La pera è un frutto dall’incredibile proprietà di abbassare la glicemia. Sì, perché pera e glicemia è un magico connubio che aiuta a tenere a bada il livello di zuccheri nel sangue e la digestione.
La pera è un frutto antico, con benefici moderni
Le pere sono spesso sottovalutate, ma contengono una combinazione di nutrienti che le rendono perfette per chi vuole migliorare la digestione e tenere sotto controllo la glicemia.
Questo frutto, dolce ma a basso indice glicemico, è ricco di fibre solubili, in particolare pectina, che rallenta l’assorbimento degli zuccheri e favorisce il transito intestinale.
Non si tratta solo di contenuto zuccherino: le fibre della pera aiutano anche a ridurre i picchi glicemici post pasto, rendendola ideale per chi ha problemi di insulino-resistenza o vuole prevenire il diabete.
Digestione leggera e intestino più regolare
Oltre al profilo glicemico favorevole, la pera è alleata della nostra digestione. Il suo contenuto di acqua supera l’80%, mentre le fibre aiutano a combattere la stitichezza ed a mantenere l’intestino attivo in modo naturale.
Grazie alla presenza di sorbitolo, un tipo di zucchero che richiama acqua nel colon, questo frutto favorisce il movimento intestinale.
E non solo: la pera contiene anche vitamina C e potassio, utili per rafforzare il sistema immunitario e bilanciare la pressione.
Gli elementi-chiave della digeribilità della pera sono:
Ricca difibre solubili
Alto contenuto diacqua
Contiene sorbitolo naturale
Favorisce la regolarità intestinale senza irritare
Una scelta sostenibile e tutta italiana
Tra i frutti che troviamo con più facilità in Italia, la pera occupa un posto importante. È coltivata soprattutto in Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, e scegliere varietà locali di stagione significa supportare la filiera corta, ridurre le emissioni e portare in tavola un prodotto sano e sostenibile.
Le varietà come la William, la Conference o la Abate Fetel sono ottime sia crude che cotte, perfette per una merenda leggera o come ingrediente in piatti salati.
In Italia, le pere si trovano tutto l’anno grazie alla conservazione in celle frigo, ma si tratta tipicamente di frutta autunnale: in effetti la stagione naturale di raccolta va da fine luglio a ottobre, a seconda delle varietà:
Varietà di pera
Periodo di raccolta
William
fine luglio – settembre
Abate Fetel
fine agosto – ottobre
Conference
settembre – ottobre
Kaiser
settembre – ottobre
Decana del Comizio
ottobre
Le pere estive (come la William) sono più succose e dolci, ideali da consumare fresche. Le autunnali (come la Abate e la Kaiser) sono perfette anche per cottura o per conservarsi
Come integrarla nella dieta quotidiana
Mangiare una pera al giorno può diventare un’abitudine semplice ma efficace. Bastano pochi accorgimenti:
A colazione, con yogurt bianco e una manciata di fiocchi d’avena
Come spuntino a metà mattina o pomeriggio
Cotta al forno con cannella, per un dessert senza zuccheri aggiunti
A dadini in un’insalata con rucola, noci e gorgonzola
Queste combinazioni mantengono basso il carico glicemico e ci permettono di godere del gusto senza rinunciare alla salute.
Altro sulla frutta che fa bene alla salute
Se vi interessa approfondire la digeribilità della frutta ed il controllo di alcuni parametri come glicemia ecco alcuni articoli:
No, le patate non sono tossiche per i cani, ma bisogna fare attenzione a come vengono servite. Crude o germogliate, infatti, possono contenere solanina, una sostanza potenzialmente pericolosa che può causare disturbi neurologici. Il problema non è la patata in sé, ma lo stato in cui si trova.
La solanina si riduce con la cottura, ma non scompare del tutto se la buccia è verde o ammaccata. Mai dare patate crude o con la buccia non sana.
Quando possono far bene (davvero)
Se ben cotte (bollite o al vapore, mai fritte o salate), le patate possono essere un extra utile nella ciotola del cane. Sono una fonte di carboidrati digeribili, e possono servire a:
Dare energia a cani sportivi o inappetenti
Aumentare la sazietà senza troppe proteine
Stabilizzare le feci se il cane ha un transito intestinale veloce
Ma attenzione: le patate non sono indispensabili. Il cane non ha bisogno di amido per stare bene, e in caso di diabete, è meglio evitarle.
Tendiamo a ‘umanizzare’ la ciotola, ma i cani non hanno bisogno di tanti carboidrati. Meglio privilegiare proteine animali di qualità e piccoli extra ben bilanciati, sotto consiglio del veterinario.
Altre curiosità da scoprire sul mondo dei cani
Tante risposte a domande che vi saranno venute in mente:
Il potere dell’olfatto del cane è sorprendente, così vogliamo spiegarvi quali sono le 10 cose più sorprendenti che il cane fiuta e noi umani non riusciamo a percepire se non con degli strumenti specifici e tecnologici.
Il supernaso del cane
Il cane possiede ben 125–300 milioni di recettori olfattivi, rispetto ai 5 milioni dell’uomo, ed una parte del cervello dedicata all’olfatto sensibilmente più sviluppata, fino al 33%, rispetto al solo 5% dell’uomo.
Questo organo è strutturato per captare molecole odorose fino a 10 milioni di volte in più rispetto al nostro naso.
Scopriamo allora quali sono le 10 cose più sorprendenti il cane fiuta e noi no!
1. Il cancro
Sono dei radar viventi per le malattie. Diversi studi scientifici confermano, infatti, che i cani sono in grado di individuare i composti organici volatili (VOC) emessi dalle cellule tumorali (urina, respiro, saliva), con sensibilità fino al 99 %per il cancro ai polmoni e al seno.
In uno studio veterinario, cani addestrati hanno individuato tumori nella saliva con 90 % sensibilità e 98 % specificità. (Fonte: avma.org)
2. Stress e emozioni umane
Quando annusano il nostro odore di stress attraverso il sudore ed il respiro), i cani non solo riconoscono lo stato emotivo, ma modificano anche il loro comportamento: diventano ‘pessimisti’ e più cauti. Ricerche dell’Università di Bristol evidenziano come questi odori influenzino apprendimento e risposte emotive nei cani
Emozioni come stress, ansia, paura e felicità lasciano dunque una ‘firma odorosa’ che i cani colgono perfettamente, adattando il loro comportamento.
3. Altre malattie e infezioni
I cani addestrati possono rilevare infezioni come il Clostridium difficile e Staffiloccus aureus con precisione del 100 % dai campioni fecali. Fonte: cancer.org.au)
Attraverso l’olfatto percepiscono specie diverse, sesso, età, stato riproduttivo, ed atri elementi fondamentali per la comunicazione intra- e inter-specifica.
5. Epilessia: anticipano le crisi
Questa malattia neurologica è caratterizzata da crisi ricorrenti che comportano perdita di coscienza, convulsioni e confusione.
Uno studio ha dimostrato che i cani addestrati sono in grado di rilevare l’odore specifico di una persona epilettica prima dell’arrivo di una crisi. Questo suggerisce che esiste un odore pre-crisi epilettica, distinto e riconoscibile dal cane, permettendo potenzialmente un intervento preventivo e salvavita.
6. Cibo
I nostri amici pelosi riescono a separare i diversi aromi complessi (carne, spezie, verdure) presenti nel cibo e individuano i singoli ingredienti. E perfino le persone coinvolte nella preparazione.
Possono dunque distinguere i singoli ingredienti di una pietanza, e perfino chi l’ha cucinata.
7. I pericoli come esplosivi e droga
Se opportunamente addestrati, sono impiegati da polizia e forze speciali per fiutare sostanze illegali e ordigni, superando sensibilmente l’uomo in precisione.
Non gli sfuggono così esplosivi, droghe, sostanze tossiche: sono una risorsa insostituibile.
8. Donne incinta
Non tutti sanno che un cane è in grado di fiutare se una donna è incinta grazie al differente odore legato ai cambiamenti ormonali.
9. Glicemia bassa
La glicemia bassa (o ipoglicemia) è una condizione che può causare sintomi gravi che possono essere mettere in pericolo la vita di un a persona. Ed è un possibile effetto collaterale della terapia insulinica nei soggetti affetti da diabete di tipo 1.
I cani da allerta per diabetici sono specificamente addestrati a riconoscere determinate sostanze chimiche presenti nell’alito o nel sudore dei diabetici con livelli di glucosio nel sangue in calo.
Dal momento che un episodio di ipoglicemia notturna può essere fatale, questi cani possono svegliare i loro umani nel cuore della notte e potenzialmente salvargli la vita.
10. Comunica informazioni agli altri cani
Spesso il nostro amico usa a suo vantaggio l’incredibile senso dell’olfatto di cui è dotato. Stiamo parlando della comunicazione olfattiva tra cani.
Quando i pelosi si fermano ad annusare un lampione o il classico albero, in realtà stanno leggendo la un messaggio lasciato dalla pipì lasciata da altri cani. Infatti, marcano il territorio con le urine, per comunicare laloro identità, il sesso, l’età, la taglia, lo stato riproduttivo, il livello di stress e persino la dieta.
Quando gli altri cani individuano le aree ‘marcate’ da uno quattro zampe, possono riconoscere informazioni su di lui, lasciate proprio dal messaggio olfattivo, che è carico di feromoni.
Inoltre, quando una femmina entra in calore (o estro), la fase fertile del suo stato riproduttivo, emette potenti feromoni. Questi servono a lanciare il messaggio della sua disponibilità per i maschi. Gli esseri umani non sono in grado di rilevare questi feromoni, ma quando i cani maschi li percepiscono, possono provocare fughe, ululati, vagabondaggi e marcatura del territorio con urine.
Altre curiosità da scoprire sul mondo dei cani
Tante risposte a domande che vi saranno venute in mente:
Vi siete mai chiesti quali sono le 5 piante che non temono il sole? Con il caldo che picchia forte, molte piante gettano la spugna. Foglie bruciate, fioriture che si fermano, vasi secchi in poche ore. Ma non è sempre così: esistono piante estive che non solo resistono al sole cocente, ma ne vanno letteralmente ghiotte.
Ne abbiamo selezionate cinque, tutte a prova di afa e giornate torride. Non solo sopravvivono: fioriscono senza sosta, rendendo terrazzi, balconi e giardini degli angoli coloratissimi anche ad agosto.
1. Lantana, fioriture esplosive anche sotto il sole di mezzogiorno
La Lantana è fatta per l’estate vera. I suoi fiori accesi — gialli, arancio, rosa — non si spengono nemmeno nei pomeriggi più roventi.
Ama il sole pieno e non ha paura delle alte temperature. Richiede pochissima acqua e continua a fiorire senza interruzioni fino all’autunno. È perfetta per chi vuole un giardino vivace, ma senza troppo lavoro.
La Lantana fiorita
Si adatta bene anche alla coltivazione in vaso. L’importante è tenerla lontana dal gelo invernale, soprattutto al Nord.
2. Portulaca, quando il sole è un alleato
La Portulaca è una piccola guerriera del caldo. Le sue foglie grasse trattengono l’acqua e i suoi fiori si aprono solo quando il sole è forte, come a volerlo sfidare.
È una delle poche piante che preferisce posizioni totalmente esposte, anche senza ombra. Ideale per chi parte spesso e non ha tempo di annaffiare ogni giorno.
La Portulaca
La fioritura è continua, i colori brillanti. E si diffonde facilmente, senza bisogno di cure.
3. Gazania, la margherita che ama il forno estivo
Tra le piante tappezzanti, la Gazania è la più tenace. Arriva dal Sudafrica e resiste a giornate calde, terreno povero, vento e salsedine. Un vero carro armato botanico.
I suoi fiori si aprono solo alla luce diretta, regalando spettacolo nelle ore più luminose. Niente irrigazioni frequenti, niente concimi speciali: le basta il sole.
Gazania fiorita
Una scelta perfetta per bordure, aiuole secche o zone difficili da raggiungere.
4. Verbena, una cascata fiorita che ama l’esposizione piena
La Verbena è tra le piante ricadenti più instancabili dell’estate. Ma solo se prende sole tutto il giorno. Più luce riceve, più fiorisce.
Non teme temperature elevate, né l’aria calda dei terrazzi cittadini. Resiste bene anche alla siccità, purché il terreno dreni bene.
Verbena fiorita
I suoi mazzetti di fiori, rosa, lilla o rossi, attirano impollinatori e regalano movimento a ringhiere, vasi sospesi e fioriere.
5. Plumbago, rampicante da pieno sole
Il Plumbago è uno dei pochi rampicanti che non teme affatto il sole diretto. Anzi, lo ama: solo così dà il meglio con i suoi fiori celesti che sembrano rubati al cielo.
Cresce in fretta e si adatta bene a grigliati e pergolati esposti. Fiorisce per mesi e non si ferma nemmeno durante le settimane più calde dell’estate.
Plumbago fiorito
Nei climi più freddi va protetto d’inverno, ma se coltivato in vaso può essere spostato facilmente.
Aria condizionata accesa in sosta? Scatta la multa! La legge vieta che l’auto in sosta abbia il motore acceso per far funzionare l’aria condizionata. Si rischiano multe salate, fino a 444 euro. Vediamo meglio la situazione e come limitare il problema.
Cosa dice davvero la legge
Quando fa caldo, viene naturale aspettare in macchina con l’aria condizionata accesa, magari durante una telefonata o in attesa di qualcuno. Ma attenzione: è vietato farlo con il motore acceso. Lo dice chiaramente il Codice della Strada, articolo 157 comma 7-bis. Il motivo? Limitare l’inquinamento ambientale causato dai gas di scarico durante le soste.
La legge è in vigore da tempo, ma con l’arrivo dell’estate le forze dell’ordine intensificano i controlli. Chi non la rispetta rischia una multa tra i 223 e i 444 euro.
Non sono pochi, soprattutto se si considera che l’infrazione può essere contestata anche a veicolo fermo ma con motore acceso, solo per mantenere la temperatura interna.
Un gesto comodo, ma inquinante
Tenere l’auto accesa per qualche minuto può sembrare un gesto banale, ma ha impatti ambientali importanti. Anche a motore fermo, un veicolo acceso continua a emettere CO₂ e ossidi di azoto, contribuendo al riscaldamento urbano e alla formazione di smog, soprattutto nelle città più trafficate.
Ecco cosa comporta:
Consumo inutile di carburante
Aumento delle polveri sottili
Rumore e calore locale
Maggiore stress per il motore e il climatizzatore
Per questo la normativa punta a responsabilizzare gli automobilisti, soprattutto in contesti urbani dove il traffico e le alte temperature peggiorano la qualità dell’aria.
Quando scatta la multa e come evitarla
Il divieto vale solo durante la sosta, non in caso di fermata temporanea. Ma attenzione: per legge, la sosta è ogni interruzione della marcia che non sia dovuta a traffico, precedenze o semafori, quindi include anche le attese brevi fuori da casa o dal supermercato.
Per evitare sanzioni:
Spegnere sempre il motore se ci si ferma per più di qualche secondo
Evitare l’uso del climatizzatore acceso senza necessità
Utilizzare le modalità ‘eco’, nei veicoli moderni, quando disponibili
Privilegiare soste all’ombra, abbassando i finestrini per far circolare l’aria
Una raccomandazione utile anche in vista dei sempre più frequenti divieti di circolazione per le auto termiche.
Perché se ne parla proprio ora
La notizia è tornata virale dopo alcuni episodi segnalati dalla stampa, con multe elevate a chi sostava col motore acceso “per il troppo caldo”. Ma si tratta di una legge esistente da anni, che molti ignorano. Il problema è culturale: abbiamo ancora la tendenza a considerare l’auto un luogo privato, dove le regole del traffico sembrano non valere.
Ma le emissioni non si fermano solo perché l’auto è ferma. E in un’estate dove il tema dei cambiamenti climatici torna con forza, anche piccoli gesti fanno la differenza.
Ogni giorno siamo esposti ad un nemico silenzioso di cui nessuno parla, le sostanze chimiche presenti nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, negli utensili che adoperiamo in cucina, perfino nei mobili e nelle automobili, sostanze pericolose per la salute dell’uomo. Alcune di queste sono estremamente pericolose per la salute umana e per l’ambiente, perché persistono a lungo, si accumulano negli organismi e provocano gravi danni. Sono ben 151, per la precisione, tutte potenzialmente pericolose per la salute umana. In questo articolo analizziamo le 5 peggiori sostanze chimiche inquinanti, secondo autorevoli fonti scientifiche internazionali.
Le 5 peggiori sostanze chimiche inquinanti
Gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente delle sostanze chimiche tossiche più importanti sono notevoli, ma fortunatamente alcune delle peggiori sono ormai vietate, anche se persistono nell’ambiente e sono entrate nella catena alimentare. Capiamo anche come evitarle e proteggersi adeguatamente.
Vediamo le cinque peggiori in assoluto, ovvero i PFAS, le diossine, i PCB, gli IPA ed i PFOS, ma anche delle altre che comunque sono pericolose, ma ancora presenti.
Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS)
Le PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) sono composti chimici utilizzati per rendere i materiali resistenti all’acqua, al grasso e alle macchie. Li troviamo in pentole antiaderenti, abbigliamento tecnico, carta da forno, cosmetici e schiume antincendio.
Effetti sulla salute: interferiscono con il sistema endocrino, immunitario e riproduttivo e alcuni sono classificati come probabili cancerogeni
Contaminazione: sono persistenti, tanto da essere chiamati forever chemical perché non si degradano nell’ambiente
Prevenzione e azioni utili: scegliere prodotti PFAS-free, e limitare l’uso di imballaggi alimentari rivestiti e cosmetici industriali
Le conseguenze? Le stiamo ancora pagando e con noi l’ambiente che ci circonda…
Diossine
Le diossine sono sottoprodotti indesiderati di alcuni processi industriali e della combustione di rifiuti, soprattutto quando si bruciano plastiche o sostanze contenenti cloro.
Effetti sulla salute: altamente tossiche anche a dosi minime, possono causare tumori, alterazioni ormonali e problemi nello sviluppo embrionale
Contaminazione: soggetti a bioaccumulo, ovvero si accumulano nella catena alimentare, in particolare nei grassi animali
Prevenzione e azioni utili: bisogna evitare la combustione domestica di rifiuti, e usare filtri avanzati negli inceneritori
Bifenili policlorurati o Policlorobifenili (PCB)
Egual discorso per altri agenti cancerogeni chimici, i policlorobifenili (PCB), le cui tracce sono state rinvenute in una varietà di prodotti insospettabile, come la carta copiativa, gli adesivi, vernici e materiale elettrico, prodotti tra il 1950 e il 1970.
I PCB sono stati largamente utilizzati fino agli anni ’80 in trasformatori elettrici, oli industriali e sigillanti.
Effetti sulla salute: cancerogeni, neurotossici e interferenti endocrini, sono tra i più pericolosi inquinanti organici persistenti (POP)
Contaminazione: presenti ancora oggi nei suoli e nei sedimenti, in particolare nei pressi di impianti industriali dismessi
Prevenzione e azioni utili: mappatura dei siti contaminati, bonifica, informazione sui rischi alimentari
Idrocarburi policiclici aromatici (IPA)
Esiste delle varietà di idrocarburi policiclici aromatici, tra cui il DDT che, nonostante siano vietati per legge da decenni, continuano ad accumularsi nelle ossa, nel cervello, e nel tessuto adiposo di quasi tutti noi. Gli IPA si formano durante la combustione incompleta di sostanze organiche, come legna, carbone, carburanti fossili o grassi alimentari.
Effetti sulla salute: alcuni IPA sono mutageni e cancerogeni, come il benzopirene
Contaminazione: provengono dal traffico veicolare, dal fumo di sigaretta, dalle grigliate, dal riscaldamento domestico
Prevenzione e azioni utili: preferire cotture delicate, ventilare gli ambienti, limitare l’esposizione a fumi e smog
Acido perfluorootansulfonico (PFOS)
L’acido perfluorootansulfonico o PFOS è parte della famiglia dei PFAS, ma merita una menzione specifica per la sua tossicità e persistenza.
Effetti sulla salute: è tossico per fegato e reni, interferisce con lo sviluppo fetale e con il sistema immunitario
Contaminazione: è stato impiegato per anni in rivestimenti antimacchia, tappeti, indumenti tecnici e schiume antincendio
Prevenzione e azioni utili: molte normative internazionali ne limitano l’uso, ma persiste negli ecosistemi e negli organismi viventi
Altre sostanze pericolose
Ci sono anche altre sostanze altrettanto pericolose, ma sotto controllo oggi da leggi ad hoc che ne vietano la produzione e ne limitano la diffusione, sebbene ancora presenti.
Il piombo
La storia ha inizio un secolo fa, quando Alice Hamilton iniziò a documentare in che modo i lavoratori dei colorifici e delle miniere venuti a contatto con il piombo per periodi di tempo prolungati fossero colpiti da diverse e inquietanti patologie, come paralisi, tremori, convulsioni e morti improvvise. Da allora la pericolosità di questo potente inquinante emerse in tutta la sua drammaticità e, cosa più importante, ci si rese conto di quanto massiccio fosse il suo utilizzo a livello industriale.
Stessa sorte toccò qualche anno più tardi a uno spaventoso numero di bambini venuto a contatto con la neurotossina attraverso vernici e polveri presenti nelle loro abitazioni o nei giocattoli. Anche in questo caso, diversi furono gli episodi di convulsioni e coma.
La prima reazione delle grandi aziende di beni di consumo e chimiche fu quella di insabbiare, mistificare e deresponsabilizzare l’uso del piombo, intorbidendo ancora di più le acque e sostenendo a gran voce la l’innocuità del piombo e l’assoluta sicurezza dei prodotti di più largo consumo finiti sotto accusa (benzina, giocattoli, attrezzi sportivi e per la cucina, ecc).
Si dovette attendere il 1960, solo dopo l’avvelenamento conclamato di migliaia di bambini, perché il Governo federale iniziasse a prendere sul serio la tossicità del piombo e porre un freno al suo uso, soprattutto nei confronti di aziende – come la Sherwin-Williams e la Ethyl Corporation – che ne facevano un abuso ancora più massiccio della media o che producevano, come nel caso della Ethylpiombotetraetile da usare come additivo nella benzina.
Nel 1971, il Congresso approva un primo provvedimento in grado di limitare effettivamente la quantità di piombo impiegato nelle vernici utilizzate per le case popolari, mentre 7 anni più tardi la Consumer Products Safety Commission vieta finalmente il piombo in tutte le vernici vendute al dettaglio. Per quanto riguarda la benzina al piombo, si è dovuto attendere fino al 1995 anche se attualmente la legge non ne vieta l’impiego per i carburanti destinati agli aerei.
Ma cosa sta succedendo oggi? Si stima che almeno 4 milioni di famiglie solo negli USA siano tuttora esposte al rischio di contaminazione da piombo, un pericolo che si ripresenta nei più piccoli gesti quotidiani e che interessa soprattutto i bambini. E secondo gli esperti sarebbero almeno 500.000 i bambini che ancora oggi presentano livelli di piombo nel sangue ben superiori ai limiti di sicurezza.
Amianto
Analoghe considerazioni possono essere fatte per l’amianto, che per decenni è stato impiegato dalle industrie chimiche e nelle costruzioni edili e nella cantieristica navale, a scapito della salute di lavoratori e consumatori.
Chiamato anche asbesto, è un insieme di minerali naturali a struttura fibrosa, usati in passato per la loro resistenza al calore, all’usura e all’isolamento acustico.
La sua pericolosità risiede nel fatto che, quando le fibre di amianto si disperdono nell’aria, possono venire inalate, oppure depositarsi nei polmoni e causare gravi malattie, anche decenni dopo l’esposizione come il mesotelioma pleurico (tumore incurabile della pleura), la fibrosi polmonare, ed il tumore ai polmoni.
E ne bastano piccole quantità respirate per aumentare il rischio.
Se vi trovate in presenza di manufatti in amianto o coperti da fibre, è importante non perforare, rompere o sollevarle, nel tentativo di rimuoverlo da soli: è pericoloso anche solo da maneggiare. Meglio sempre segnalare eventuali manufatti sospetti (tetti, lastre, vecchi edifici industriali) e chiamare delle ditte autorizzate alla bonifica.
In Italian è vietato fin dal 1992 (Legge n.257/1992) e c’è l’obbligo di fare un censimento e la bonifica per edifici pubblici e privati che lo contengono. Tuttavia è ancora largamente presente in molti edifici scolastici, ospedali e fabbriche dism.esse. E si trova in alcuni tetti e coperture in eternit, nelle coibentazioni di tubature o delle caldaie, così come nelle pavimentazioni in vinil-amianto (le piastrelle anni ‘60-‘80) e negli impianti industriali e macchinari dismessi.
Bisfenolo A (BPA)
Il bisfenolo A o BPA è una sostanza chimica usata nella produzione di plastiche dure (come il policarbonato) e resine epossidiche.
Si tratta di un interferente endocrino, cioè imita gli ormoni naturali, in particolare gli estrogeni, alterando il normale funzionamento del sistema ormonale. È stato collegato a problemi di fertilità, disturbi dello sviluppo nei bambini, aumento del rischio di obesità e diabete, ed anche possibili effetti cancerogeni.
È possibile trovarlo in contenitori in plastica dura (bottiglie riutilizzabili, tupperware vecchi), le lattine per alimenti (è la vernice interna a contenerlo), l’inchiostro degli scontrini su carta termica, e nei biberon, soprattutto nei modelli più vecchi. In effetti dal 2011 l’UE ne ha vietato l’uso nei biberon.
Nel 2017 è stato classificato come sostanza estremamente preoccupante (SVHC) e dal 2020, sono state varate delle restrizioni più severe per i contenitori alimentari ed i rivestimenti. A partire dal 2024, sono in discussione ulteriori restrizioni e sostituzioni obbligatorie nei materiali a contatto con alimenti.
Per evitarlo, cercate di scegliere prodotti BPA-free che lo recano indicato sulla confezione, e non scaldate il cibo precotto nei contenitori di plastica nel microonde, sempre meglio usare materiali come vetro, acciaio inox o ceramica sia per conservare cibi e bevande che per scaldarli.
Non maneggiare a lungo gli scontrini.
Come difendersi dalle sostanze chimiche inquinanti
La consapevolezza è il primo strumento per proteggerci da queste sostanze. Ecco alcune azioni pratiche:
Leggere le etichette dei prodotti e preferire alternative ecologiche e certificate
Sostenere politiche di bonifica e monitoraggio ambientale
Evitare la combustione di rifiuti e materiali plastici
Seguire una dieta varia, preferibilmente biologica, per limitare il bioaccumulo
Ridurre l’esposizione alle sostanze inquinanti non è solo una scelta personale, ma un impegno collettivo per la salute del pianeta e delle generazioni future.
Fonti e approfondimenti
Per scrivere questo articolo ci siamo basti anche sulla consultazione di alcuni siti specializzati sull’argomento.
Quando parliamo di tutela ambientale e di salute dei cittadini, a volte non ci rendiamo conto di come in Italia vi siano dei luoghi che giacciono nel più completo abbandono, lasciati al degrado di cui sono vittima. Un caso eclatante di tale incuria è nel territorio tra Napoli e Caserta, dove si consuma nel più assordante dei silenzi, un disastro ambientale senza pari, per lo smaltimento criminale dei rifiuti per mezzo del fuoco. Questo territorio martoriato è la Terra dei Fuochi, in Campania, e di lui vogliamo parlare in questo articolo.
Cos’è la Terra dei fuochi in Campania
La Terra dei Fuochi è un’area martoriata da decenni di roghi di rifiuti industriali e illegali di circa 1.076 kmq e 2,5 milioni di abitanti, Su questa zona emergono dati preoccupanti su inquinamento, salute e bonifiche.
Il nome di territorio gli viene attribuito da Roberto Saviano nel libro ‘Gomorra’, che gli dedica l’ultimo capitolo. E da qualche anno è al centro anche di un sito, terra dei fuochi.it
Nel 2014 una legge nazionale ha identificato 57 comuni ufficialmente coinvolti. I roghi non sono solo un problema ambientale: l’aria contaminata, le falde inquinate e i residui tossici entrano nella catena alimentare, generando timori concreti per la salute.
Secondo il progetto SPES (Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile), l’esposizione a metalli pesanti e diossine è superiore alla media nazionale in gran parte della popolazione residente.
Tumori, malformazioni e diossine: i dati che fanno paura
Un’area, quella tra Napoli e Caserta, in cui lo smaltimento abusivo dei rifiuti da tutt’Italia da parte della camorra, ha distrutto il territorio, e la salute di chi ci abita.
Le evidenze scientifiche parlano chiaro: nella Terra dei Fuochi si registrano incidenze anomale di patologie oncologiche, soprattutto in età pediatrica. Il Registro Tumori dell’ISS ha rilevato un +20% di tumori infantili rispetto alla media nazionale in alcuni comuni.
Anche le malformazioni congenite sono più frequenti in queste zone, in particolare nel primo anno di vita. Altri dati preoccupanti arrivano dalle analisi su latte e ortaggi: in alcune zone, i livelli di diossine superano i limiti di legge fino a 10 volte.
Indicatore
Valore Comune a rischio
Media Italia
Fonte
Superficie contaminata
33 ettari su 50.000
–
Regione Campania 2017
Comuni a rischio
4 fasce per 2767 siti
–
ISS 2020
Incremento tumori bambini
aumento mortalità per tumori del tessuto linfo-ematopoietico nella fascia di età 0-14 anni aumento tumori del fegato e della vescica, tumori della mammella nelle donne e linfomi non Hodgkin
rispetto media nazionale
Report ISS 2008-2015
Incidenza malattie adulti
Maggiori tassi di mortalità per i tumori al fegato, laringe, trachea‐ bronchi e polmone, prostata, vescica
Tra le donne più elevata mortalità per malattie circolatorie, ischemiche del cuore e cerebrovascolari
Maggiori tassi di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio e dell’apparato digerente.
Tasso di mortalità per diabete mellito (50,7) doppio rispetto a media nazionale (27,1)
rispetto media nazionale
Relazione finale del Gruppo di Lavoro ex D.M. 24/07/2012, pag 90
Nella zona sono stati rilevati composti da ogni tipo di materiale, anche il più inquinante, come il pellame o le gomme per auto.
Alle montagne di spazzatura vanno poi ad aggiungersi le scorie legate alle lavorazioni industriali e il materiale tossico proveniente da bonifiche, anche dal Nord Italia, nonché i residui di amianto. Quest’ultimo, peraltro, non viene neppure sotterrato ma lasciato a cielo aperto.
Questa attività sta uccidendo anche chi abita in zona, tanto che in meno di vent’anni l’incidenza tumorale nell’area è ben oltre la media italiana. L’indice di mortalità per tumore al fegato sfiora il 38,4% per gli uomini e il 20,8% per le donne, laddove la media nazionale è del 14%. La mortalità è più alta che nel resto d’Italia anche per il cancro alla vescica e al sistema nervoso.
C’è persino una “città della munnezza”, ossia Giugliano, dove da anni giacciono 6 milioni di balle di immondizia, per il cui controllo occorrono 4.200 euro al giorno.
Intere campagne e le loro coltivazioni sono ormai compromesse dalla presenza di residui chimici come cromo esavalente, PCB, polifenoli, fanghi industriali. E i prodotti della terra oggi avvelenano i figli e i nipoti di quei contadini che 20 anni fa la camorra, in cambio di denaro, convinse a sotterrare nelle loro proprietà la ‘munnezza‘ che arrivavano dalle aziende chimiche come l’Acna, dagli impianti siderurgici di Porto Marghera, dalle industrie di tante regioni italiane e non solo campane.
Risultato? L’area di Acerra-Nola-Marigliano – già nel 2005 definita dalla rivista The Lancet Oncology come il ‘triangolo della morte’, adesso è cresciuta fino a comprendere anche zone limitrofe come Caivano, Orta di Atella, Crispano, Cardito, Afragola, Giugliano, Frattaminore.
Diverse ricerche hanno hanno evidenziato un’alta incidenza di alcuni tipi di tumori, in particolare al fegato e al cervello. Ma molto è nascosto perché ci sono diverse aziende abusive o che evadono il fisco, spesso terzisti che lavorano anche per grandi nomi, inondano senza nessun controllo il sottosuolo di veleni.
Le cause del disastro
Le cause vanno ricercate in decenni di smaltimenti illegali, gestiti in parte dalla criminalità organizzata. Le indagini della Procura di Napoli e del NOE dei Carabinieri hanno documentato interramenti illeciti di fanghi industriali, ceneri e scarti chimici in zone agricole o ex cave.
Migliaia di roghi continuano a essere accesi ogni anno, spesso anche con materiale plastico o elettronico. L’assenza storica di controlli ha permesso a questo fenomeno di espandersi, mentre molte bonifiche promesse sono rimaste incompiute.
Origine criminale
La causa è lo smaltimento illegale dei rifiuti di ogni tipo, anche quelli tossici, in maniera indiscriminata e non protetta, da parte di gruppi criminali organizzati ed il loro incenerimento mediante incendi a cielo aperto, che ha portato all’inquinamento di terreni e falde acquifere.
Queste imputazioni sono state riconosciute da numerose inchieste giudiziarie negli anni.
Le responsabilità
Gli enti preposti al controllo e monitoraggio del territorio, come l’ARPA e la Provincia, a lungo hanno chiuso gli occhi davanti a questo scempio, o hanno effettuato controlli spesso sotto soglia minima di campionamenti.
Cosa si sta facendo: progetti e il monitoraggio
Dal 2016 sono attivi progetti come SPES e Campania Trasparente, con il supporto dell’ISS, dell’Università Federico II e di ARPAC. Vengono utilizzati droni per mappare i roghi, analisi del sangue della popolazione esposta e certificazioni agroalimentari per le produzioni locali.
Gli obiettivi sono di estendere i controlli, ed accelerare le bonifiche, che procedono a rilento: servono fondi, trasparenza e una strategia coordinata tra enti locali e Stato. I cittadini chiedono soprattutto una cosa: poter vivere senza paura nella propria terra.
Sono stai impiegati anche i droni per monitorare incendi, e si è cercato di trovare un sistema di certificazioni GlobalGap per le produzioni agricole destinate alla vendita.
Gli effetti sanitari documentati
Si è verificato negli anni un’aumento di tumori, leucemie, malformazioni, che è stato confermato da diversi studi (Studio epidemiologico SENTIERI, ISS 2021) dal Registro tumori dell’ISS e sui prodotti ricavati dall’allevamento della zona, rilevati dall’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno.
Indicatore
Dati rilevati
Fonte
Comuni coinvolti
57 (45 in provincia di Napoli, 12 in provincia di Caserta)
Legge 6/2014, Gazzetta Ufficiale
Siti contaminati censiti
2.767
Studio epidemiologico SENTIERI, ISS 2021
Aumento tumori infantili
+20% rispetto alla media nazionale
Registro Tumori, ISS
Percentuale morti per malattie respiratorie
+13% negli uomini, +9% nelle donne
Studio SPES, Regione Campania 2016
Livelli di diossina nel latte
Fino a 10 volte superiori ai limiti
Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno
Progetti di bonifica attivi
Campania Trasparente, Progetto SPES, monitoraggio con droni
ARPAC, Regione Campania
Anche chi se n’è andato ha provato a denunciare lo scempio di cui è vittima questa terra. Come Antonio Giordano, direttore di un istituto per la ricerca oncologica a Filadelfia, che denuncia a gran voce quello che sta avvenendo nella sua terra d’origine, e si ribella al silenzio. Gli stessi medici che vivono e lavorano in queste zone hanno indicato alle ASL una situazione gravissima.
Nella sola Caivano, annota un medico, ‘su 1.500 pazienti negli ultimi 5 anni le richieste di codice d’invalidità per patologie oncologiche sono aumentate del 300%, passando da 136 del 2008 a 420 nel 2012′. Ed il numero di aborti spontanei è oggi 1 su 7.
In un’intervista un noto ginecologo afferma di non consigliare più alle sue pazienti che sono incinta di mangiare verdure e latticini, perché teme che possano fare più male che bene. E, sempre a Caivano, la Guardia Forestale in un campo coltivato a ortaggi ha trovato pure il toluene, un solvente industriale non idrosolubile molto inquinante e, ovviamente, cancerogeno.
Le prospettive: la sentenza europea
C’è chi propone soluzioni ‘fantasiose’ come convertire i terreni inquinati a canapa, che dovrebbe avere un’efficace azione di disinquinamento del suolo e del sottosuolo.
Resta comunque il fatto che oggi nelle ‘terre dei fuochi’ si continua come prima, a sversare senza controllo ogni tipo di sostanza ma la gente chiede a gran voce una sola cosa, che lo Stato intervenga. Perché oggi nessuno può più dire ‘io non sapevo’.
Al momento è stata emessa una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha condannato l’Italia per l’insufficiente intervento contro l’inquinamento nella Terra dei Fuochi. Un nuovo Commissario Straordinario Giuseppe Vadalà, nominato nel febbraio 2025 per coordinare la bonifica del territorio, a seguito della Il report ha evidenziato come il 90% delle bonifiche previste è ancora da attuare e
Siamo nelle mani del Governo per un piano d’azione concreto.
Altro sui disastri ambientali
Lo sapevi che ci sono vari tipi di reato ambientale? Ecco alcuni articoli a riguardo:
Si può dormire con l’aria condizionata, ma bisogna seguire i consigli degli esperti e la usiamo così!
Il caldo ci fa dormire male, ma c’è una soluzione
Quando le notti diventano afose, dormire diventa una sfida. Il corpo fa più fatica a disperdere il calore e questo ostacola il sonno profondo, soprattutto la fase REM. Non è solo fastidioso: il riposo si frammenta, aumentano i risvegli e ci svegliamo più stanchi.
Non a caso, in estate si dorme mediamente circa 20-30 minutiin meno per notte rispetto all’inverno.
Una stanza troppo calda (sopra i 26°) compromette il rilassamento e il recupero fisico. L’aria condizionata, se usata bene, può diventare la nostra alleata.
Temperature, umidità, getto d’aria: ecco cosa regolare
Possiamo dormire con il condizionatore acceso, ma con qualche accortezza. Non basta abbassare la temperatura: serve equilibrio.
Ecco le impostazioni consigliate per la notte:
Temperatura tra 24° e 26°, evitando sbalzi con l’esterno superiori a 6°
Umidità relativa tra 40% e 50%, meglio se con l’aiuto di un umidificatore
Evitare che il getto d’aria colpisca direttamente il letto
Meglio usare la modalità “notte” o “sleep”, che riduce gradualmente l’intensità.
Per chi è più sensibile (bambini, anziani, allergici), sono utili anche le funzioni di deumidificatore o ventilazione a bassa potenza.
Occhio ai sintomi da “aria secca”
Gola secca, mal di testa, torcicollo al risveglio: se ci svegliamo con questi sintomi, la causa potrebbe essere l’uso scorretto del condizionatore. L’aria troppo secca o diretta irrita le vie respiratorie e favorisce infiammazioni.
In questi casi, possiamo agire in modo mirato:
Spostare il flusso d’aria verso l’alto o una parete
Alzare di 1°-2° la temperatura impostata
Aggiungere un recipiente d’acqua o un umidificatore a ultrasuoni nella stanza
È importante anche fare manutenzione regolare e pulire il filtro dell’aria condizionata, che va pulito ogni 3-4 settimane per evitare la proliferazione di polveri e muffe.
Anche i bambini possono dormire con il condizionatore?
Sì, anche i neonati e i bambini piccoli possono dormirecon l’aria condizionata, ma con ancora più attenzione.
Il principio è lo stesso: temperatura non troppo bassa, umidità controllata e niente getti diretti sul lettino.
Se il clima lo consente, una valida alternativa può essere l’uso di un ventilatore silenzioso con pale grandi e lente rotazione, da puntare verso il soffitto per favorire il ricircolo senza correnti.
Per i più piccoli, si può valutare anche l’abbigliamento da notte in tessuti traspiranti (cotone o lino), così da mantenere stabile la temperatura corporea senza eccessi.
Linee guida sull’uso el condizionatore
Per dare i giusti consigli su come dormire bene con l’aria condizionata ci siamo basati anche sulle linee-guida
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