammorbidente per il bucato dei neonati
L’aceto è attivo grazie all’acido acetico (pH ≈ 2,5) che scioglie il carbonato di calcio, quello che rende l’acqua dura, e dà rigidità alle fibre dei tessuti. In teoria è utile, perché aiuta a rimuovere i residui alcalini dei detersivi che possono irritare la pelle.
Eventuali residui nei capi sono comunque più bassi del valore in cui può diventare irritante per la cute. Dunque, per la maggior parte dei lattanti è un ingrediente sicuro. Se però il piccolo ha un eczema atopico, il lieve pH acido può pizzicare sulle micro-lesioni.
L’odore caratteristico svanisce quasi del tutto all’asciugatura, ma su tessuti spessi come spugna e panni di microfibra, può persistere, ma non è certo tossico.
Inoltre, bisogna ricordare che la sua acidità nel tempo può intaccare le guarnizioni in gomma e le parti metalliche, specie se usato a ogni lavaggio.
Le linee guida dermatologiche AIDECO consigliano di usare degli ammorbidenti senza allergeni e con pH neutro e non citano l’aceto come opzione raccomandata. Meglio quindi preferire soluzioni più stabili di pH come l’acido citrico.
L’alternativa consigliata è una soluzione al 15% di acido citrico. Basta sciogliere 150 gr di acido citrico anidro in 1 l di acqua demineralizzata e usarne 80–100 ml nella vaschetta ammorbidente.
Questo prodotto è meno corrosivo dell’aceto per le parti meccaniche e non ha nessun odore residuo, pur sciogliendo il calcare più efficacemente e abbassando la durezza dell’acqua, così è utile anche per i pannolini lavabili.
Quando iniziare a lavare il corredino del neonato
Di solito si consiglia di lavare tutto il corredino (body, tutine, lenzuolini, copertine di cotone imbottito o lana) 3-4 settimane prima della data presunta del parto, cioè fra la 34ᵃ e la 36ᵃ settimana di gravidanza.
Così avrete il tempo di far asciugare e riporre i capi in ordine prima dell’arrivo del bebé.
Anche i nuovi capi o i regali dell’ultimo minuto vanno sempre lavati prima di metterli al neonato. Se il corredino resta inutilizzato per oltre 2-3 mesi in armadio, un lavaggio rapido a 30° senza detersivo (solo ammorbidente naturale e risciacquo) toglie l’eventuale polvere accumulata.
Come lavare body e tutine per un neonato
Ecco i nostri consigli su come lavare body e corredino del neonato in poche mosse:
Separate per colore e tessuto. Bianchi e capi chiari da un lato, colorati e scuri dall’altro, cotone leggero separato da lana o spugna.
Scegliete un detersivo delicato con formulazione baby ed eco-bio, senza sbiancanti ottici né profumo intenso con un dosaggio leggermente inferiore a quello indicato
Impostate il programma. Quello per il cotone a 30°–40° per l’uso quotidiano, a 60° solo se ci sono macchie di feci-urina abbondanti. Oppure il ciclo “delicato” o “baby care” con risciacquo extra.
Candeggina. Niente candeggio al cloro, se serve igienizzare i bianchi, aggiungete 1 cucchiaio di percarbonato (ossigeno attivo) a 40°
Ammorbidente. Usate come ammorbidente solo dell’acido citrico al 15% nella dose di 80 ml nella vaschetta per non avere residui alcalini e ammorbidire le fibre
Evitate profumi e oli essenziali nei primi 3 mesi
Stendete all’aria (meglio al sole lieve) o usate l’asciugatrice a bassa temperatura
Passate il ferro sul rovescio per eliminare batteri residui e distendere le cuciture: i capi più morbidi sulla pelle del bebé
Così si riducono le irritazioni cutanee, si prolunga la durata dei tessuti e si mantieni il corredino pronto per l’uso in totale sicurezza.
Quale smacchiatore per i vestiti dei neonati
In pratica è utile usare un oxi-smacchiatore granulare (da aggiungere al detersivo) o uno spray enzimatico baby certificato eco-bio. Questa è la scelta più sicura e delicata per rimuovere le macchie del corredino.
Il prodotto deve avere una base di ossigeno attivo (percarbonato di sodio) per sbiancare e igienizzare sopra i 40°, ma senza cloro né profumi.
Inoltre, è importante che abbia un contenuto enzimatico lieve, ad esempio la proteasi e l’amilasi rimuovono le macchie di latte, pappa e feci, ma la formula deve essere nickel tested e senza sbiancanti ottici.
Infine è opportuno che non ci siano solventi o candeggianti al cloro, come candeggina, ammoniaca, nafta o acetati che irritano la pelle e rovinano le fibre.
Si consiglia di controllare che abbia una certificazione eco-bio (ICEA, Ecolabel, AIAB) per garantire l’assenza di allergeni e conservanti ad alto rischio.
Marche eco-bio 2025: qual è il miglior detersivo per neonato
Ovviamente nei negozi e nella GDO di molte città sono in vendita buoni detersivi adatti ai neonati: alla spina o confezionati, liquidi o in polvere, l’offerta del settore è ampia (tra i principali: detersivo in polvere per lavatrice Esselunga Ecolabel, Coop Viviverde, detersivo liquido lavatrice per capi delicati EcorNaturasì). Per i più esigenti e attenti all’etica sostenibile invece sono tanti anche i siti web e i forum dedicati che offrono consigli pratici.
Insomma, tra quelli in commercio, potrete trovare i prodotti che si adattano alle esigenze della pelle del vostro piccolo in maniera eccellente e usano prodotti di ottima qualità. Ecco allora una tabella comparativa che vi aiuterà nella scelta secondo vari parametri, sia di efficacia, che sicurezza, oltre che per rapporto qualità-prezzo tra i marchi eco-bio più cercati.
Prodotto
Efficacia
(★ 1–5)
Sicurezza E Pelle sensibile
Fascia prezzo
(EURO/L)
Certificazioni
INCI sintetico
Winni’s Baby
★★★★☆
Ipoallergenico, nickel tested, profumo delicato
≈ 5,8 euro/L
EU Ecolabel, Vegan OK
5-15 % tensioattivi non-ionici di origine vegetale, < 5 % anionici, enzimi, parfum
Una delle piante d’appartamento più particolari è l’Anthurium o anturio: coltivalo a 20-28 °C in luce diffusa, terriccio torba-perlite; irriga 2 ×/set in estate e nebulizza le foglie.
L’Anthurium, o “fiore di cera”, è tra le piante da interno più scenografiche: spate colorate, foglie lucide e poche esigenze se sai come coltivarlo.
In questa guida 2025 vedremo passo passo come rinvasarlo, concimarlo e prevenire macchie fogliari, così da mantenere la tua pianta sana e in fiore tutto l’anno.
Ecco di seguito tutte le altre indicazioni per conoscerlo meglio e per iniziare a coltivare questa bellissima pianta che è anche consigliata per purificare l’aria di casa.
Che pianta è l’Anthurium?
Si tratta di una pianta originaria delle zone tropicali edappartiene alla famiglia delle Araceae. Generalmente viene considerata tra le piante da appartamento, visto che dalle nostre parti è difficile trovare un clima adatto per favorirne la crescita. La caratteristica principale è la presenza della spata, una sorta di foglia rovesciata e di colore acceso, da cui spunta lo spadice, una spiga allungata con fiori ermafroditi. Si stima che siano presenti almeno 500 diverse specie, distinte per colori e forme.
Gli steli di questo scenografico fiore possono raggiungere un’altezza di 10 cm e sono perfetti per un bouquet di fiori elegante e raffinato.
Quanti tipi di Anthurium ci sono
Scopriamo adesso alcune delle specie più diffuse:
Anthurium scherzerianum: foglie lunghe e fiori che possono variare dal rosso all’arancione.
Anthurium veitchii: foglie lunghe fino a 90 cm, con tante innervature che formano solchi e spate di colore verde e giallo.
Anthurium crystallinum: foglie di colore verde con innervature di colore argenteo e spate verdi.
Athurium andreanum: ha fiori rosso acceso ed è tra le più diffuse e conosciute anche nel nostro Paese, anche se originaria della Colombia. In condizioni climatiche buone può raggiungere anche i 50 cm di altezza. Le foglie sono di colore verde scuro, sono lucide e hanno la forma che ricorda un cuore. Nel tempo sono state create nuove combinazioni di colori, per cui oggi affianco alla varietà rossa troviamo anche fiori di colore rosa, bianco o fucsia.
Anthurium bianco: non è altro che una variazione dell’Andreanum. Le spate sono di colore bianco e di forma tondeggiante, mentre lo spadice assume diverse sfumature: bianco alla radice, rossastro al centro e poi termina con il colore giallo.
Come coltivare l’Anthurium: guida passo passo
Veniamo ora ai consigli in dettaglio:
Prepara il vaso (5 min) Scegli un contenitore forato di 2 cm più largo del pane radicale; stendi 2 cm di argilla espansa sul fondo per migliorare il drenaggio.
Miscela il substrato (3 min) Combina in parti uguali torba bionda, fibra di cocco e perlite; il pH finale deve stare fra 5,5 e 6,5.
Sistema la pianta (2 min) Posiziona l’Anthurium al centro, col colletto appena sopra il livello del terriccio; compatta delicatamente.
Annaffia correttamente (1 min) Bagna finché l’acqua esce dai fori; in estate ripeti quando i primi 2 cm di substrato sono asciutti (circa 2 volte a settimana), in inverno dimezza la frequenza.
Mantieni l’umidità (30 sec al giorno) Nebulizza le foglie con acqua piovana o demineralizzata e tieni un sottovaso con argilla bagnata; mira a ≥ 60 % di umidità relativa.
Illuminazione ottimale (continuo) Colloca la pianta in luce diffusa brillante, evitando sole diretto delle ore centrali; l’ideale è una finestra a est o a nord-ovest schermata da tenda leggera.
Nutri e stimola la fioritura (2 min al mese) Da marzo a ottobre somministra un fertilizzante liquido 20-20-20 o specifico per aroidi alla metà del dosaggio indicato.
Rimuovi foglie e spate danneggiate (1 min ogni 2 settimane) Taglia alla base con forbici disinfettate per prevenire malattie e favorire nuovi getti.
Rinvasa quando serve (15 min, ogni 2 anni) Se le radici sporgono dal vaso o il substrato si compatta, ripeti i passaggi 1-3 in primavera, aumentando il diametro del contenitore di 2-3 cm.
Moltiplicazione per divisione (facoltativa) Durante il rinvaso, separa delicatamente i polloni con almeno 3 foglie e piantali in vasi singoli; mantieni alta umidità finché attecchiscono.
Seguendo questi 10 passaggi garantirai al tuo Anthurium crescita vigorosa e fioriture prolungate tutto l’anno.
Ecco invece le cose da non fare riassunte in questa bella infografica.
Ecco invece cosa non dovete assolutamente fare
FAQ: domande e risposte su come coltivare l’anthurium
Spazio ora alle molte domande che ci avete inviato e che sono davvero utili come aspetti pratici.
Che clima predilige?
Prima di acquistare una pianta di questo tipo, bisogna considerare che necessita di particolari condizioni climatiche: temperature molto alte e un buon grado di umidità.
Che terriccio vuole l’Anthurium
Per il terriccio, mescolate in parti uguali terra da giardino, sabbia e torba.
Dove posizionare l’Anthurium
Scegliete un luogo al riparo da correnti d’aria, luminoso ma non esposto ai raggi diretti del sole.
Dove mettere l’Anthurium in inverno
D’inverno la temperatura non dovrebbe mai scendere al di sotto dei 15°, quindi è davvero improbabile che questa pianta possa restare in giardino.
Inoltre i forti sbalzi di temperatura possono essere pericolosi per la sua stessa sopravvivenza.
Quante volte si annaffia l’Anthurium
Annaffiate abbondantemente e assicuratevi di sistemare dell’argilla espansa nel sottovaso, dove andrete a versare un po’ d’acqua per garantire il giusto livello di umidità.
Prima della fioritura, potete annaffiare fino a 2 volte al giorno se fa molto caldo.
Come capire se ha bisogno d’acqua
Il primo segnale è l’ingiallimento delle foglie. Tuttavia, il metodo migliore per capire quando è ora di annaffiare la pianta, è toccare il terriccio, inserendovi un dito per almeno 2 cm di profondità.
Così potrete sentire se è ancora un po’ umido o del tutto asciutto.
Come si concima l’Anthurium
Da primavera fino a settembre ricordatevi di concimare la pianta ogni 15 giorni. Preferite del fertilizzante naturale, in formato liquido, da diluire nell’acqua delle irrigazioni.
In autunno e in inverno, procedete a fertilizzare solo 1 volta al mese.
Quando va potato
Non necessita di potatura, andranno eliminate solo le foglie secche. Attenzione: questa pianta può essere tossica per il vostro gatto, scoprite qui le piante velenose per gatticon le foto per riconoscerle.
Quanto dura un Anthurium
Se riuscite a sistemare la pianta in condizioni ottimali, può durare anche molti anni.
Come moltiplicare la pianta di Anthurium
Il metodo più usato perché garantisce ottimi risultati è la divisione per cespi.
Vediamo come procedere:
Bagnare per bene il terriccio.
Estrarre la pianta con delicatezza, afferrandola per la sua parte basale, facendo molta attenzione a non rompere le radici.
Separare alcune zone della pianta che presentino 3-5 foglie ciascuna.
Mettere ogni piantina in un vaso con un substrato costituito da: torba, terriccio per fiori e sabbia, rispettivamente nelle proporzioni di 3:2:1.
Esporre il vaso alla luce e vaporizzare la pianta ogni 3 giorni circa.
Come fare la talea di Anthurium
Se invece si vuole utilizzare il metodo della talea, prendete delle piccole porzioni di pianta e sistematele in un vasetto con un terriccio costituito da 3 parti di torba e 1 di terra universale.
Premere con delicatezza e annaffiare . Sistemare i vasetti con le piantine in una stanza con almeno 24° e, ogni 3-4 giorni, spruzzarle d’acqua per ricreare il giusto livello di umidità.
Quando cambiare vaso all’Anthurium
Di norma va rinvasato ogni 2-3 anni, oppure quando la pianta è visibilmente ormai diventata troppo grande per il vaso in cui si trova ora.
Il momento ideale dell’anno per procedere con il rinvaso è la primavera.
Quando fiorisce?
Se coltivata in maniera ottimale, la pianta riesce a fiorire anche tutto l’anno. Il periodo di fioritura resta comunque l’estate e dura all’incirca un paio di mesi.
Generalmente si usa sorreggere gli steli con dei sostegni, perché questi tendono ad appendersi a causa del peso.
Come si fa a far rifiorire?
Oltre a mettere in pratica tutti i consigli sopra spiegati, soprattutto in termini di buon terriccio e giusta frequenza di irrigazioni, ecco cosa fare per incoraggiare la pianta a produrre nuovi fiori:
sistematela in una zona dove riesca a ricevere molta luce diffusa e, possibilmente, dove vi sia anche un livello alto di umidità
la temperatura deve essere superiore ai 18°
somministrate delfertilizzante ricco di nutrienti come fosforo e potassio
Come far diventare rossi gli Anthurium
Per avere dei fiori di un bel rosso brillante, caratteristici della varietà A. Andreanum, utilizzate un terreno ben drenato e fate attenzione che resti sempre umido, ma mai zuppo d’acqua.
La pianta deve restare in un ambiente con temperatura compresa fra 20° e 27°. Infine, durante il periodo della crescita, ogni 5 settimane circa, somministrare un po’ di concime organico.
Perché i fiori diventano marroni
Può capitare soprattutto in inverno. Di solito, le cause vanno ricondotte all’utilizzo di acqua troppo fredda e ad una esposizione errata: al freddo, al buio e in presenza di correnti d’aria.
Come mettere l’Anthurium in acqua
Volendo, è anche possibile coltivare questa pianta in idroponica. In questo caso, bisogna utilizzare acqua demineralizzata o piovana.
Va benissimo anche l’acqua minerale delle classiche bottiglie. Se invece si volesse adoperare l’acqua del rubinetto, anzitutto occorre sincerarsi che non sia troppo calcarea. Dopodiché, va fatta comunque decantare per 24 ore.
Cosa fare se l’Anthurium ha foglie macchiate
A volte può capitare che le foglie risultino macchiate. Con molta probabilità la causa è da rintracciarsi nella diffusione della cocciniglia farinosa.
Potete toglierle a mano o servendovi di una pinzetta e poi potete procedere con una bella disinfestazione.
Ci sono tanti rimedi per le afidi, nel caso della cocciniglia invece si può creare un detergente naturale utilizzando 20 gr di sapone di Marsiglia e 1 l d’acqua.
Come fare quando le foglie di Anthurium si macchiano di marrone
Di solito, le macchie di colore marrone sono provocate da un eccesso di concime.
Per risolvere il problema, provate ad annaffiarlo in maniera più abbondante del solito in modo tale che l’acqua in eccesso lavi via i sali che si sono accumulati all’interno del terreno.
Come pulire le foglie di Anthurium
Basta semplicemente spruzzare direttamente sulle foglie dell’acqua tiepida e poco calcarea. Attendere poi che asciughino in maniera naturale.
Evitate di esporle in zone soggette a correnti d’aria per favorire l’asciugatura!
Come si tolgono le foglie secche
Controllate le foglie, possono voler dire parecchie cose sullo stato di salute della vostra pianta.
foglie secche e scolorite, indicano che con molta probabilità l’avete esposta ai raggi diretti del sole e questo ha creato anche una condizione di scarsa umidità.
foglie che iniziano a cadere prima del previsto, indicano che la temperatura è troppo bassa, quindi assicuratevi di spostarla in un luogo più idoneo.
foglie che cominciano ad appassire fino a seccare, se inizia dopo che la pianta ha prodotto nuovi fiori è un processo naturale, e basterà eliminarle utilizzando un paio di forbici disinfettate.
Come fare quando le foglie dell’Anthurium ingialliscono
Ci possono essere vari motivi, ma va controllato dove sono ingiallite le foglie.
Se presenta tutte le foglie gialle, con molta probabilità le radici stanno rischiando di marcire a stretto contatto con l’acqua. Accade quando le annaffiature sono troppo persistenti e si formano ristagni che impediscono alle radici di assimilare le sostanze nutritive.
Se presenta molte foglie gialle potrebbe essere posto in una zona troppo ventilata, per cui basterà posizionare il vaso in una zona diversa della casa.
Se le foglie sono gialle solo ai bordi, in questa situazione il problema è l’opposto, ovvero la pianta è disidratata o è stata concimata in eccesso.
Come curare le malattie dell’Anthurium
Vediamo ora quali sono i principali nemici in fatto di parassiti e malattie, e i relativi metodi per combatterli.
Marciume radicale: malattia fungina che attacca le radici, interrompendo lo sviluppo delle foglie. Poiché, di solito, è causato dal ristagno d’acqua, occorre far asciugare per bene il substrato o, meglio ancora, rinvasarlo utilizzando nuovo terriccio e disponendo sul fondo delle biglie o del materiale drenante. Purtroppo, se la patologia ha ormai raggiunto uno stato avanzato, è difficile riuscire a fermarla
Ragnetto rosso: piccoli acari che si attaccano sulla pagina inferiore delle foglie. In genere, la loro presenza viene segnalata per la presenza di sottili ragnatele e dal fatto che le foglie cominciano a diventare giallognole. In questo caso, un ottimo prodotto naturale da utilizzare è il sapone molle, che va spruzzato sotto le foglie, e che è da alternare all’olio minerale bianco che, invece, va ad agire contro le uova
Cocciniglia bianca e cocciniglia a scudetto: piccoli insetti bianchi che si attaccano a foglie e fusti. Si eliminano togliendolo direttamente con le mani e passando le parti intaccate con un batuffolo di cotone imbevuto con alcool. In alternativa, si consiglia di applicare sulla pianta malata dell’olio minerale bianco. Il trattamento va ripetuto per 2-3 volte ogni 3 settimane circa
Antracnosi: malattia di origine fungina che provoca la formazione di macchie tonde, scure e secche. Di solito, la causa scatenante è da ricondurre ad una scarsa circolazione d’aria. In questo caso, staccare le foglie più colpite e somministrare un apposito prodotto fungicida che, dalle foglie, si diffonde in tutta la pianta
Muffa grigia: un’altra patologia fungina che provoca la formazione di muffa grigiastra alla base dei fusti. In genere viene causata da annaffiature eccessivamente frequenti e ravvicinate. per risolvere il problema, bisogna innanzitutto agire sulle condizioni ambientali: aspettare quindi che il terreno si asciughi completamente prima di procedere con nuova irrigazione, e sistemare la pianta in un ambiente ben aerato. Dopodiché, può essere utile anche sfoltire la pianta, eliminando alcuni steli dei più vecchi. Infine, somministrare un fungicida ad ampio spettro ogni 20 giorni circa, fino alla scomparsa del problema
Cosa significa: perchè regalare un Anthurium
Il significato dei fiori del suo nome è da ricollegarsi ai sentimenti dell’amore e dell’amicizia. Generalmente questa pianta viene regalata anche durante il periodo natalizio, essendo più longeva e di facile manutenzione rispetto alla classica stella di Natale.
Gli antichi greci associavano lo spadice alle frecce di Cupido, il dio dell’amore, arricchendo questo fiore di un simbolismo tutto particolare.
Quanto costa una pianta di Anthurium
Una pianta in vaso di medie dimensioni, alta circa 60-70 cm, costa tra 25 e 35 euro. Alcuni esemplari più rari possono costare anche 250 euro, come l’Anthurium cristallinum clarinerium. Piantine più piccole, alte 20 cm, si aggirano sui 20 euro.
I muri verdi (o giardini verticali) sono la risposta più green ed efficace ai problemi che affliggono le città moderne. Offrono una protezione naturale dall’inquinamento acustico e dallo smog, forniscono un’ottima coibentazione che permette risparmio energetico ai fini del riscaldamento e del raffrescamento degli edifici e una buona resistenza al fuoco.
E non solo. I benefici che questi particolari ‘rivestimenti’ naturali possono garantire toccano anche la sfera del benessere, perché la loro vista, invece di un muro di cemento nella jungla cittadina, riposa l’occhio e rilassa la mente, aumentando persino il valore dell’immobile! Scopriamoli meglio insieme.
Quanti tipi di muri verdi esistono?
Ma vediamo da vicino di cosa si tratta veramente. Esistono varie tipologie di muri verdi, tutte facilmente adattabili a qualsiasi superficie architettonica e modulabili a seconda delle specifiche esigenze:
– rivestimenti parziali o totali di facciate esterne
– pareti autoportanti
– muri di contenimento
– recinzioni
Le pareti verdi possono essere realizzate su grandi pannelli o moduli assemblabili, che ben si integrano con le caratteristiche della parete e che garantiscono la funzionalità di porte e finestre.
L’impiantistica moderna indirizzata alla realizzazione di pareti verde trova maggiore applicazione in due tipologie di impianto: la facciata ventilata, ideale per coprire i muri esterni di grandi edifici, e le pareti fonoassorbenti, progettate esclusivamente per garantire isolamento acustico e abbellimento di aree urbane in prossimità di scali, raccordi stradali e autostradali, ferrovie.
Ma vediamoli nel dettaglio.
La facciata ventilata
Tra i sistemi più diffusi in fatto di verde verticale, prevede una tecnica costruttiva di assemblaggio di pannelli già completi di vegetazione.
Questo ha l’indubbio vantaggio di garantire la sostituibilità anche di un singolo pannello. Il periodo di assestamento delle piante dalla posa dell’impianto è di circa 12 mesi e in genere i substrati colturali posti a supporto della vegetazione (con piante selezionate dai vivaisti), garantiscono la distribuzione uniforme dell’acqua e una superficie verde per tutto l’anno.
I pannelli sono realizzati generalmente in lamiera di alluminio ossidato con struttura a celle per ospitare le piante e scanalature atte a favorire il flusso dell’acqua.
Il lato posteriore dei pannelli è cieco, quindi nessun pericolo ‘umidità’ per i muri dell’edificio. I moduli, inoltre, vengono fissati alla parete attraverso una griglia in alluminio che funge da supporto, e resiste all’umidità e agli agenti atmosferici.
Tra l’impianto e la parete viene lasciato uno spazio (camera d’aria) per garantire la ventilazione e l’isolamento termo-acustico. Le piante vengono posizionate su uno sub-strato irrigante di feltro di polipropilene che all’interno racchiude un nucleo di torba e perlite espansa, cioè una roccia vulcanica che trattiene l’umidità ricreando l’habitat naturale per la crescita delle piante, una tecnica questa, molto diffusa nella coltura idroponica.
Barriere fonoassorbenti
Sono barriere autoportanti, mono o bif-acciali, particolarmente adatte alla riduzione dei rumori e al miglioramento dell’estetica urbana in prossimità di stazioni ferroviarie e autostrade. In questo caso la struttura è retta da montanti in acciaio sui quali vengono installati i pannelli già saldati alla rete metallica.
Per il riempimento vengono utilizzati sub-strati molto leggeri capaci di trattenere al meglio l’acqua e di apportare i nutrienti necessari a tutte le piante innestate.
L’ingombro che queste strutture comportano è veramente minimo (13,3 cm di spessore per le mono-facciali, 22 cm le bi-facciali), il ché li rende facilmente adattabili a qualsiasi tipo di superficie e contesto.
Muri verdi: quali sono le specie vegetali più adatte
Nella parte precedente si è parlato dei vantaggi di una parete verde ed esaminato tecniche di assemblaggio e tipologie di impianti, ora resta da capire quali sono le specie vegetali più adatte ad un rivestimento naturale per edifici o per barriere acustiche, che tipo di manutenzione necessitano e quali sono i costi di realizzazione.
Per quanto riguarda le piante, la scelta ricade quasi sempre su varietà a bassa manutenzione, che necessitano cioè di poche cure e interventi sporadici durante l’anno.
Altra caratteristica importante, devono essere tappezzanti, quindi spazio a rampicanti, cespugli, arbusti e piante pendenti.
Per quanto riguarda le varietà da prato, le più utilizzate sono suddivisibili in 2 categorie:
varietà microterme (graminacee) perché resistono bene al freddo ma non al caldo
varietà macroterme (zizzania e gramigna) perché amano i climi caldi e con le basse temperature perdono colore ed entrano in riposo vegetativo per poi ‘rinverdirsi’ in primavera
Tuttavia, la scelta delle essenze deve tener conto di diversi fattori, tra cui i più importanti sono la zona geografica in cui l’edificio è ubicato (esposizione al sole, ventosità, orientamento…), il fabbisogno idrico e fioritura delle essenze e la tipologia di impianto e substrato utilizzato.
La vegetazione deve essere posata in condizioni ambientali e climatiche favorevoli e sarà importante seguirne lo sviluppo e l’adattamento soprattutto nei primi 8-12 mesi dalla posa.
Irrigazione e fertilizzazione sono le cure fondamentali per tutte le varietà impiegate nelle pareti vegetali. Per garantire acqua e concime si ricorre spesso a sistemi automatici incorporati negli impianti stessi, tramite collettori disposti orizzontalmente a diversi livelli della parete.
Tali collettori sono connessi a tubi montanti verticali che percorrono in altezza la struttura, distribuendo i nutrienti a tutte le piante. Se l’impianto è dotato di un sistema di irrigazione a ciclo chiuso, l’acqua impiegata è quella piovana, conservata in vasche di raccolta alla base del muro.
Quali sono i benefici dei muri verdi
Questi sistemi di verde urbano verticale hanno innumerevoli vantaggi per gli edifici e per l’uomo:
Isolamento termico: agiscono come uno strato isolante, riducendo le dispersioni di calore in inverno e il surriscaldamento in estate, e questo si traduce in un minore consumo energetico per il riscaldamento e il raffrescamento, con conseguente risparmio economico
Isolamento acustico: assorbono le onde sonore, riducendo l’inquinamento acustico proveniente dall’esterno
Protezione della facciata: proteggono la facciata dell’edificio dagli agenti atmosferici, come pioggia, vento e raggi UV, prolungandone la durata e riducendo i costi di manutenzione
Mitigazione dell’effetto isola di calore: grazie all’evapo-traspirazione delle piante si riducono le temperature nelle aree urbane, mitigando l’effetto isola di calore
Gestione delle acque piovane: assorbono parte delle acque piovane, riducendo il carico sulle reti fognarie e il rischio di allagamenti
Aumento della biodiversità urbana: forniscono habitat per insetti, uccelli e altre specie animali, contribuendo ad aumentare la biodiversità urbana
Riduzione dello stress: il contatto con la natura ha un effetto positivo sulla salute mentale, riducendo lo stress e migliorando l’umore, migliorano il benessere psicologico dei cittadini, favorendo il rilassamento e la concentrazione.
Mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici: contribuiscono a ridurre l’isola di calore urbana, mitigando gli effetti negativi delle ondate di calore sulla salute umana
Come realizzare un micro-giardino verticale in 5 mosse
Tempo di lavoro ≈ 2 ore – Budget: 60-120 € per 1 m²
Come realizzare un giardino verticale in 5 mosse
Andiamo ad utilizzare il Metodo “a tasche di feltro”: è il più economico e modulare, adatto a balconi e pareti interne in ombra luminosa.
Passo
Cosa fare
Tips
1. Scegli la parete
Orientamento nord-est o interno ben illuminato.
Evita muri con infiltrazioni.
parete idonea, esposizione
2. Fissa il pannello
Avvita al muro un pannello di feltro con tasche (60 × 100 cm).
Lascia 2 cm di camera d’aria per evitare condensa.
tasche verticali, substrato modulare
3. Prepara l’irrigazione
Inserisci un tubo capillare da 6 mm nella parte superiore;
collega a un timer per 2 min al giorno.
irrigazione a goccia
4. Inserisci il substrato
Riempi ogni tasca con ⅔ terriccio universale + ⅓ fibra di cocco;
aggiungi perlite per drenare.
Manutenzione base: pota gli eccessi 1 volta/mese, regola il timer in base alla stagione e controlla il pH (5,5 – 6,5).
Quanto costa un muro verde?
Ma quanto si spende per tutto questo? I fattori che determinano il prezzo finale sono molteplici: materiali utilizzati per la struttura, sistema d’irrigazione, substrato, essenze. A titolo di esempio basti considerare che per una facciata verde di 2 metri di altezza, dotata di vasche di irrigazione e strutture di sostegno in alluminio il costo si aggira intorno ai 420-450 euro al metro quadro.
Possiamo dire che un range di costo aggiornato al 2025 è 80-500 €/m² per soluzioni modulare indoor e 250-600 €/m² per facciate esterne, prendendo come riferimento i preventivi pubblicati da portali di settore
Faremo ora riferimento ad una installazione da interno.
A seconda delle dimensioni del progetto, il costo di una parete vegetale interna varia da 250 a 2.100 euro al mq, comprese le spese di fornitura e installazione.
Per un’installazione ottimale per il benessere delle piante e una creazione estetica, rivolgetevi a un professionista.
Attenzione: il Bonus Verde non è più prorogato dal 1° gennaio 2025, ma le spese 2020-2024 restano detraibili (36 %)
Video di muri verdi
Ecco una recente installazione in piazza San Babila a Milano.
E per finire un muro verde tutto naturale in questo video dal nostro canale Youtube.
FAQ su muri verdi e giardini verticali
Ecco alcune risposte a domande molto comuni su questa particolare tipologia di giardino.
Quanto dura un muro verde? Con manutenzione regolare può superare i 20 anni; la membrana impermeabile va verificata ogni 5.
Serve molta acqua? No: con irrigazione a goccia consuma in media 2-4 l/m² al giorno, la metà di un prato tradizionale.
Quali piante stanno bene in ombra? Felci di Boston, pothos, asplenium, calatea e peperomia sono ideali per esposizioni < 1 000 lux.
Si possono detrarre le spese nel 2025? Il Bonus Verde non è stato rinnovato; restano detraibili solo spese sostenute entro il 31 dicembre 2024.
Che manutenzione richiede? Potatura trimestrale, controllo irrigazione settimanale e fertilizzazione organica mensile.
Qual è il costo medio al m²? Fai-da-te indoor: 80-150 €/m²; facciata professionale outdoor: 250-600 €/m² (prezzi 2025).
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